Dal Vangelo di San Giovanni: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono “.

Dal Vangelo di San Giovanni: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono “.
Anna Beneduce (Salerno)

A cura di Anna Beneduce (Salerno) *

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Segretario regionale per le Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato della Democrazia Cristiana della Regione Campania.

< Dal Vangelo di San Giovanni: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono “ >.

Domenica scorsa, quarta Domenica di Pasqua, è tradizionalmente indicata – da ormai più di mezzo secolo – come la Domenica di <Gesù Buon Pastore >.

Abbiamo dunque fatto memoria sulla figura di Gesù che si definisce il Buon Pastore, che ama le sue pecorelle fino a dare la sua vita per loro. Non come fanno i mercenari che se si presenta il lupo, se la danno a gambe, disinteressandosi del loro gregge.

La liturgia della Chiesa cattolica – in questi giorni – prosegue nel presentarci alcuni aspetti correlati con quanto abbiamo ascoltato domenica scorsa e favorisce la riflessione sul tema vocazionale che abbiamo avuto modo di approfondire nel corso della Giornata dedicata appunto alle vocazioni.

Il Vangelo di Giovanni che possiamo ascoltare oggi si incentra particolarmente sulla frase: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono “.

Ci aiuta – al solito – a meglio comprendere il testo del Vangelo di oggi ed a riflettere su di esso il commento del Teologo Don Luigi Maria Epicoco.

Don Luigi Maria Epicoco

<< I Giudei interrogano nostro Signore e gli chiedono: <Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Sarebbe interessante capire in che senso i Giudei del Vangelo di oggi intendano certezza e chiarezza.

Se per avere una certezza o ricercare la chiarezza vogliono qualcosa che spenga completamente le loro domande, allora rimarranno delusi, perché Dio sa rispondere alle nostre domande senza cancellarle.

È questo per la Sua capacità di lasciarci liberi e di fidarsi della nostra capacità di discernimento: “Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore»”.

Ecco allora svelato il segreto: il vero discernimento ci viene dall’essere suoi. Solo quando sentiamo un forte senso di appartenenza a Gesù, allora riusciamo anche a capire in mezzo alla confusione della vita ciò che è certo e affidabile da ciò che non lo è.

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”.

Sarebbe bello domandarci in che modo noi sentiamo questo senso di appartenenza nei confronti di Gesù.

E soprattutto se ci è chiaro che la nostra chiamata è vivere la nostra relazione con Cristo esattamente come Egli vive la Sua relazione con il Padre.

Io e il Padre siamo una cosa sola”. Solo quando ci faremo una cosa sola con Cristo allora non avremo più bisogno di essere rassicurati e di trovare certezze alla maniera dei Giudei, perché ciò che conta lo avremo nè come spiegazione, nè come emozione, ma come relazione su cui fondare tutta la nostra vita.

Infatti Gesù sulla Croce non ha un’idea geniale che lo sostiene, nè tanto meno un apparato emotivo che lo motiva, sente invece la lontananza da Dio.

Eppure contro ogni ragionamento ed emozione Egli non rompe il Suo rapporto con il Padre ! >>

< #dalvangelodioggi (Commento di Don Luigi Maria Epicoco) >

 

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