www.ilpopolo.news * di LOREDANA VACCAROTTI *
Di Maio introduce in aula il Decreto Dignità rivolto alla lotta alla precarietà, il Jobs Act gli risultava difficile da pronunciare. Più che Decreto, trattasi – a parer mio un “decretino”.
Tale Decreto è in vigore dal 14 luglio 2018, in “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 161 del 13 luglio 2018.
Le modifiche introdotte in tema di lavoro, riguardano:
- Contratto a tempo determinato
- Somministrazione di lavoro
- Riforma del D. Lgs. n. 23/2015 – Tutele crescenti
Le modifiche si applicano, oltre che ai nuovi contratti, anche ai rinnovi e alle proroghe stipulati dal 14 luglio 2018.
In attesa della conversione, il recente decreto legge n. 87 del 2018, noto come “decreto dignità”, interviene nuovamente sulla flessibilità del mercato del lavoro, introducendo nuovi limiti regolativi per l’utilizzo delle due principali tipologie negoziali atipiche (contratto a termine e somministrazione di lavoro a termine) e al contempo apportando una specifica modifica alla disciplina di tutela contro i licenziamenti.
Per il contratto a termine viene confermata la liberalizzazione – cioè l’assenza di una regola di giustificazione dell’apposizione del termine, impropriamente nota come a-causalità -, ma soltanto per il primo contratto di durata non superiore a dodici mesi, prorogabile altrettanto liberamente entro tale limite di durata. Un primo contratto di durata maggiore, che adesso non può comunque eccedere i ventiquattro mesi, deve essere invece giustificato, al pari della proroga che determini il superamento dei primi dodici mesi e di ogni proroga successiva, ammessa ora fino a quattro (e non più cinque) volte.
I rinnovi devono essere sempre giustificati, anche se intervengono entro i primi dodici mesi, e sono inoltre soggetti a un incremento di 0,5 punti percentuali del contributo addizionale previsto per i rapporti di lavoro non a tempo indeterminato.
Questa giustificazione può essere integrata soltanto da due condizioni. La prima consiste in esigenze sostitutive o in altre temporanee e oggettive, però estranee all’attività ordinaria dell’impresa. Rispetto alla vecchia causale generale, è soprattutto quest’ultimo inciso normativo che riduce ampiamente l’ambito di utilizzo della fattispecie. La seconda condizione interessa invece l’ordinaria attività del datore di lavoro, ma consiste esclusivamente nelle intensificazioni temporanee e significative dell’attività, purché peraltro non programmabili. Il che sembra comunque consentire l’assunzione a termine per le cosiddette punte cicliche, in quanto prevedibili ma soggettivamente esterne e immodificabili dall’impresa.
Nel complesso, il sistema del lavoro a termine risulta particolarmente irrigidito rispetto alle ultime riforme, collocandosi nella scia della legge Fornero per la liberalizzazione del primo contratto e segnando, invece, il ritorno a un risalente passato per la giustificazione dei contratti successivi.
In una prima analisi, visti gli scontri, si è pensato che il primo a perdere il posto fosse Boeri. Che poi, detto tra noi, dal sostantivo dignità a onestà, non ha cambiato la sostanza.
Le prime vittime del DL DIGNITA’ sono i lavoratori precari, una ventina, che da 15 anni svolgono lavori stagionali nello stabilimento Buitoni di Benevento, del gruppo Nestlè. Hanno perso il lavoro proprio per la legge che s’impone di debellare il precariato. Tra l’altro in un’industria florida – la Nestlé di Benevento – che sta investendo circa 50 milioni di euro per diventare un hubinternazionale per la produzione di pizze surgelate. Luigi Di Maio ripete fino alla noia che il decreto dignità vuole portare stabilizzazioni e diritti a chi non ne ha. Non toglierli come paventano Tito Boeri (che ha stimato 8mila posti in meno) e Confindustria.
Infatti, ieri, sui profili di @matteosalvinimi, di @luigidimaio, di @robertosaviano e persino di @carmelitadurso hanno scritto: «Siamo un gruppo di 20 lavoratori precari da 15 anni in somministrazione presso la Nestle di Benevento, le prime vittime del decreto dignità, da precari siamo diventati disoccupati, avendo raggiunto il limite, la Nestlé non ci ha più chiamati… Aiutateci».
I lavoratori della Nestlé di Benevento stanno sperimentando sulla propria pelle e nelle proprie tasche la cosiddetta lotta alla precarietà. I loro contratti non saranno rinnovati, non perché l’azienda non ha lavoro, non perché c’è una crisi, bensì perché hanno lavorato 24 mesi e il decreto dice che non possono essere prorogati a 36 mesi”. Il gruppo Nestlè, da parte sua, si dice pronto al confronto sull’assetto occupazionale dello stabilimento Buitoni di Benevento. Ma non è il solo stabilimento a chiederlo, si stanno mobilitando altre aziende e sindacati.
Scontro anche tra Di Maio sulla Bekaert: “Non ho mai visto tanta arroganza da un’azienda”. Detto da lui che delle aziende è un abituè.
Mi rivolgo a voi lettori: Mi sfugge se Di Maio volesse dignità o pari dignità con Salvini. Ora tocca a Salvini presentare il decreto umanità?
Dott.ssa Loredana Vaccarotti – VITERBO