L’impressione è che il premio Nobel per la Pace sia diventato negli anni una delle lavatrici dove inserire le coscienze sporche. È come se tutto ciò che genera dolore, disperazione e morte avesse bisogno di un’altra verità, di una narrazione romantica che elimini il problema reale e trasformi qualcuno in eroe per cancellare le colpe di tutti.
Il Nobel dunque come risarcimento, quello che ora secondo i proponenti toccherebbe al personale sanitario, eroico nel fronteggiare per primo la furia della pandemia da COVID-19. L’idea è suggestiva, basta ricordare le foto con i volti di medici e operatori sanitari segnati dalla stanchezza e dall’elastico delle mascherine.
Oltre 400, tra medici e operatori sanitari sono morti di COVID, il virus contratto nel tentativo di salvare una vita umana.
Sarebbe bello vedere trionfare al Nobel chi ci ha difeso dalla morte, anche se oggi sfugge il perché, a un anno dall’esplosione della pandemia, i sanitari italiani dovrebbero condividere premio con i colleghi inglesi, cileni, cinesi….
E se invece al nostro personale sanitario offrissimo un salario più congruo? O i turni di lavoro previsti dagli standard internazionali? O lo sviluppo di carriera basata sul merito?
Pensiamo per un attimo alla professione degli operatori sanitari, quella che più è cambiata all’interno del sistema sanitario. In Italia gli infermieri sono 450.000. Di questi circa 270.000 sono dipendenti del SSN. Chi oggi fa ingresso alla professione è laureato in scienze infermieristiche, una triennale.
Hanno assunto sempre maggiori competenze. Affiancano in modo diverso i medici, in un progetto di sanità che guardava a efficienza e qualità.
In Italia negli ospedali ne mancano 55.000 per sopperire a vuoti d’organico che dovrebbero all’armare.
Le buone pratiche internazionali dicono che ogni struttura dovrebbe garantire l’assistenza di un infermiere ogni sei pazienti. In Italia la media è di uno ogni dieci-undici pazienti.
Questo con due effetti: assistenza peggiore, turni massacranti, rischio più alto d’errore. E per capire dove può arrivare il dramma bisognerebbe andare a vedere nelle RSA, le residenze sanitarie assistenziali, proprio quei luoghi che durante la prima ondata di COVID sono diventati veri e propri centri di contagio e morte degli anziani.
Secondo Noi della Democrazia Cristiana, il personale sanitario lo assegnerebbe volentieri attraverso un’organizzazione che dia loro uno stipendio adeguato, strumenti di protezione, ospedali efficienti dove curare tutte le persone.
Scegli il futuro del personale sanitario d’Italia!
Scegli Democrazia Cristiana!