Sono cifre astronomiche quelle del conto da pagare per le banche coinvolte nello scandalo dei diamanti da investimento. Unicredit e Banco Bpm avrebbero ricevuto richieste di rimborso dai loro clienti rimasti vittime della truffa per ben 700 milioni di euro. Ma non sono le uniche due banche italiane su cui sta indagando la Procura milanese con l’ipotesi di truffa aggravata e riciclaggio: le indagini, infatti, riguardano anche Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi ma, per quello che riguarda questi ultimi due istituti, non ci sono notizie in merito alle richieste di rimborso ricevuto.
LA TRUFFA – Unicredit e Banco Bpm, indagate per la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, fungevano da “segnalatrici” nel processo di vendita delle pietre alla clientela retail e avevano stretto accordi di commercializzazione con una sola delle due società che distribuivano le pietre preziose: la fallita Idb (Intermarket Diamond Business). Mentre gli altri istituti coinvolti (Mps e Intesa Sanpaolo) avevano patti commerciali con la Dpi ( Diamond Private Investment) .
RICHIESTE DI RIMBORSO – Ad oggi sono arrivate a Unicredit 5.680 richieste di rimborso per un controvalore di 215 milioni, e a Banco Bpm 13.300, per una richiesta di risarcimento pari a 430 milioni di euro. Il gruppo Banco Bpm ha annunciato di mettere a disposizione per ristorare la clientela318,3 milioni, di cui 33,1 milioni già utilizzati nel 2018.
“Troppo poco!” denuncia l’avv. Valentina Greco, dell’Unione Nazionale Consumatori. “Bpm non accetta, come invece fanno altre banche, di rimborsare l’intero importo pagato dal consumatore, previa, ovviamente, restituzione dei diamanti.
Invece, questa possibilità andrebbe sempre offerta al cliente, lasciandogli la facoltà di scegliere tra indennizzo parziale e rimborso integrale” continua il legale dell’associazione. “Inoltre, Bpm offre risarcimenti troppo bassi, che non risultano essere in rapporto alla differenza tra l’effettivo valore del diamante e l’importo pagato dal cliente”.
Per quanto concerne le banche le contestazioni si riferiscono all’articolo 25 octies della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti con riferimento al reato di autoriciclaggio (articolo 648 ter 1). L’inchiesta si riferisce a fatti che risalgono al 2012 quando le due società avevano iniziato un’attività di vendita di diamanti per investimento anche all’interno degli sportelli bancari degli istituti coinvolti.
Numerosi sono stati i risparmiatori che hanno sottoscritto i contratti, tra questi spiccano anche personaggi noti che sarebbero stati raggirati, oltre a Vasco Rossi (che avrebbe investito qualcosa come 2,5 milioni di euro) e Diana Bracco, figurano anche la conduttrice tv Federica Panicucci e la ex showgirl Simona Tagli. In particolare, Simona Tagli avrebbe fatto un investimento da circa 29mila euro e Federica Panicucci da circa 54mila euro. Gli investigatori hanno ricostruito le posizioni di circa un centinaio di persone truffate, ma i raggiri sarebbero stati compiuti nei confronti di moltissimi altri soggetti.
Unicredit, si legge nella relazione del collegio sindacale nel bilancio 2018, ha già provveduto a rimborsare 1.623 clienti per complessivi 74 milioni di euro. Ma già a partire dal 2017 aveva avviato iniziative atte a riconoscere ai propri clienti “l’originario costo sostenuto per l’acquisto dei preziosi e il conseguente ritiro delle pietre”.
di Antonio Gentile