< Don Oreste Benzi prossimo all’onore degli altari ! >
Lo scorso 7 settembre, Don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità “Papa Giovanni XXIII” avrebbe compiuto 99 anni: iniziano le celebrazioni del centenario che culmineranno a settembre 2025.
Una personalità religiosa di grande spessore e testimonianza, protagonista del cristianesimo sociale XX Secolo.
Attualmente Don Oreste è Servo di Dio terminata la fase diocesana procede la causa di beatificazione, cui da anni pone mano la postulatrice prof.ssa Elisabetta Casadei, docente di Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e all’Istituto di Scienze religiose di Rimini.
In questi anni sono stati ascoltati 131 testimoni e sono stati esaminati tutti gli scritti inediti di don Oreste arrivando così a ad avere 18mila pagine rilegate in 56 volumi.
Una documentazione ciclopica, che confluirà ora nella positio da cui la Chiesa si pronuncerà ”.
Don Oreste non si è mai risparmiato verso il prossimo ma soprattutto verso quel prossimo che la maggior parte scarta: gli ultimi erano i suoi gioielli, lui andava a cercarli per accoglierli nelle sue case famiglia che aveva realizzato in Italia e nel mondo. Ancora oggi sono operative e costituiscono un punto di riferimento per molte persone che questa società del profitto ha emarginato.
La prof.ssa Elisabetta Casadei, docente di Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e all’Istituto di Scienze religiose di Rimini, postulatrice nella causa di beatificazione di Don Oreste Benzi a proposito delle case famiglie ha dichiarato:
” Don Oreste era un visionario, nel senso che aveva una visione certa del mondo: la vera novità è di aver messo al centro la relazione, ed è anche il motivo della sua attualità. In questo mondo sfilacciato, in cui imperano solitudine e contrapposizione, lui cosa ci dice? Che tutti ci apparteniamo.
La casa famiglia – una delle sue intuizioni più profetiche e geniali – è nata proprio così, a chi non aveva una famiglia sono state date delle relazioni, così la persona si è “sentita esistere”, perché si esiste sempre per qualcun altro…
Don Oreste diceva “se vuoi uccidere una persona c’è un modo molto efficace, falla sentire inutile”.
Al contrario, allora, se vuoi salvare la persona più irrecuperabile metti la tua vita con la sua vita, come oggi accade nelle centinaia di case famiglia, scuole del gratuito, comunità terapeutiche, cooperative sociali, insomma in quelli che lui chiamava “nuovi mondi vitali”.
La condivisone è il fulcro della relazione diretta ciò vuol dire essere presente laddove le persone meno fortunate vivono, essere vicino a loro.
Don Oreste Benzi ha salvato tantissime donne che era costrette a vedere il loro corpo.
Lo ha fatto accogliendole nelle case famiglia offrendo loro una vita dignitosa e decorosa come merita ciascuna persona creata a immagine e somiglianza di Dio. Gli ultimi, i derelitti, gli scartati da questa società apparentemente opulenta ma sostanzialmente egoista, parteciparono numerosissimi al suo funerale nel 2077.
Tra la folla triste per aver perso un punto di riferimento che è stato l’incarnazione quotidiana del Vangelo, spuntavano molti cartelli per esprimere gratitudine e affetto a Don Oreste: ebbene uno di questi portato dai suoi derelitti che tanto ha amato recava la scritta “SANTO SUBUTO”.
Il Segretario Politico Nazionale della Democrazia Cristiana, Dott. Angelo Sandri, a nome personale e del partito esprime la propria vicinanza ed il proprio sostegno affinché un autentico sacerdote di frontiera come lui che ha dedicato totalmente la sua vita, la sua missione, il suo apostolato agli ultimi, i prediletti del Vangelo, possa risplendere della luce di Nostro Signore.
A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Ascoli Piceno)
fernando.ciarrocchi@dconline.info * cell. 347-2577651 *
Vice-Segretario nazionale Dipartimento “Comunicazione – Marketing – Sviluppo” della Democrazia Cristiana italiana
Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana.
Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”
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