È «Dogman» di Matteo Garrone il film italiano candidato agli Oscar.

Lo ha stabilito la commissione di «giurati» riunita all’Anica. La storia liberamente ispirata al truce fatto di cronaca nera del Canaro era data da tutti per favorita. Dogman è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Matteo Garrone, con Marcello Fonte e Edoardo Pesce. Già nelle sale dei cinema dal 17 maggio 2018. Durata 102 minuti. Distribuito da 01 Distribution.

È «Dogman» di Matteo Garrone il film italiano candidato agli Oscar.

Ispirato liberamente a un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, Dogman è il nuovo film di Matteo Garrone che racconta la storia cupa e violenta di Marcello (Marcello Fonte).
La sua esistenza scorre sempre uguale e indifferente tra le pieghe di in una periferia sospesa tra la grande metropoli e la natura incontaminata. Persona mite e tranquilla, Marcello gestisce un salone di toelettatura per cani. Durante le sue giornate deve destreggiarsi tra il lavoro, la figlia adorata, Sofia, e l’ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile da poco uscito di prigione e temuto da tutto il quartiere per i suoi atteggiamenti al limite della follia.
Continuamente vittima di bullismo e soprusi, ormai stremato da una vita di umiliazioni, Marcello decide di seguire le orme di Simoncino e di diventare il suo aiutante in una serie di rapine che sconvolgono la cittadina in cui vivono. Ormai in balia del carisma di Simoncino e legato dalla lealtà nei suoi confronti in quanto amico di vecchia data, Marcello finisce col tradire non solo la sua stessa moralità, ma anche i suoi compaesani. Il peso delle proprie azioni diventa sempre più insostenibile, tanto che arriverà ad autoaccusarsi, finendo per un anno in carcere, lontano dalla figlia di cui doveva prendersi cura. Dopo aver perso tutto e tutti, arriva finalmente per Marcello la presa di coscienza, insieme a un’irrefrenabile sete di vendetta…

PANORAMICA SU DOGMAN:

Dogman è il nono lungometraggio del regista romano Matteo Garrone e il suo quinto presentato al festival di Cannes, dove ha vinto il Gran premio della Giuria nel 2008 con Gomorra e nel 2012 con Reality.
Liberamente ispirato alla vera storia di Pietro De Negri, passato alle cronache criminali come “il canaro della Magliana“, che nel 1988 uccise l’ex pugile suo amico e persecutore Giancarlo Ricci, come già avvenne per L’imbalsamatore, che nasceva da un altro fatto di cronaca nera, è un noir dell’anima, uno studio dei rapporti umani di sopraffazione, un’indagine sulle eterne dinamiche vittima-carnefice e una parabola astratta che non è interessata a scendere nei dettagli cruenti di un delitto che fece epoca.
Sviluppando la sceneggiatura nel corso di 12 anni, Garrone non era interessato alla verità dei fatti, quanto al ritratto, nelle sue parole, di “un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e perfino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.

Le modalità del delitto tennero banco per mesi sulle pagine di cronaca neraDe Negri, liberato dopo 16 anni per seminfermità mentale, raccontò in un lunghissimo memoriale ogni dettaglio dei tormenti inflitti all’uomo da cui si sentiva bullizzato. In fase processuale si scoprì che questo delirio da grand guignol era in parte frutto dell’immaginazione del toelettatore, che Ricci era morto dopo mezz’ora senza mai essere chiuso nella gabbia, dove non sarebbe nemmeno entrato, e che le mutilazioni erano state tutte inflitte alla vittima post-mortem. Che il film tocchi nervi ancora scoperti lo dimostra la curiosità morbosa che si è riaccesa sui protagonisti di quelle vicende, perseguitati da paparazzi e cronisti, tanto che la madre di Ricci, dopo che la sua richiesta di sequestro del film è stata respinta, ha annunciato una querela per diffamazione. Sulla vicenda è in uscita anche un film diretto da Sergio Stivaletti, Rabbia furiosa, con Riccardo De Filippis, che fin dal poster dichiara intenti opposti a quelli di Garrone, e promette di innestarsi sul solco dell’horror più esplicito.

Nel film di Garrone a interpretare De Negri è il bravissimo attore calabrese Marcello Fonte, anche scultore e musicista. Membro della compagnia stabile Fort Apache Cinema Teatro, dal 2000 è apparso in vari sceneggiati tv e film, tra cui Concorrenza sleale di Ettore Scola, Gangs of New York di Martin Scorsese, la serie La mafia uccide solo d’estate, L’intrusa e Io sono tempesta, anche se quello in Dogman è il suo primo ruolo protagonista.
Il suo amico-rivale e vittima, Simoncino, ha invece il volto e il fisico di Edoardo Pesce, attore noto al grande pubblico televisivo per Romanzo criminale – La serie dove era Ruggero Buffono e per la partecipazione a I cesaroni, e che non è nuovo a ruoli di “coatto” e assassino, come vediamo anche nella sua recente interpretazione del killer mafioso Giovanni Brusca nel televisivo Il cacciatore. La sua partecipazione a Fortunata e Cuori Puri gli ha valso la candidatura al Nastro d’Argento nel 2017. Anche lui è musicista: canta e suona la chitarra nel gruppo blues The St. Peter’s Stories e nell'”Orchestraccia”, collettivo artistico di teatro canzone.

Garrone azzecca tutto: la storia, le facce, gli attori, i luoghi, la fotografia. Fa una scelta intelligente e dribbla la truculenza delle sevizie per raccontare qualcosa di ancora più tremendo. Il suo è un film potente, che ti prende alla gola e allo stomaco e ti toglie il fiato per la violenza, l’abbandono, la solitudine e la mancanza di speranza che racconta. E riesce a tenerti con gli occhi incollati allo schermo anche quando vorresti girare lo sguardo, e scappare via.

Dogman non è soltanto un film di vendetta, anche se la vendetta (ma meglio sarebbe chiamarla riscatto) gioca un ruolo importante, così come non è soltanto una variazione sul tema (eterno) della lotta tra il debole e il forte. È invece un film che, seppure attraverso una storia “estrema”, ci mette di fronte a qualcosa che ci riguarda tutti: le conseguenze delle scelte che facciamo quotidianamente per sopravvivere, dei sì che diciamo e che ci portano a non poter più dire di no, dello scarto tra chi siamo e chi pensiamo di essere.

Grazie alla Coming Soon per il viedeo e le immagini.

di Antonio Gentile