A cura del Dott. FERNANDO CIARROCCHI (di Monteprandone/in provincia di Ascoli Piceno)
fernando.ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651
Segretario nazionale vicario del Dipartimento “Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana
Vice-Direttore de “IL POPOLO“ della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana.
Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”
Editorialista del” Il Popolo” della Democrazia Cristiana
< E’ più che auspicabile la visita di Papa Francesco per la soluzione pacifica del conflitto ucraino ! >
Il Santo Padre, Papa Francesco, non ha smentito, anzi ha sottolineato la sua volontà di recarsi sia a Mosca, sia Kiev per far sì che i negoziati di pace tra Federazione Russa e Ucraini abbiano concretamente inizio per il bene del mondo intero.
È cosa più che nota che la diplomazia vaticana, la diplomazia mondiale per eccellenza, in questi mesi di tremendo conflitto non abbia smesso mai lavorare e di adoperarsi per il bene supremo della Pace.
Il lavorio è stato sicuramente continuo e costante: testimonianza ne è che Mosca ha dimostrato interesse alla volontà del Santo Padre di essere parte perché la Pace prevalga sulla guerra: è l’augurio quotidiano che l’intera comunità mondiale grida a pieni polmoni.
Questo ruolo di mediazione, di pacificazione è nella storia della diplomazia della Santa Sede a tal proposito portiamo all’attenzione dei lettori quel frangente che accadde in piena guerra fredda quando il mondo è stato sull’orlo di una catastrofe nucleare nella vicenda dei missili nell’isola di Cuba.
L’intera umanità in quei giorni ha rischiato di vivere un olocausto nucleare evitato anche grazie all’importante ruolo della Chiesa quando Sua Santità, San Giovanni XXIII lesse l’accorato messaggio radiofonico in cui invocò la pace contro la distruzione senza più ritorno.
L’appello pontifico diffuso in tutto il mondo fu ascoltato dai due Presidenti delle Superpotenze mondiali, Jhon Fitzgerald Kennedy Presidente degli Stati Uniti d’America e da Nikita Kruscev per l’allora URSS.
Kennedy, Kruscev e San Giovanni XXIII è stata la triade degli uomini giusti, nei posti giusti nel momento giusto che ha salvato il mondo dall’ennesimo olocausto nucleare.
Oggi con i dovuti distinguo, in tempi e luoghi diversi, per certi versi tutto il mondo sta vivendo lo stesso pericolo e il Santo Padre ha un ruolo determinante nella mediazione per la pace tra i soggetti internazionali che sono gli USA, la Federazione Russa e la sponda pacifica dell’Unione Europea che può dare un apporto determinante alla auspicabile soluzione pacifica del conflitto ucraino che si tra protraendo, purtroppo, da molti mesi.
Da qui la nota storica che segue sperando davvero che la storia sia “magistra vitae”.
Un po’ di storia : CORSI E RICORSI STORICI DI VICHIANA MEMORIA.
Il ruolo fondamentale della Santa Sede con l’intervento di San Giovanni XXIII.
A volte andare a rispolverare nei meandri della memoria alcune nozioni scolastiche o reminiscenze apprese sui banchi liceali aiuta a comprendere meglio alcuni episodi e frangenti che accadono in questo periodo storico particolarmente sui generis.
Il titolo fa esplicito riferimento ad una celeberrima massima di Gian Battista Vico più che mai sempre attuale che sta a significare che, comunque, lo si voglia o non lo si voglia, nonostante trascorrano secoli, la storia inesorabilmente si ripete, ovviamente, nel bene e nel male.
A tal proposito il pensiero va ad uno dei frangenti storici più tristi che contraddistinsero gli anni della cosiddetta “Guerra fredda”.
Correva l’anno 1962, precisamente, il 16 ottobre, neppure a farlo apposta, proprio 60 anni or sono quando l’allora URSS in quel di Cuba stava installando armi atomiche in grado di compiere una strage negli Stati Uniti.
La Casa Bianca avrebbe voluto rispondere attaccando ma il Capo del Pentagono di quel periodo, McNamara disse” Fortunatamente cambiammo idea e pensammo che poteva essere stato un incidente”.
Nell’autunno del 1962, dunque l’umanità corse il rischio di scomparire. Infatti nella Domenica del 14 ottobre, il presidente Kennedy fu informato dalla Cia della presenza a Cuba di missili a medio raggio, con relativi sistemi di lancio.
Dopo l’ascesa al potere di di Fidel Castro, il paese caraibico decise di schierarsi al fianco di Mosca chiedendogli la protezione militare.
Precedentemente gli USA tentarono di abbattere il governo di Castro con un’azione insurrezionale creata da esuli anticomunisti addestrati in Florida.
L’operazione si concluse con il fallito sbarco alla Baia dei Porci.
Valutata la gravità della minaccia, Kennedy ordinò il blocco navale di Cuba, chiedendo la rimozione dei missili; in caso contrario avrebbe attaccato l’isola, provocando di fatto la reazione sovietica, e quindi, molto probabilmente, lo scoppio di una guerra nucleare.
Venticinque navi sovietiche si stavano avvicinando all’isola caraibica. La tensione era alle stelle ed il mondo rimase con il fiato sospeso.
Papa Giovanni XXIII P si adoperò, al pari di altri soggetti internazionali, per una soluzione pacifica della crisi.
L’intervento del pontefice, invocato da più parti, avvenne con un radiomessaggio consegnato prima agli ambasciatori di Washington e Mosca, poi trasmesso dalla Radio Vaticana il 25 ottobre.
Il Papa disse: «Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere […] Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità.
Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra».
La diplomazia prevalse e le trattative tra i due blocchi portarono alla soluzione della crisi, che avvenne con lo smantellamento dei missili russi ed il rispetto dell’indipendenza di Cuba da parte degli americani, i quali ripristinarono la navigazione per l’isola.
Ad un mese dal suo intervento radiofonico, Giovanni XXIII appuntò nel suo diario: «Ricevuto il polacco Ierzy Zawieyski confidente del Card. Wyszynski, e bene accetto al Sigr. Gomulka il quale lo incaricò di portare il suo saluto al Papa, e a dirgli che la liquidazione del terribile affare di Cuba egli la ritiene dovuta allo stesso Pontefice».
Nikita Kruscev non ebbe il più piccolo momento di esitazione per ringraziare il Papa e per sottolineare il suo ruolo primario per la risoluzione di questa crisi che aveva portato il mondo sull’orlo dell’abisso nucleare.