La cassazione ha confermato l’ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, condannato in primo e secondo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola, nel Bergamasco, a pochi chilometri da Brembate di Sopra, dove la ragazza viveva e da dove era scomparsa tre mesi prima.
La prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Adriano Iasillo, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Bossetti, condannando l’imputato al pagamento delle spese legali. La Corte ha anche dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Brescia contro l’assoluzione dal reato di calunnia per Bossetti.
Arriva in Cassazione, otto anni dopo l’omicidio, il giallo del delitto della tredicenne di Brembate di Sopra, Yara Gambirasio: unico imputato Massimo Bossetti, 47 anni, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, che si è sempre proclamato innocente.
Queste le tappe della vicenda: 26 novembre 2010 – Yara Gambirasio, 13 anni, scompare a Brembate di Sopra
Ha lasciato la palestra in cui pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa. Alle 18.47 il suo telefonino si aggancia a una cella, poi la traccia scompare.
Tutto ebbe inizio nel mese di dicembre, le prime indagini arrivano il 5 dicembre a Mohamed Fikri, marocchino che lavora in un cantiere edile, viene fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. La sua posizione sarà archiviata perchè del tutto estraneo alla vicenda. 26 febbraio 2011 – Il corpo di Yara è ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola, una decina di chilometri da Brembate. È stata uccisa sul posto, con alcune coltellate, ma è morta anche per il freddo.
Il 15 giugno 2011 – Gli investigatori isolano una traccia di dna maschile sui leggins e gli slip della ragazza. 18 settembre 2012 – Nasce ufficialmente la ‘pista di Gornò: viene estratto da una marca da bollo su una vecchia patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno, sposato e padre di due figli, morto nel 1999, simile a quello trovato sul corpo di Yara. Comparato con il suo nucleo familiare, non porta a risultati: da qui l’ipotesi di un suo figlio illegittimo. Sarà per mesi Ignoto 1.
16 giugno 2014 – Viene arrestato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli. Due giorni prima gli era stato prelevato il Dna che era risultato coincidere con quello di Ignoto 1. A lui gli investigatori erano giunti attraverso la madre, Ester Arzuffi, che, secondo l’accusa, aveva avuto una relazione con Guerinoni.
1 luglio 2016 – Massimo Bossetti è condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Bergamo dopo un processo durato un anno e nel quale sono stati sentiti decine di testimoni, consulenti genetisti, investigatori, in un clima di crescente scontro tra accusa e difesa. È invece assolto per la calunnia ai danni di un collega, da lui indicato come possibile autore del delitto.
18 luglio 2017 – La Corte d’Assise d’Appello di Brescia, dopo 15 ore di camera di consiglio, conferma la condanna di primo grado per l’omicidio e l’assoluzione per la calunnia. Bossetti in aula ripete, «io non sono un assassino», mentre i suoi legali parlano di «clamoroso errore giudiziario». Per la famiglia di Yara «giustizia è fatta».
di Antonio Gentile