A 15 anni dalla sua nascita in un dormitorio di Harvard, Facebook è diventato il primo social network al mondo, con oltre 2 miliardi di utenti. Il 4 febbraio del 2004 Mark Zuckerberg metteva online l’embrione di Facebook. Oggi, la società è onnipresente nella quotidianità di un quarto della popolazione globale, vale 500 miliardi di dollari in Borsa e guadagna 22 miliardi di profitti annuali. A 34 anni, il fondatore e ceo Zuckerberg viene pagato con un salario simbolico di un euro all’anno, ma la sua quota nella società lo ha reso fra le persone più ricche al mondo, con un patrimonio di 62 miliardi di dollari.Un successo, però, che va di pari passo con le ombre di scandali e rivelazioni che hanno coinvolto Facebook negli ultimi due anni, relativi alla privacy e ai metodi usati dal social network. La lista delle critiche è lunga: politici preoccupati per la disinformazione che viene veicolata tramite la piattaforma, difensori della privcay che insorgono contro la raccolta sempre più massiccia di dati personali per trarne profitti e anche difensori dei diritti umani. “A 15 anni, Facebook deve affrontare l’età matura, non è più un debuttante”, afferma Debra Aho Williamson, analista di eMarketer.
Facebook, i cui ricavi provengono dalla pubblicità, è diventato un impero che detiene app gratuite tra le più diffuse al mondo: Instagram, che ha rivoluzionato la fotografia e il rapporto con l’immagine, o ancora le messaggerie Messenger e WhatsApp. Ognuna di queste applicazioni ha oltre un miliardo di utenti e permette di attirare un pubblico giovane, che si allontana sempre di più da Facebook, ormai considerato un social “per i genitori”.Nonostante le critiche sulla gestione dei dati personali, il modello di base non cambia: il servizio è gratuito grazie alla pubblicità ed è finemente mirato grazie ai dati personali raccolti ed elaborati dagli algoritmi di Facebook. E funziona: il numero di utenti continua ad aumentare e gli inserzionisti ci sono sempre. Quello che cambierà, invece, è il fatto che si va verso l’integrazione delle piattaforme di messaggistica: Whatsapp, Instagram e Messenger.
Del progetto ha parlato nei giorni scorsi il New York Times, ma non è a brevissimo termine: “Abbiamo appena iniziato a pensarci”, ha spiegato Zuckerberg in una call con gli analisti mercoledì, segnalando che si tratta di un “progetto a lungo termine”, per quanto destinato a “migliorare la user experience”, e che potrebbe trovare compimento nel 2020 o anche oltre.Negli ultimi mesi Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg, la numero due del gruppo, all’origine di questo modello economico molto efficace, si sono lanciati in una vera e propria campagna promettendo di “fare meglio e più velocemente” per combattere contro la disinformazione e gli inviti all’odio. Solo pochi giorni fa è tornato a difendere la sua creatura assicurando dalle colonne del Wall Street Journal che la società non vende i dati personali. E giovedì Facebook ha annunciato di avere rimosso 783 gruppi, account e pagine legati a Teheran, che si presentavano come attori locali in Paesi di Europa, Medioriente e Asia meridionale per amplificare opinioni in linea con quelle dell’Iran.
“Facebook ha rappresentato un tassello importante nell’educazione digitale della popolazione globale. Oggi si trova di fronte a naturali problemi di crescita, la sfida è arrivare ad un’integrazione dell’infrastruttura di WhatsApp, Messenger e Instagram. L’operazione non sarà facile, bisognerà farla digerire agli utenti e soprattutto agli enti regolatori”,
Tra le altre cose, ricordiamo che Facebook vola in Borsa e Mark Zuckerberg guadagna in una giornata 6,2 miliardi di dollari. Una somma che lo fa schizzare al quinto posto nella classifica dei ‘paperoni’, superando in un colpo solo il patron di Zara Amancio Ortega e l’imprenditore messicano Carlos Slim.
Con una ricchezza complessiva di 65,6 miliardi di dollari Zuckberg e’ ora quinto nella classifica dei miliardari di Bloomberg alle spalle di Jeff, primo con 142,1 miliardi di dollari; Bill Gates con 95,8 miliardi; Warren Buffet con 84,9 miliardi; e Bernard Arnault con 76,6 miliardi.
di Antonio Gentile