Per la prima volta in Italia, nel carcere di massima sicurezza di Terni (100 km a nord di Roma) grazie alla visione della giovane Direttrice del carcere e il permesso del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sei prigionieri hanno iniziato un progetto sperimentale. Dopo aver imparato ad usare una telecamera, hanno girato per alcuni mesi un film documentario sulla loro vita. Pesanti le condanne, dovute a omicidio, rapina a mano armata, traffico di stupefacenti. Sei storie diverse, personalità e nazionalità diverse, diversi stadi della detenzione. Il risultato è FUORI FUOCO, un film dove nulla è stato messo in scena, dove la semplice verità e la dimensione più sorprendete.
Il programma Prima della proiezione, alla quale assisterà anche il presidente della stessa Camera Roberto Fico, ci saranno interventi della direttrice del carcere di Terni Chiara Pellegrini, del Garante dei detenuti per l’Umbria e il Lazio Stefano Anastasia e di Andrea Orlando, ministro della Giustizia fino a un mese fa. «Si tratta – annuncia Verini – di una iniziativa che vuole valorizzare una esperienza concreta di pena certa, ma tesa alla rieducazione, al reinserimento sociale dei detenuti».
Coloro che hanno realizzato il film si chiamano Erminio Colanero, Rosario Danise, Thomas Fischer, Rachid Benbrik, Alessandro Riccardi e Shimane Tali. «Nella scorsa legislatura – aggiunge il deputato – purtroppo non si è riusciti a portare fino in fondo la riforma dell’ordinamento penitenziario, che rappresenta un punto alto per rendere davvero la pena più umana, le carceri più civili, le pene alternative una concreta modalità per lavorare, apprendere un mestiere, ridefinire un percorso di reinserimento, dopo il quale quasi mai si torna a delinquere e a compiere reati. Oggi -prosegue Verini – si deve andare avanti, anche se tira un’aria non favorevole per queste riforme. È anche per questo che abbiamo promosso questa iniziativa, che ha visto protagonisti persone che hanno sbagliato e che hanno pagato o stanno pagando il proprio debito verso la società. Infine – conclude il deputato – l’appuntamento sarà utile per tenere accesa l’attenzione anche sulla situazione delle carceri umbre, sui problemi esistenti, sul tema degli organici».
C’è un momento particolarmente toccante in Fuori fuoco (Alba Produzione con Rai Cinema). Si trova verso il minuto 40 e mostra quattro detenuti del carcere di massima sicurezza di Terni riunirsi in preghiera poco prima del pranzo. “Preghiamo per quelle persone che sono fuori – dice con il capo chino e gli occhi chiusi uno di loro -. Per tutti i profughi, che possano trovare un luogo migliore nella loro vita”.
È dalla religione che alcuni provano a ripartire, dal pentimento vero e sincero, altri. Ci sono quelli che, invece, rimuginano su ciò che è successo prima di entrare nelle quattro mura: tre, sette, dodici o venti anni fa, per una rapina finita male, un omicidio, un traffico di stupefacenti. E piangono, come fanno tutti, ricordando com’era la vita, cos’era la libertà, guardando la foto di un bambino che sarà adulto quando le grate saranno – si spera per sempre – alle loro spalle. Tutti condividono la speranza e l’attesa. L’attesa interminabile di un permesso premio, della concessione di un qualunque beneficio, di una buona notizia che arrivi anche per loro. “Le buone notizie non arrivano dal cielo, ma dalla porta”, afferma in un passaggio Rachid, che ha trovato nella poesia il suo rifugio.
Fuori Fuoco, il film documentario non è il finale un po’ amaro a “rovinare” un racconto emozionante e prezioso, anzi, quel finale (no spoiler) è tra gli imprevisti da mettere in conto in uno Stato che non dovrebbe mai dimenticare gli ultimi, questo corto metraggio è un esperimento riuscito, dove i personaggi ed interpreti, hanno abbandonato i panni dei detenuti per vestire quelli dei cameraman (con risultati – anche tecnici – sorprendenti).
Un film di Rachid Benbrik, Erminio Colanero, Rosario Danise, Alessandro Riccardi, Slimane Tali, Thomas Fischer (II). Documentario durata 78 min. – Italia 2017