< G 20: si alla “green economy” ma con un negoziato non certo facile in itinere ! >
Ancora sono vive nelle nostre menti e nei nostri occhi le immagini televisive del G 20 svoltosi a Roma: la due giorni in cui l’Italia è a tutti gli effetti è diventata l’ombelico del mondo.
Tutti i riflettori della grande stampa mondiale sono stati puntati sull’Italia che a distanza non di secoli ma di millenni non è davvero seconda a nessuno.
Il suo patrimonio storico ed artistico ha attratto l’attenzione anche dei contemporanei grandi della terra in questo terzo millennio.
E non a caso il tradizionale lancio della monetina si è svolto per l’ennesima volta nella fontana di Trevi di straordinaria e inperitura bellezza: giusto per citare uno dei monumenti più belli tra i tanti che Roma, Caput mundi, offre da secoli alla vista dei milioni turisti che annualmente popolano l’Urbe.
In prims non possiamocerto esimerci da una considerazione “ictu oculi”: organizzazione perfetta e tutta la complessa macchina della sicurezza ha funzionato alla perfezione: i grandi del modo hanno circolato in totale sicurezza sia per ragioni istituzionali, sia per imprevisti fuori programma.
Poi ancora formalmente nulla da eccepire all’interno dell’allestimento realizzato nella < Nuvola Fusksas > in cui si sono svolti gli incontri multilaterali e il galante momento che ha visto il Premier, Mario Draghi, offrire il bel mazzo di fiori ad Angela Merkel che era presente all’assise internazionale per l ‘ultima volta in veste Capo di Stato della Germania.
Fin qui siamo alle formalità, alla scenografia curati nei minimi particolari da parte dell’Italia, quale Nazione ospitante, ed è giusto che sia così in occasione di summit mondiali come questi.
Il minimo comun denominatore delle discussioni, dei confronti, è stato orami l’arcinoto tema del cambiamento climatico e le conseguenze per la vita del pianeta Terra e per i suoi ospiti, ovvero, ciascuno di noi.
A lanciare per primo l’allarme clima è stato Sua Santità Papa Francesco con la sua enciclica ” Laudatio si” che in breve tempo è divenuta una vera enciclopedia grenn studiata, interpretata da tutto il pianeta.
E’ stato ed è il documento dei documenti che richiama l’attenzione dell’uomo moderno, dunque, dei potenti della terra affinché il tema della salvaguardia del pianeta occupi il dovuto spazio non solo nelle agende degli Stati europei ma di tutto il mondo.
Il clima è un’ emergenza mondiale dunque non esime nessuno .
Dal summit sono emersi diversi indirizzi d’azione tra cui il multilateralismo e ridurre l’indice dell’inquinamento mondiale ad 1,5 indicativamente entro il 2030.
Questa è l’azione primaria per garantire la salvaguardia del pianeta e contenere il cambiamento climatico che si manifesta con eventi atmosferici di inaudita violenza.
Quale principio genarle per una nuova e responsabile convivenza tra popoli non può non essere condiviso ma da qui inizia la sfrenata corsa alla grreen economy credendo che sia la panacea di tutti i mali contemporanei che hanno ridotto al nostra Terra nello stato in cui la conosciamo.
La “green economy” vuol dire certo nuova occupazione giovanile, nuove professionalità ma anche e soprattutto nuove e immense responsabilità: come fare per non inquinare in vista del mega smaltimento dei nuovi strumenti green?
Basti pensare all’ingente quantità dei pannelli solari installati sui tetti delle abitazioni, nei campi per la produzione dell’arcinota energia pulita, idem dicasi per lo smaltimento delle batterie delle tanto decantate auto elettriche e ibride, quasi fossero dei tappeti volanti non inquinanti.
Questi sono soltanto alcuni esempi con cui ciascuno di noi ha a che fare quotidianamente.
Non a caso il Signor Toyota proprietario della notissima casa automobilistica in un consesso mondiale in cui si discuteva proprio della green economy disse: “ma siamo sicuri che le auto elettriche o ibride siano meno inquinanti delle attuali?“.
Nessuno ha risposto, evidentemente anche perché il green è un gran business di questa era che avrà sicuramente i suoi benefici ma poi come spesso accade, diciamo a consuntivo, emergeranno le criticità che ci metteranno nuovamente in emergenza ambientale, a questo punto ci si chiederà perché?
Un dato incontrovertibile scaturisce dal G 20 appena conclusosi: la grande assente è stata l’emergente Cina il quale Paese non ha certo alcun interesse a fermare la sua crescita realizzata a suon di tonnellate di carbon fossile tanto da essere considerata come il paese con il più alto tasso di inquinamento del mondo.
La Cina ha dunque tutto l’interesse ad allungare i termini entro cui abbassare le concentrazioni inquinanti che essa stessa produce perché utilizza appunto il suo carbon fossile per generare energia utile alla sua crescita.
Dunque il concetto di energia pulita è lontano anni luci dalla gigantesca Cina che sa comunque di avere in scacco l’intero pianeta.
Perchè mai ?
Perchè possiede le più la grande riserve minerarie da cui estrae materiali necessari alla produzione delle batterie per i cellulari e quant’atro necessario all’ipertecnologica comunità non solo occidentale ma globale.
Ha minerali che vengono impiegati nella produzione delle avanzate tecnologie informatiche in uso corrente in ogni ambito della vita quotidiana ed economica.
Una leva sicuramente non di poco conto, che attribuisce alla Cina un enorme potere di contrattazione su scala mondiale e con cui tutti i più grandi della terra – piaccia o non piaccia – devono comunque avere a che fare.
Questo è forse il negoziato più difficile che con pazienza, perseveranza e lungimiranza potrà avere buoni frutti sia per la salvaguardia del pianeta, sia per le giovani generazioni che lo abiteranno.
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