La storicità di Gesù, ovvero l’esistenza di Gesù di Nazareth come personaggio storico, è la tesi storiografica condivisa dalla maggioranza degli studiosi Essa si contrappone all’ipotesi del mito di Gesù, che nega la sua esistenza storica
, tesi oggi sostenuta solo da una minoranza di accademici[5][6][7][8].
La storicità di Gesù è alla base della fede cristiana
, nelle sue varie declinazioni, ma l’esistenza di Gesù di Nazareth non va confusa con la storicità dei racconti. Rimane aperto il dibattito sulla storicità di eventi soprannaturali legati alla sua vita, come i miracoli di Gesù.
( Beate le famiglie che credono iN GESÙ CRISTO?
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Il problema teologico sulla reale esistenza di Gesù di Nazareth persiste tutt’oggi. Ancora oggi alcuni si basano su scritti di storici come Giuseppe Flavio il quale intorno alla metà del primo secolo dopo Cristo scrive di Gesù. Altri invece fondano la teoria che Gesù non sia veramente esistito sul fatto che non esistono prove scritte, e documenti storici (come il censimento) che dimostrano l’esistenza di Gesù.
Franco
L’indagine storica su Gesù ha assunto, col tempo, un carattere interdisciplinare e ha conosciuto un allargamento interconfessionale della ricerca, con contributi rilevanti anche da parte di studiosi laici. Gli studi moderni, che ora prendono in considerazione anche una varietà di testi cristiani apocrifi, sono inoltre spesso caratterizzati da una rivalutazione dei materiali tradizionali e quindi da una rinnovata fiducia nella possibilità di ricostruire resoconti della vita di Gesù con tratti plausibili dal punto di vista storico. In ambito europeo i contributi più significativi hanno riguardato l’analisi sulle prime comunità cristiane e sulle tracce lasciate in esse dalla predicazione di Gesù
Sebbene esistano menzioni di Gesù da parte di storici non cristiani (Flavio Giuseppe nelle Antichità Giudaiche, Publio Cornelio Tacito negli Annales e Plinio Il Giovane nelle corrispondenze con Traiano), le fonti disponibili sulla sua opera sono state redatte soprattutto nella cerchia dei seguaci Il dato non deve stupire perché la sua vita – efficacemente descritta dal biblista cattolico John Paul Meier come quella di un “ebreo marginale]jjji– non è stata tale da attirare l’attenzione dello storico o del letterato del tempo, quanto piuttosto quella delle persone coinvolte nella sua esperienza religiosa. Nondimeno Gesù è, insieme a Giuseppe Flavio e Paolo di Tarso, la figura ebraica più trattata e citata del suo tempo.
Franco Capanna editorialista