La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993.
La giornata, celebrata ogni anno il 3 maggio, rappresenta da un lato un’occasione per promuovere azioni concrete e iniziative finalizzate a difendere la libertà della stampa, ma dall’altro è anche un’opportunità per valutare la situazione della libertà di stampa nel mondo; è una giornata destinata a richiamare l’attenzione, allertare e sensibilizzare il pubblico, stimolare dibattiti tra i professionisti dei media, oltre a essere una giornata commemorativa, per ricordare i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della professione.
L’azione del Consiglio d’Europa a favore della libertà della stampa e dell’informazione è basata sull’articolo 10 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, che recita : ”Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione.
Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione.” L’articolo riconosce il diritto fondamentale come la pietra angolare della democrazia. L’Organizzazione conduce attività di cooperazione per aiutare i paesi a elaborare testi normativi e contribuire a instaurare pratiche conformi alle norme europee. Ha in particolare istituito un gruppo di specialisti internazionali incaricato di trattare le questioni relative alla libertà di espressione e di informazione in tempo di crisi. Le trasformazioni della società dell’informazione pongono il Consiglio d’Europa dinanzi alla sfida di difendere e mantenere i propri principi fondamentali nelle nuove realtà, tra le quali spicca Internet.
Stiamo assistendo a preoccupanti tendenze da parte di alcuni governi ad abusare dei procedimenti giudiziari per diffamazione a scopi politici, come pure a un’applicazione arbitraria delle disposizioni legislative contro la diffamazione, che conducono alla detenzione di giornalisti e a tentativi di invertire il processo delle riforme miranti a depenalizzare il reato di diffamazione.
“È essenziale per la democrazia che i media possano svolgere il loro lavoro, che consiste nell’esercitare un diritto di indagine e di critica delle persone al potere. Nell’adempimento di tale funzione di controllo devono essere tutelati dalle garanzie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, entro i suoi limiti.
Le leggi sulla diffamazione e la loro applicazione non dovrebbero avere un effetto intimidatorio sulla libertà di espressione”.
“Al momento di elaborare o di modificare le loro legislazioni, i governi devono ricordare che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sottolineato che le condanne al carcere sono compatibili con la Convenzione soltanto in casi estremamente eccezionali, in particolare quando c’è stata violazione di altri diritti fondamentali, ad esempio nel caso di discorsi di incitamento all’odio o alla violenza. È inoltre essenziale che le sanzioni previste nel diritto civile per la diffamazione siano proporzionate e non possano essere utilizzate in modo abusivo per silenziare i mass media”.
La diffamazione è stata progressivamente depenalizzata nella maggior parte dei paesi europei e quando è ancora considerata un reato, le sanzioni sono raramente applicate. Tuttavia, si è assistito in questi ultimi anni a un forte aumento del numero di processi e a condanne a risarcimenti eccessivi, spesso superiori alle sanzioni pecuniarie previste dal diritto penale.
Creato nel 1997, il premio è assegnato da una giuria indipendente di 14 giornalisti professionisti, e dagli stati membri dell’Unesco.
Il nome del premio è in onore di Guillermo Cano Isaza, giornalista colombiano che è stato ucciso davanti agli uffici del suo giornale il 17 dicembre 1986.
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