Giovanni Spadolini a capo del primo governo post loggia P2.

Giovanni Spadoni assunse la guida del suo primo governo dello scandalo della loggia massonica P2, e il primo compito che affrontò fu una delicata operazione di rinnovo dei vertici militari e dei servizi segreti, coinvolti nell'affare P2.

Giovanni Spadolini a capo del primo governo post loggia P2.

Appena  Giovanni Spadolini si insediò come Presidente del Consiglio, il Parlamento approvarono la legge che dichiarava illegale la loggia massonica P2. Accanto all’emergenza morale, il governo S. dovette affrontare le emergenze economica e terroristica. Per combattere la prima Spadolini puntò a instaurare un confronto costruttivo fra le parti sociali che diede positivi risultati: un drastico contenimento del tasso d’inflazione e una riduzione della forbice del saldo della bilancia dei pagamenti con l’estero. Alla sfida terroristica il governo rispose con una linea di fermezza che non riconosceva al partito armato alcuna valenza politica. Isolato nella coscienza civile e colpito dalle forze dell’ordine, si può dire che il terrorismo fosse sostanzialmente vinto quando Spadolini lasciò la presidenza del Consiglio.

In politica estera, infine, il governo operò sul terreno tradizionale dell’europeismo e delle relazioni interatlantiche. In questo quadro va considerata la decisione di procedere all’installazione dei cosiddetti ”euromissili” della NATO anche su territorio italiano per riequilibrare i rapporti di forza vulnerati dal dispiegamento degli SS-20sovietici: decisione che garantiva al presidente degli Stati Uniti, R.W. Reagan, la lealtà dell’alleato europeo e lasciava aperto uno spiraglio per la futura distensione.

Come ministro della Difesa, nell’ottobre 1985, Spadolini fu protagonista della grave crisi internazionale determinata dal sequestro della nave Achille Lauro da parte di un commando terrorista palestinese e dall’inasprirsi delle relazioni fra Italia e Stati Uniti in seguito all’incidente di Sigonella e all’autorizzazione a lasciare il territorio nazionale concessa al capo della fazione dell’Organizzazione della Liberazione Palestinese, Abū Abbas, intercettato nei cieli del Mediterraneo da aerei da guerra statunitensi e costretto ad atterrare, su un velivolo di linea egiziano, nella base siciliana e, successivamente, a Roma. Dissidendo dalla decisione adottata dal governo, Spadolini decise l’uscita del PRI dalla compagine ministeriale, aprendo così una crisi politica rientrata solo dopo che furono fissati principi basilari rispetto alla questione medio-orientale, per cui il diritto a una ”patria palestinese” doveva necessariamente coniugarsi alle esigenze di sicurezza dello stato di Israele.

La carriera politica di Spadolini culminò con l’elezione a presidente del Senato nel 1987, carica in cui fu riconfermato nella seguente 11ª Legislatura (1992-94). L’intuizione del ruolo essenziale che l’avvio di riforme istituzionali non più procrastinabili avrebbe avuto nella vita italiana degli anni successivi, costituì il punto centrale intorno a cui S. sviluppò la sua attività d’indirizzo e propulsione nel corso dei due mandati. Fra i provvedimenti più significativi varati dal Senato in quegli anni vanno annoverate la nuova disciplina del voto segreto e una profonda revisione dei regolamenti parlamentari. Nel 1991 fu nominato senatore a vita.

 

La presidenza di Spadolini, oltre che dalla crisi dei tradizionali equilibri politici fu resa possibile dall’intesa dei quattro partiti laici della coalizione ( PSI, PSDI, PRI, PLI). Che poi portò ad una sorta di alternanza con la DC allo stesso incarico, culminata, per la parte laica con la presidenza di Bettino Craxi. Tale intesa fra i partiti dell’area laico-socialista ebbe proprio in Spadolini e nei repubblicani il suo lato debole. Il leader repubblicano preferì, infatti, giocare un ruolo tutto proprio di mediazione (nel significato più alto) fra laico-socialisti e DC, senza trascurare il “confronto” con il PCI che già aveva caratterizzato la politica di Ugo La Malfa.
Certo, nessuno può accusare un leader dallo spiccato senso dello Stato come Spadolini di aver privilegiato le proprie ambizioni personali, al contrario occorre tener presenti il suo grande rispetto per il ruolo dei grandi partiti e lo scenario internazionale: il muro di Berlino era ancora in piedi.

Eppure, quella ambiguità repubblicana nei rapporti con i partiti “fratelli” dell’area laica e socialista pesò negativamente non solo sul destino di questi ultimi ma anche sulle sorti della Repubblica. Perché non consentì a socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali di candidarsi a guidare il cambiamento possibile e necessario per superare la crisi. E le conseguenze di questa opportunità sprecata furono il terremoto politico giudiziario degli anni novanta e il permanere, in forma aggravata, della crisi politica e morale del nostro Paese.

Spadolini era Giornalista, storico e uomo politico,  dal 1961 fu professore di Storia contemporanea all’università di Firenze. Presidente dell’università Bocconi di Milano, della Giunta centrale per gli studi storici, dell’Istituto italiano di studi storici di Napoli, costituì a Firenze la Fondazione Nuova Antologia per mantenere in vita l’antica omonima rivista. Nel 1992 fu nominato socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Eletto senatore nel 1972 per il Partito repubblicano italiano, ne fu segretario dal 1979 al 1987. Obiettivo caratterizzante la linea del PRI negli anni della segreteria di S. − mantenuta anche durante il periodo delle responsabilità di governo − fu l’accentuazione della funzione di arbitrato e di mediazione fra la Democrazia Cristiana e i partiti laico-socialisti, consumate le esperienze del centro-sinistra e della solidarietà nazionale. Si verificò in questa prospettiva la contemporanea presenza del PRI e del PSI nel secondo governo di F. Cossiga (1980), e poi nel governo di A. Forlani (1980-81), che si estese al PSDI: per trovare il suo coronamento nei governi di pentapartito a guida laica. S. fu infatti nominato presidente del Consiglio (1981-82) il primo non democristiano nella storia della Repubblica. La sua presenza al governo e gli echi positivi di questa linea si riscontrarono alle elezioni politiche del 1983, in cui il Partito repubblicano conseguì il suo massimo storico, raggiungendo il 5,1% alla Camera e il 5,7% al Senato. Spadolini fu peraltro promotore del dicastero per i Beni culturali e ambientali (1974-76), ministro della Pubblica Istruzione (1979) e della Difesa (1983-86), e una seconda volta presidente del Consiglio nel 1982. Morì  a Roma il 4 agosto 1994.

Spadolini fu uno degli Italiani che hanno fatto l’Italia, e viene ricordato come l’uomo che costituisce la prima Presidenza del Consiglio laica della storia della Repubblica Italiana, e rappresenta una svolta storica dell’italia contemporanea.

da Sx On.G.Rotondi, al centro On. A.Sandri, a dx Dott.Gentile A.

Spero che questa mio articolo sia correttamente interpretato per quello che vuole essere: l’invito ad una riflessione critica non sterile, pur nella consapevolezza che oggi molte cose sono cambiate e tante altre cambieranno, come l’avvio e la riunificazione di tutte le componenti della DEMOCRAZIA CRISTIANA ITALIANA per creare una vera alternativa politica in Italia fondando la prima Federazione della Democrazia Cristiana a firma di una gran parte nomi storici che hanno dato spicco  alla Dc storica , quali i dirigenti apicali : di Rivoluzione Cristiana (rif. On. Gianfranco Rotondi e On. Giampiero Catone), della Democrazia Cristiana (rif. Dott. Angelo Sandri), dell’Associazione Iscritti DC 1993 (rif. Avv. Raffaele Cerenza, Franco De Simoni) del Movimento politico Libertas (rif. Dott. Antonio Fierro).

 

di Antonio Gentile