Va detto che l’alcol era soggetto, specie in quel periodo, ad un eccesso di consumo che aveva delle conseguenze spesso devastanti a livello sociale, in particolar modo quando mescolato alla povertà estrema e alla criminalità.
Si trova infatti causa prima del forte ascendente che le Società di Temperanza avevano soprattutto nei confronti delle donne, nel fatto che molte di loro erano costrette a subire maltrattamenti e violenze a causa di mariti o padri in stato di ubriachezza, ormai completamente dipendenti dalla sostanza; è accertato infatti che in alcuni soggetti l’assunzione di grossi quantitativi di alcol può aumentare l’aggressività, cosa su cui le Leghe fecero molto conto riuscendo a fare proselitismi anche al di fuori dell’ambito religioso, a causa dell’esperienza diretta negativa che i futuri affiliati avevano avuto con la sostanza.
Il Proibizionismo porto’ al gangsterismo . In questo periodo spicca la figura di Al Capone la cui fortuna come quella di molti altri criminali conclamati e non, fu raggiunta tramite i proventi del traffico di alcol, sfruttando la proibizione e la conseguente crescita esponenziale del prezzo, oltre al fatto che essendo la sostanza in questione non controllata e illecita era possibile utilizzare metodi estranei al comune mercato per imporre il proprio prodotto e/o ottenere condizioni più favorevoli in generale.
Gli anni Venti negli Stati Uniti, sono ricordati come gli anni del proibizionismo, le micce si accesero con la la “guerra castellammarese“, che contrappose Salvatore Maranzano a Joe Masseria.
Entrambi erano nati nel 1886, cresciuti in Sicilia (Maranzano a Castellammare del Golfo, a Trapani, e Masseria a Menfi, ad Agrigento) ma raggiunsero gli Stati Uniti in tempi diversi. Masseria vi giunse per primo nel 1903, ed è proprio tra le strade di New York che iniziò la sua carriera criminale sotto l’ala protettrice del boss Giuseppe Morello.
Salvatore Maranzano invece fu fatto uomo d’onore, crebbe e si formò come mafioso, in Sicilia, assorbendo i tratti tipici della cultura mafiosa dell’isola, ben diversi dall’ambiente urbano newyorkese. Membro della famiglia siciliana di Stefano Magaddino, Maranzano sarebbe considerato il presunto fondatore di Cosa Nostra americana, derivante dalla riorganizzazione delle cinque famiglie mafiose di New York. Fuggito dall’isola con tutta la famiglia nel 1927 per sfuggire alla repressione fascista contro il crimine mafioso, operata dal “prefetto di ferro” Cesare Mori, si inserì nel circolo dei bootleggers e commercianti d’alcol. Fu proprio in questo contesto criminale che entrò in contrasto con Masseria. Ma come successe?
Durante gli anni’20, Masseria riuscì ad espandersi territorialmente dal Lower East Side dove risiedeva, grazie all’operato di due membri del suo gruppo, Lucky Luciano e Vito Genovese, inoltre, grazie all’alleanza col boss che lo supportava, Giuseppe Morello. Fu questa espansione a metterlo in contrasto con Salvatore D’Aquila, il capo mafioso più influente di quel tempo, il quale sarà poi freddato il 10 ottobre 1928 da sicari al soldo di Masseria. La dipartita di D’Aquila porrà Masseria in una posizione di preminenza, la sua famiglia divenne velocemente col tempo la più forte.
La guerra scoppiò in virtù delle scaramucce che nel frattempo Maranzano operava ai danni di Masseria, dirottando i suoi camion carichi di alcolici e distruggendo i locali clandestini che si rifornivano da lui . Fu nel 1930 che, a seguito di ulteriori omicidi di uomini legati a Masseria o Maranzano (questi ultimi, in particolare, avevano talvolta legami e/o erano originari di di Castellammare del Golfo), la “guerra castellammarese” scoppia in maniera definitiva. Uccisioni e agguati (tra i quali un violento pestaggio che ridurrà in fin di vita Lucky Luciano, dal quale il soprannome Lucky) contrapporranno le due fazioni per circa un anno, finché il 15 aprile 1931 Masserianon verrà ucciso a tradimento in un ristorante di Coney Island, dando fine allo guerra.
Ucciso, fra l’altro, proprio da Lucky Luciano, alleato di Masseria, in quanto la condotta di quest’ultimo e il protrarsi degli scontri, avrebbero danneggiato gli affari.
Per quel che avvenne dopo lo scontro, ci rimangono le memorie di quattro testimoni di eccellenza, Joe Valachi (“soldato” della fazione Maranzano, Lucky Luciano, Joe Bonanno e Nick Gentile (tutti e tre membri di maggior grado della gerarchia mafiosa). Costoro riferiranno di una riunione con cinquecento partecipanti, indetta da Maranzano in un hotel del Bronx e alla quale loro stessi presero parte, in cui il “castellammarese” riorganizzò il sistema in cinque Famiglie, al termine della quale si sarebbe autonominato “capo dei capi” secondo l’antico uso della mafia siciliana.
Luciano tuttavia non ha particolarmente in simpatia Maranzano, e non accetta il finale sancito dalla riunione: pur originario della Sicilia, egli ha sempre rifiutato qualsiasi elemento identitario e mafioso del vecchio mondo (che Maranzano incarnava) rinunciando anche al suo cognome originale, Lucania, poi cambiato in Luciano; e poco positive sono anche le opinioni di Gentile.
Diversa invece la testimonianza di Bonanno, che sottolinea l’infondatezza della nomina di Maranzano a capo dei capi, poiché in realtà tale figura non era prevista nemmeno nella tradizione siciliana: in essa al massimo alcuni capi esercitano maggiore influenza e vengono consultati più degli altri.
E non ci fu nessuna ufficializzazione di Cosa Nostra successivamente alla riorganizzazione e alla formazione della “Commissione” delle Cinque Famiglie dopo la morte di Masseria, come talvolta si crede. Il problema risiede nelle testimonianze fornite dai soggetti Valachi, Gentile e Bonanno. Agli occhi di Valachi, reclutato durante gli scontri in un momento “eccezionale” in cui serviva rinfoltire l’apparato militare delle famiglie mafiose, la riorganizzazione delle Five Families era qualcosa di nuovo.
Ma per Bonanno e Gentile, che forniscono racconti differenti, quella non era tanto una novità, quanto il ritorno ad un pregresso status quo alterato dallo scontro tra Masseria e Maranzano, di cui Valachi, vista la recente affiliazione, non poteva aver contezza. Infatti, le cinque Famiglie non vennero inventate nel ’31, ma si erano formate spontaneamente man mano che gli immigrati si erano stabiliti a New York.
Maranzano diede comunque l’impressione di voler eccedere nei modi e nelle intenzioni. Fu fatale la sua incursione nel labor racket di Manatthan controllato da mafiosi ebrei, strettissimi amici di Luciano: un commando di sicari raggiunse il castellammarese nei suoi uffici, uccidendolo nel settembre del 1931.
Ed è proprio a Lucky Luciano che si farebbe risalire la successiva creazione della Commissione, un gruppo di alti boss o di loro rappresentanti che avrebbe dovuto dirigere la vita criminale newyorkese, con l’intento di evitare scontri e di dirigere gli ambienti criminali in maniera più “diplomatica” rispetto al passato.
Tuttavia è bene ribadire che Cosa Nostra (americana) non fu “fondata” nel 1931 con la presunta formazione delle Cinque Famiglie. Quelli ai quali assistiamo sono piuttosto (ri)adattamenti, come già specificato, alle conseguenze della guerra castellammarese, la quale fu uno spartiacque nella storia della mafia: furono modificati i criteri di ammissione, si mise al bando la figura (informale) del “capo dei capi”, e si decise di non accettare membri che fossero già affiliati a Cosa Nostra siciliana (impedendo quindi una doppia affiliazione).
La Commissione serviva, in ciò, a mantenere l’ordine attraverso la sua funzione mediatrice. Laddove fossero nate controversie tra Famiglie, queste avrebbero potuto appellarsi ad essa, accettandone l’autorità e le eventuali raccomandazioni, le quali però, ricordiamo, non rappresentavano degli obblighi. Ognuno, qualora avesse fatto di testa sua, ne avrebbe poi pagato le conseguenze.
E fu cosi’ che il 5 Dicembre 1933 si chiuse un’era, venne finalmente sancita la fine del Proibizionismo negli Stati Uniti: la gente avrebbe potuto acquistare nuovamente bevande alcoliche regolarmente prodotte e tassate.
dal web di Antonio Gentile