A cura di Dott. Vincenzo Cesareo (Cosenza)
vincenzo.cesareo@dconline.info
Editorialista de IL POPOLO della Democrazia Cristiana.
GOVERNARE IL PROBLEMA IDRICO SARA’ ALLA BASE DI UNO SVILUPPO MONDIALE EQUILIBRATO E PACIFICO ! > * PRIMA PARTE
Il maggior dramma dei prossimi anni, causa siccità, sarà la carenza di acqua dolce ! E’ necessario cominciare a pensare ai dissalatori ed all’energia elettrica per alimentarli.
Le guerre del futuro saranno per l’Acqua: dobbiamo prepararci a questa prospettiva.
Con il nostro Paese alle prese con la peggiore siccità degli ultimi settant’anni e la crisi climatica che minaccia i già fragili ecosistemi e la sopravvivenza stessa dell’uomo sulla Terra, l’acqua e il suo controllo assumeranno un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche di potere e di controllo delle risorse fra gli Stati.
Già nel 2019, secondo un rapporto Unesco, oltre due miliardi di persone nel mondo non avevano accesso all’acqua potabile e quattro miliardi e mezzo non potevano usufruire di servizi igienici sicuri.
D’altra parte, il tasso di utilizzo dell’acqua è cresciuto di circa l’1% all’anno a partire dagli anni Ottanta, a causa della crescita della popolazione; dello sviluppo socioeconomico dei Paesi in via di sviluppo; per il cambiamento dei modelli di consumo.
Anche le previsioni citate nel rapporto stimano che la domanda globale di acqua continuerà ad aumentare a un tasso simile fino al 2050, superando di circa il 20-30% i livelli di utilizzo attuali, soprattutto per via della crescente domanda proveniente dall’apparato industriale e dal consumo domestico.
Un documento del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite sulla scarsità d’acqua stima invece che, entro il 2025, 1,8 miliardi di persone si troveranno a fare i conti con questo problema e due terzi del mondo vivranno in condizioni di “stress idrico”.
Le categorie più penalizzate ed esposte alle crisi idriche sono i rifugiati, le donne, i bambini, in generale tutti i tipi di minoranze, da quelle etniche a quelle linguistiche, da sempre oggetto di discriminazioni e politiche vessatorie.
Sempre nello stesso rapporto Unesco, si legge che tra il 2015 e il 2019 sono state oltre 25 milioni le persone che ogni anno, in media, sono migrate a causa dei disastri naturali.
A dimostrazione del fatto che il fenomeno delle migrazioni non dipende soltanto dagli attriti geopolitici e dai conflitti armati, ma anche dagli effetti sempre più violenti e drammatici dei cambiamenti climatici.
Una ricerca dello Stockholm International Peace Research Institute mostra poi che il cambiamento climatico potrebbe portare a un calo compreso tra il 20 e il 40% della disponibilità di cibo e acqua.
Inoltre, quasi ogni anno a partire dal 2012, le crisi idriche sono state classificate tra le prime cinque della lista Global Risks by Impact del World Economic Forum.
Nel 2017, gravi periodi di siccità hanno contribuito alla peggiore crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale, quando 20 milioni di persone in tutta l’Africa e nel Medio Oriente sono state costrette a lasciare le proprie case a causa della carenza di cibo e dei conflitti scoppiati sui propri territori.
Se a questi dati si aggiunge che la disponibilità di risorse idriche è minacciata dalla rapida crescita della popolazione mondiale, che potrebbe raggiungere i 10 miliardi entro il 2050, e che 12 dei 17 Paesi più poveri d’acqua del mondo si trovano in Medio Oriente, Nord Africa, Pakistan e India, regioni già economicamente e politicamente fragili, fortemente colpite dalla siccità e dalla crisi climatica, e per lo più sconvolte da guerre e scontri interni, non sorprende che i conflitti e la violenza per il controllo dell’acqua siano in aumento e destinati a intensificarsi nei prossimi anni.
In realtà, i conflitti per l’“oro blu” sono antichi quanto la storia dell’umanità: il primo risale addirittura al 2500 a.C., quando le due città-stato sumere di Lagash e Umma si scontrarono per l’approvvigionamento idrico dai due famosi fiumi dell’area, il Tigri e l’Eufrate.
Un altro esempio che ci arriva dal passato riguarda le proteste, nel 30 d.C., degli ebrei contro i Romani per l’ingiusta distribuzione delle risorse idriche.
Oggi, nella stessa zona, quasi duemila anni dopo, sono i palestinesi a portare avanti la battaglia per l’accesso all’acqua, ostacolato dagli occupanti israeliani.
Come riporta il sito Water Conflict Chronology, che monitora e classifica gli eventi relativi ai conflitti per l’acqua dall’inizio della civiltà a oggi, il numero di scontri per l’approvvigionamento o il controllo idrico nel mondo negli ultimi anni è aumentato.
Se tra il 2000 e il 2009 se ne sono infatti contati 220, tra il 2010 e il 2019 sono saliti a 620, mentre dal 2020 a marzo 2022 ne vengono segnalati 202.
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