Anche le spiagge italiane sono invase dalla plastica, esempio eclatante quello della Versilia, in cui si è riversata tutta l plastica dispersa nel fiume Arno.
La plastica nel mare, ma non solo, anche sulle spiagge e lungo le coste, è indice di un alto tasso di inquinamento, stavolta molto più visibile del PM10 (è un insieme di sostanze inquinanti costituito da polveri, fumo, microgocce e altre sostanze liquide), che può essere meno lampante, anche se alla lunga tremendamente nocivo.
L’indagine Beach Litter 2017 di Legambiente mette in luce il problema e gli dà delle dimensioni. Monitorando la situazione in 62 punti del litorale, è emerso che ci sono in media 670 rifiuti ogni 100 metri lineari di costa e al primo posto troviamo la plastica, come presenza, a seguire poi vetro e ceramica, metallo, carta e cartone.
Nel mare ci sono sacchetti di plastica, shopper e buste, ma anche plastica in altre forme e non serve dare la colpa alle grandi multinazionali lavandosene le mani perché a quanto pare il 54% dei rifiuti, sono di origine domestica. Questo significa che abbiamo una grande responsabilità, ma anche la possibilità di incidere nel nostro piccolo sul problema. Cerchiamo di riutilizzare i sacchetti di plastica o, meglio ancora, di puntare su quelli biodegradabili o di stoffa, anche più resistenti e spesso colorati e simpatici. Tra dieci o vent’anni nelle acque ci saranno più plastica che pesci. Una prospettiva drammatica se non apocalittica che possiamo parzialmente invertire solo con la forza di volontà, iniziando a comportarsi da esseri umani all’interno di un ecosistema e non da invasori del pianeta.
In concreto, dobbiamo evitare di disperdere i rifiuti nell’ambiente, dobbiamo impegnarci a fare la raccolta differenziata e a usare meno plastica nella vita di tutti i giorni, per non uccidere tutte le forme di vita che si trovano nel mare.
Purtroppo ci siamo abituati a comprare e buttare qualsiasi cosa senza renderci conto che tutto quello che non riutilizziamo e non è biodegradabile finisce inevitabilmente nel nostro ambiente. Basterebbe usare un sistema che si basa sul riutilizzo della plastica e sull’uso di prodotti e materiali alternativi e meno invasivi a livello ambientale. In barca non usiamo bottiglie di plastica, ma bottiglie riutilizzabili di metallo, cerchiamo di evitare le cannucce per le bibite, di portare la nostra tazza per il caffè take away … piccoli dettagli che possono cambiare il nostro pianeta e ridurre la plastica!”. E circa le microplastiche, minuscole particelle di plastica prodotte sia da cosmetici e processi industriali, sia dalla disintegrazione di pezzi più grandi di spazzatura, che vengono ingerite e accumulate nei tessuti di molti organismi marini e che invadono silenziose l’oceano,
La plastica è molto presente sulle spiagge e nel mare, sfiora l’80% e le bottiglie gettate dove non si dovrebbe, certo danno un forte contributo a questo fenomeno. Proprio per diminuire la presenza di bottiglie di plastica nel mare noi possiamo fare molto, e anche le amministrazioni locali e le associazioni. Già molti si sono mossi, ad esempio incentivando la raccolta differenziata attraverso premi e vantaggi, oppure aumentando i punti di raccolta e rendendola facile e agevole.
Ci sono molte novità da conoscere che possono aiutarci a produrre meno plastica, che vada poi nel mare o in un prato, è sempre meglio buttarne meno. Tutto merito della ricerca, che ci fa scoprire materiali nuovi e ecologici. Ad oggi infatti, troppi permangono troppo nel mare come sulla terra: una scatola di cartone scompare in un mese, un rotolo di carta igienica in 60 giorni, un pannolino usa e getta in 200 anni ma anche per una “semplice” bottiglia o per uno “banale” shopper, ci vuole quasi un mese.
Soltanto su metà del Pacifico, fra la California e le Hawaii, galleggia un’isola di plastica grande tre volte la Francia. Per non parlare dei rifiuti che rimangono a terra. Ovunque, la plastica indistruttibile avvelena la terra, l’acqua e (se bruciata) l’aria, soffoca e intossica gli animali e le piante, entra nella catena alimentare e finisce nei nostri piatti.
Per collaborare alla liberazione del mare dalla plastica, se ne possono ridurre i consumi domestici, impegnandosi ad usare gli appositi contenitori della raccolta differenziata.
Ricordate che la natura è nostra amica, solo con la formazione nelle scuole e con maggiori controlli dell’ordine competente possiamo ricominciare a salvaguardare i nostri figli e la salute del pianeta, spieghiamo loro cosa l’uomo sta facendo,.L’uomo sta minacciando tutto il sistema planetario, diciamo no alla maleducazione e cerchiamo di fare qualcosa, perché tutti abbiamo bisogno di vivere in un mondo migliore.