Oggi, forse, Di Maio e Salvini usciranno da uno studio, comodo e con belle e pesanti tende alle finestre, ed annunceranno di aver fatto nascere un governo di cambiamento, completamente diverso dai precedenti.
Magari sarà così, ce lo auguriamo tutti, ma il metodo utilizzato non è certo diverso da quello utilizzato fino ad oggi da tutti i politici del mondo e molto diverso dallo streaming preteso cinque anni fa.
Fare politica, vera politica, difatti, non è fare proclami o sostenere le istanze della tua parte schiacciando la minoranza, come è accaduto negli ultimi venticinque anni e sembra accadrà nei prossimi cinque, ma governare gli eventi e permettere a tutti di vedere un futuro raggiungibile.
Certamente, tutta l’azione del governo deve essere informata a idee coerenti e condivise, ma deve essere sempre rispettosa delle istanze “altre” .
Questo comporta compromessi, a volte duri e personalmente sgradevoli, sia sulle persone da portare avanti che sulle idee da perseguire, e non può essere messo in piazza, dato in pasto all’opinione publbica se non alla fine di una estenuante trattativa, che riesca a trovare il meglio fra le istanze presentate.
Il popolo, in una democrazia rappresentativa, deve prestare moltissima attenzione durante le elezioni e poi dovrebbe affidarsi alle persone elette le quali, se non fanno bene, dovrebbero sapere che alla prossima tornata elettorale non saranno più chiamate a rappresentare lo stato.
In Italia non è mai stato così e forse non lo sarà mai. Le soluzioni populiste, il vincolo di mandato, il numero massimo di legislature non sono vere soluzioni.
Chi si affiderebbe ad un idraulico che fino al mese prima era un barista o uno steward, o che lavora otto ore al giorno in ufficio e può dedicare alla sua professione “integrativa” solo le ore buche?
La politica è un mestiere nobile, che deve essere fatto da professionisti, i quali devono impegnarsi allo stremo per capire le necessità del proprio territorio, intessere alleanze e desistenze per lo sviluppo sano e prospero della propria gente.
La distorsione che ne è stata fatta dai partiti fino ad oggi ha invece svilito l’opera del politico, presentandolo solo come uno yes-man asservito a logiche personali e corruttive.
La ri-nascente Democrazia Cristiana, sulla base di forti radici di impegno sociale e di una dottrina sociale della chiesa che la imbibisce, ha l’ambizione di creare una nuova classe dirigente che, diventando professionista della politica, risolva i problemi del paese nella maniera più efficiente ed efficace, con uno sguardo a tutte le categorie sociali e di pensiero.