di LOREDANA VACCAROTTI
Il 14 giugno del 1966 il Vaticano ha annunciato l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti “Index librorum prohibitorum” che era un elenco delle pubblicazioni proibite dalla Chiesa Cattolica. Questo indice fu creato nel 1559 da papa Paolo IV: un elenco aggiornato fino al xx secolo e soppresso successivamente dalla congregazione per la dottrina della fede.
La chiesa fin dalle sue origini ha dovuto lottare contro l’eresia e tra i vari pericoli vi era annoverata anche la pubblicazione di opere dichiarate eretiche. Vari Concili si sono sono susseguiti negli anni e molteplici furono le condanne al rogo. Con l’invenzione della stampa nel XV secolo si era anche moltiplicata la possibilità di diffondere opere devianti dai dogmi cristiani. La chiesa si prese dunque carico di controllare meticolosamente tutto ciò che veniva pubblicato.
Nel 1542 Papa Paolo III istituì la “Sacra Congregazione e della Romana e Universale Inquisizione” tramite una bolla papale al fine di “mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminare le scritture ed individuare gli errori e le false dottrine”.
Con il futuro Papa Paolo IV sì pubblicò il primo indice dei libri proibiti. Nel 1543 fu creato il consiglio dei dieci e la Repubblica di Venezia, con il compito di sorvegliare In generale e multare chi stampava senza permessi. Ma quali furono tali opere? Scritti da chi?
L’ indice del 1559 con la supervisione della Santa inquisizione decretato a Roma il 30 dicembre del 1558; prescriveva le pene e scomunicava: “nessuno osi ancora scrivere, pubblicare, stampare o far stampare, vendere, comprare e dare in prestito, in dono o con qualsiasi altro pretesto ricercare, tenere con sè, conservare e far conservare qualsiasi dei libri scritti nel Santo Uffizio tra questi anche: 45 Bibbie, così come libri di magia cerimoniale.
Il secondo Concilio Tridentino del 1564 dopo il Concilio di Trento, quest’ultimo non solo si applicò in Italia ma esteso anche in buona parte dell’Europa. Solo nel XVII secolo alcuni stati la Santa Inquisizione cessò di perseguire la detenzione di libri proibiti. Nel 1758 Papa Benedetto XIV semplifico’ le norme da seguire e la condanna dei libri. A partire dal 1917 le competenze dell’Inquisizione chiamata Santo Uffizio che durante i quattro secoli l’indice fu aggiornato per la bellezza di 20 volte e fu accantonato con le riforme del Concilio Vaticano II.
La chiesa in accordo con i comuni volevano appropriarsi del verbo reggente della gente dichiarando eretici i; Catarì, Valdesi, gli apostati, i convertiti, gli apostolici, ebrei neri e Bianchi, musulmani, protestanti, nestoriani, induisti, streghe, illusi, bigotti, Pagani, illuminati, medici, atei, studiosi, politici, filosofi, ecc. Viterbo fu una tra le città più perseguitate.
Il 14 giugno del 1966 il Vaticano denuncia l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti “Index librorum prohibitorum” . L’inquisizione fu una macchina che macino’ un’ enorme mossa di capitali finanziari e spinse gli accusati ad autoaccusarsi per sfuggire alle torture tremende prima di essere bruciati. Viterbo e Roma 1/3 dei beni confiscati andava al comune, 1/3 agli inquisitori e l’altro alla chiesa.
LOREDANA VACCAROTTI – VITERBO