Il gruppo cinese Qindao Hayer ha messo le mani sullo storico marchio italiano Candy, tirando fuori 475 milioni di euro. Il gruppo che si occupa di elettrodomestici passa al gruppo quotato alla Bosa di Shangai. Haier acquisirà il 100 per cento dell’azienda dai due soci italiani. La società della famiglia Fumagalli è solo l’ultimo dei marchi italiani che passa in mani estere.
Solamente nel giugno dello scorso anno Candy aveva annunciato un ambizioso piano di investimenti da quasi 300 milioni di euro in tre anni, di cui circa 100 in marketing e comunicazione e 105 in sviluppo e innovazione. Il gruppo era nato nel 1945 a Monza col nome Officine Meccaniche Eden Fumagalli. L’anno seguente alla Fiera di Milano, venne presentato il primo esemplare di lavatrice Candy, Made in Italy. I fratelli Aldo e Beppe Fumagalli controllano il 90% del marchio italiano.
In Italia i cinesi avevano già tentato un primo approccio, scegliendo nel 2001 Campodoro, in provincia di Padova, come base produttiva di frigoriferi per l’Europa Alla fine del 2015, però, la decisione di cessare l’attività e avviare le procedure per la cassa integrazione straordinaria per crisi per un centinaio di addetti, non riuscendo, negli anni, a raggiungere l’equilibrio finanziario necessario alla prosecuzione. In Italia, Haier è presente oggi con società che si occupano di distribuzione.
Fonti vicine all’operazione sottolineano che la trattativa tra i cinesi e la famiglia Fumagalli era stata avviata da mesi, con un’ipotesi iniziale di una cessione del 20% del capitale. Nelle ultime settimane era stata aperta la data room e si sono succedute a Brugherio, sede di Candy, le visite delle delegazioni da Qingdao per procedere alla due diligence, finalizzata al closing annunciato oggi.
«Nell’era dell’IoT – ha dichiarato Liang Haishan, presidente del Consiglio di amministrazione di Qingdao Haier – facendo leva sulle sue forti capacità di ricerca e sviluppo, Candy Group si è focalizzata sull’applicazione delle tecnologie di rete agli elettrodomestici tradizionali, obiettivo che si allinea perfettamente con la strategia Eco-brand di Haier. Riteniamo che questa operazione segni l’inizio di una cooperazione strategica di successo tra Haier e Candy Group, che non solo stimolerà il potenziale del mercato degli elettrodomestici intelligenti, ma ispirerà anche il settore a mantenersi all’avanguardia per migliorare l’esperienza del cliente». Beppe e Aldo Fumagalli hanno dichiarato: «siamo felici di entrare in Haier. Qingdao Haier e Candy Group condividono la stessa visione, che è quella di continuare a migliorare la qualità della vita delle famiglie. Crediamo che la capacità di innovazione, tecnologia e design unite allo stile italiano di Candy si integreranno perfettamente con il modello operativo di Qingdao Haier. Insieme soddisferemo meglio le crescenti richieste di prodotti più personalizzati e renderemo migliore e più semplice la vita delle persone».
L’anno scorso l’azienda brianzola ha fatturato 1,14 miliardi, in crescita del 10% sul 2016 (l’obiettivo di medio periodo è 2 miliardi di ricavi). L’Ebit è salito del 3,8%, a oltre 44 milioni, mentre l’utile netto si è ridotto da 12 a 2,2 milioni; su questo risultato pesa però uno stanziamento di natura straordinaria e non ricorrente a un fondo per rischi futuri. In calo da 139,4 a 114 milioni la posizione finanziaria netta, a cui si aggiunge un prestito obbligazionario di 40 milioni della famiglia. L’anno scorso sono stati investiti 40 milioni, in linea con il piano da 105 milioni che si concluderà nel 2019.
L’azienda possiede già uno stabilimento produttivo in Cina, nel Guandong, che si affianca a quello di Brugherio, e agli altri 4 attivi sul mercato Emea (uno in Francia, uno in Russia e due in Turchia, uno di questi in fase di avvio in questi mesi). Qingdao Haier è stata fondata il 28 aprile 1989. La società è quotata alla Borsa di Shanghai e ha un giro d’affari di 242 miliardi di yuan e 108 stabilimenti produttivi nel mondo.
Mentre la Melegatti ancora resiste e rimane un Brand ancora italiano, La Melegatti ha un nuovo proprietario: è la newco che fa capo alla famiglia Spezzapria, storici industriali veneti. A deciderlo è stato il Tribunale di Verona. «Da oggi lavoreremo per realizzare la squadra necessaria a rilanciare uno dei brand più importanti dell’alimentare italiano e per riaprire lo stabilimento produttivo», ha annunciato Denis Moro, il manager che, per conto dell’impresa acquirente, ha ricevuto dal Tribunale la definitiva aggiudicazione dello storico marchio.
La notizia dell’acquisizione da parte della famiglia Spezzapria, proprietaria del gruppo Forgital, un colosso delle lavorazioni industriali con un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro l’anno, era circolata nei giorni scorsi, insieme all’indiscrezione sulla cifra sborsata: 13,5 milioni di euro. Mancava però l’ufficialità, collegata alla chiusura dell’asta. Gli Spezzapria sono già impegnati con la Eriplast Spa e la Fucine Film Spa nel settore del packaging alimentare. Secondo quanto riferito dallo stesso Moro, la newco degli Spezzapria è l’unico investitore dell’operazione Melegatti, con la quale sono stati acquisiti sia il marchio sia lo stabilimento produttivo, con l’obiettivo di mantenere l’integrità tra i due beni.
«Finalmente recuperiamo uno dei marchi che ha reso grande la nostra terra e che ha contribuito alla convivialità delle famiglie italiane per oltre 120 anni. Solo la sensibilità verso le origini e le tradizioni della famiglia Spezzapria, assieme a un non trascurabile coraggio industriale teso a rilanciare l’occupazione e lo sviluppo territoriale, hanno consentito di tutelare l’integrità e l’italianità del marchio che ha fatto la storia del mondo dolciario», ha proseguito Moro. Il presidente della newco è Giacomo Spezzapria, figlio dell’imprenditore Roberto Spezzapria. L’operazione è stata realizzata grazie al supporto dello studio legale associato Carnelutti.
«Amiamo il nostro territorio, le sue tradizioni ed è per noi motivo di grande orgoglio contribuire a preservare le sue eccellenze produttive», ha affermato Giacomo Spezzapria, quinta generazione imprenditoriale della famiglia. «Come dimostra la nostra storia imprenditoriale siamo sempre convinti che siano le persone a fare le imprese e dunque incontreremo al più presto gli organismi rappresentativi dei lavoratori sia interni che esterni. La nostra strategia per Melegatti punta a riportare il prima possibile sia in Italia che all’estero il famoso pandoro, il panettone e i vari prodotti dolciari», ha spiegato il presidente dell’azienda, aggiungendo che «attraverso un piano di sviluppo miriamo a far crescere l’azienda, caratterizzandola per la continua ricerca delle migliori soluzioni innovative. Siamo pronti a scrivere nuovi capitoli della storia della Melegatti».
In definitiva il Padoro non parlerà cinese, mentre la Candy dal colore storico del bianco la vedremo cambiare piano piano in altro colore.
di Antonio Gentile