IL “MISTERO” DELLE RSA TOSCANE
I numeri, per quanto freddi, sono inappellabili e quindi non si possono discutere e guardando a quelli della regione Toscana c’è da rimanere sconcertati, anche se chissà perché nessuno ne parla.
Ci riferiamo a quelli delle Rsa Toscane dove ad oggi i decessi sono più di 150, anziani che se ne sono andati senza nemmeno avere la possibilità di vedere o salutare per l’ultima volta i propri cari. Anche qui dunque il virus ha creato una catena di contagi che non si riesce a fermare.
In tutta la Regione ci sono migliaia di infetti e centinaia di morti, proprio in quei posti dove le persone credevano di essere protette e al sicuro. Che il sistema faccia acqua da tutte le parti e oramai evidente, ma per trovare le falle bisogna tornare al 2 di marzo, quando la prima circolare della regione Toscana riguardante le Rsa indicava le prime linee guida per le procedure sulle accettazioni, sull’operatività del personale sanitario, sulle separazioni delle aree Covid e No-Covid e sull’accesso di visitatori dall’esterno.
E’ da quel giorno che gli anziani non hanno più visto i propri parenti. “I primi di marzo sono andata all’Impruneta (Firenze sud) per portare i vestiti a mio nonno, in una casa di cura dove è stato trasferito dopo un breve ricovero all’ospedale di Careggi, non mi volevano far entrare, racconta Giulia – (nome di fantasia) – alla fine si sono convinti, perché ho spiegato che volevo dirgli che questa era l’ultima volta che ci saremmo potuto vedere e lasciargli i vestiti. Nessuno tra medici, infermieri e operatori sanitari portavano le mascherine”.
Ed ecco il punto, in Toscana le mascherine erano già esaurite ovunque dai primi di febbraio e la Regione, nonostante la circolare, non è riuscita a rifornire in tempo gli operatori dei dispositivi di protezione, una vera beffa considerando che proprio la Regione “Rossa” aveva il compito di distribuire i materiali. Come potevano quindi le Rsa seguire le linee guida della regione? “Il fatto è, – racconta una infermiera della struttura -, che anche noi avevamo paura perché ne eravamo sprovvisti quasi del tutto nelle prime settimane di marzo e quindi abbiamo dovuto correre il rischio”. Una scommessa però costata la vita a centinaia di persone.
Poi il 29 marzo una nuova ordinanza del presidente della Regione, Enrico Rossi, specifica le modalità di trattamenti dei casi. Con il trasferimento negli ospedali dei pazienti più gravi e l’isolamento di quelli positivi all’interno della stessa struttura o in altre se questo non è possibile, fare poi uno screening nelle Rsa e Rsd (residenze per disabili) con esami ad ospiti e a tutti gli operatori sanitari, con priorità a coloro più interessati al contagio. Ottima cosa potremmo dire, peccato che queste misure non hanno trovato facile applicazione perché mancano i tamponi. “stiamo ancora cercando di fare il tampone a tutte le persone presenti nella struttura” ci spiega un medico della Rsa dell’Impruneta, “per ora è stato eseguito solamente sulle persone risultate positive ai test sierologici, gli operatori sanitari sono l’ultima ruota del carro.
Ora ripartiremo cercando di fare il test a tutti gli anziani, poi vedremo se riusciamo ad ottenere i tamponi anche per medici e infermieri”. Come se non bastasse, i “fortunati” a cui è stato fatto il tampone, avrebbero potuto infettare per giorni chiunque, “abbiamo dovuto aspettare 5 giorni per avere la risposta” ci riferisce il dottore. In questi giorni di attesa i pazienti positivi sono rimasti nelle proprie stanze, infettando potenzialmente tutti gli altri. Il motivo di queste lungaggini sono la mancanza di risorse. I laboratori di analisi della Regione sono stati aumentati, ma rimangono sempre in sovraccarico. Fatto alquanto prevedibile considerando che la Regione non si è minimamente impegnata per prevenire questo problema. Anzi i primi giorni di aprile,una nota della stessa specificava che” La Regione Toscana è disposta a convenzionarsi con i privati che lo vorranno, ma se procederanno a fare i test in autonomia, la Regione li denuncerà alla Protezione civile nazionale, chiedendo la requisizione dei kit per i test sierologici”.
Bloccando i test nelle cliniche private ha costretto tutti coloro che ne avessero bisogno a rivolgersi alle strutture pubbliche, le quali in pochi giorni sono state costrette a far fronte a migliaia di richieste, senza essere in grado di poterle evadere.
Ora la Regione, fa retromarcia, ” Pare che il governatore Rossi, dice il medico della Rsa, abbia tolto il veto ai test presso i laboratori privati, se fosse vero potremo analizzare i test nei nostri laboratori, riuscendo ad avere i risultati in meno di 24 ore. Questo farebbe la differenza, quando fra qualche giorno dovremo analizzare la possibilità di mandare a casa i guariti. Infatti, continua il dottore, “per dichiarare guarita una persona c’è bisogno di due tamponi positivi, distanti 48 ore uno dall’altro, ma se per il risultato del primo dovessimo aspettare di nuovo cinque giorni, Lei capisce che saremmo di nuovo daccapo”.
BazzucchiDanilo –Capo-Ufficio stampa nazionale Vicario della Democrazia Cristiana.
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