IL PONTE D’ARGILLA il libro che ha riscosso i consensi della critica, questo avviene esattamente tredici anni dopo lo straordinario successo di ‘Storia di una ladra di libri’, Markus Zusak torna con un nuovo attesissimo libro ‘Il ponte d’argilla’.
E’ il suo primo romanzo per adulti che è uscito in Italia per Frassinelli il 9 ottobre, in contemporanea con l’Australia, dove vive lo scrittore, con il Canada e con gli Stati Uniti.
Storia dei cinque fratelli Dunbar che se la devono cavare da soli, dopo la morte della madre e l’abbandono del padre, il nuovo romanzo arriva dopo gli 8 milioni di copie vendute nel mondo, 96 mila in Italia, e la traduzione in 40 lingue, di ‘Storia di una ladra di libri’ scritto da Zusak nel 2005 e diventato anche un film di Brian Percival. Proprio in occasione dell’uscita del film, il romanzo, ripubblicato nel nostro Paese nel 2014 aveva venduto 450.000 copie diventando il libro più venduto dell’anno.
Matthew, Rory, Henry, Clayton e Thomas, il più giovane dei fratelli Dunbar, detto Tommy, devono fare i conti presto con la vita e con il mondo degli adulti. Della loro famiglia fa parte anche il mulo Achilles. Insieme dovranno darsi delle regole e affrontare le difficoltà. A far da guida sarà Clayton, soprannominato Clay, l’unico che accetterà di riavvicinarsi al padre per costruire con lui un ponte, concreto e metaforico. “In inglese, clay è un vocabolo che ha una duplice valenza. E’ l’abbreviazione del nome proprio Clayton e, in secondo luogo, significa argilla, il materiale utilizzato in edilizia, nella produzione di ceramiche e sculture” spiega Zusak, che è nato in Australia nel 1975 e vive a Sidney con la moglie e i due figli.
Certo, il romanzo “può essere tranquillamente letto anche senza saperlo, ma il fatto di esserne a conoscenza rende senz’altro più significativa la storia di Clay e del suo ponte” sottolinea lo scrittore che ci fa entrare in un flusso temporale in cui passato, presente e futuro sembrano quasi fondersi. Già nei titoli dei capitoli si capisce questo gioco con il tempo: si parte da ‘Prima del principio’ e si conclude ‘Dopo la fine’.
In questo ritratto familiare dove sono centrali la musica e una la vecchia macchina per scrivere MDS, viene ripercorsa anche e soprattutto la storia dei genitori dei cinque fratelli Dunbar: della loro madre, Penelope, detta Penny, scappata dalla Polonia, e del loro padre Michael e si entra nel cuore e nei diversi caratteri di questi ragazzi che si chiedono chi erano i loro genitori prima dei figli? “Una donna dai tanti nomi: la sbagliatrice, la ragazza del compleanno, la sposa con il naso rotto, e Penny” è scritto sulla lapide di Penelope, “molto amata da tutti ma soprattutto dai ragazzi Dunbar”.
Nel passato dei Dunbar anche un nonno con la passione per i miti greci e una nonna con la sua macchina per scrivere.
“Michael e Penelope si erano incrociati, e naturalmente era cominciato tutto con il pianoforte” si racconta. E ancora: “In principio c’eravamo tutti – ciascuno di noi una piccola parte che serviva a raccontare il tutto – e nostro padre aveva dato una mano in ogni singolo parto; era stato il primo a tenerci in braccio. Come Penelope amava dire, se ne stava lì, assolutamente consapevole, e piangeva accanto al letto, raggiante”.
I cinque ragazzi Dunbar affrontano la vita con coraggio, ma Clay ce la farà a portare a termine la più difficile delle sue imprese? Quel ponte e quel segreto che si nasconde dietro la scomparsa del padre quanto valore hanno? Michael e Penelope “erano identici e opposti, come se rispettassero una simmetria che era frutto di un progetto o del destino stesso. Lei veniva da un luogo lontano e circondato d’acqua, lui da un luogo lontano e arido” racconta Zusak che mostra, come dice il narratore, come “tramite Clay, cambiammo anche noi. Tutti”.
Un ponte dagli archi maestosi, in cui ci sia anche lui stesso (Clay in inglese significa argilla). E mentre scava, trasporta, impila, progetta, ama e soffre, dorme poco e mangia ancora meno, la storia della famiglia Dunbar e delle sue tante lacrime si incastra, mattone dopo mattone, anche se non c’è cemento a tenerli uniti, ma solo poesia, la delicata attenzione per le piccole e grandi cose che costruiscono la nostra esistenza, e la nostra identità.
di Antonio Gentile