A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone / prov. Ascoli Piceno)
fernando. ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651
Vice-Segretario nazionale vicario del Dipartimento Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana
Vice-Direttore de “IL POPOLO“ della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana.
IL RICORDO DI DON GIOVANNI MINZONI NEL CENTENARIO DELLA MORTE
Don Giovanni Minzoni, nacque a Ravenna il 29/06/1885 ed è da annoverare tra gli esempi più fulgidi di martiri per la libertà e per la democrazia.
Quest’anno ricorre il centenario della sua morte.
Precisamente avvenne il 23 agosto 1923 ad Argenta (FE), quando fu aggredito da due squadristi fascisti ed a seguito delle lesioni riportate, morì poche ore più tardi.
Medaglia d’argento al valor militare nel periodo da cappellano durante la Prima Guerra Mondiale.
Da sempre oppositore del fascismo, non mancò di mostrare la sua contrarietà ed opposizione al nuovo regime che si venne instaurando in Italia nel 1922.
Non condivideva nè l’ideologia nè i i loro metodi fortemente violenti.
Sacerdote esemplare ed educatore dei giovani ai valori della libertà, della giustizia e della democrazia, aderì al Partito Popolare di Don Luigi Sturzo nell’aprile del 1923 divenendo indiscusso e autorevole punto di riferimento degli antifascisti di Argenta.
A ricordare nel giusto e dovuto modo istituzionale la figura di Don Giovanni Minzoni, nel centenario della uccisione del sacerdote da parte delle squadracce fasciste, è stato il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, che ha deposto una corona di fiori sulla tomba di don Giovanni Minzoni ad Argenta con tutti gli onori dovuti.
Terminata la deposizione, all’incrocio tra via don Minzoni e via Pascoli, davanti alla lapide che ricorda il luogo del martirio, Mattarella ha osservato un minuto di raccoglimento.
Giovanni Minzoni, Lorenzo Milani e Tonino Bello: tre don di cui in questo 2023 ricorre un anniversario importante giustamente celebrati.
Tre sacerdoti scomodi, ciascuno a suo modo, non sempre capiti dalla Chiesa.
Tutt’e tre avevano intuito che la Chiesa doveva cambiare tornando alle origini per sapere ancora parlare agli uomini e alle donne del mondo contemporaneo.
Don Giovanni Minzoni (1885-1923), fu parroco ad Argenta (in provincia di Ferrara e diocesi di Ravenna), dall’altra sponda del Reno, una terra tradizionalmente socialista e repubblicana.
Da Alberto Comuzzi è stato definito il “Matteotti cattolico”.
Detta definizione la si può trovare in una biografia pubblicata dal Messaggero Padova nel 1985.
<< Se don Minzoni fu oppositore del fascismo lo fu – ebbe a dichiarare l’all0ra arcivescovo di Ravenna Sua Em. Cardinal Ersilio Tonini – perché prete, perché pastore d’anime, in virtù della sua fede.
Se fu giustiziato da alcuni ras locali è perché aveva osato contrapporre il modello cristiano di educazione dei giovani a quello del regime fascista e non aveva avuto alcun timore a criticare i loro metodi violenti. >>
Ricordiamo don cardinal ersilio tonini
Complimenti all ‘autore dell’articolo che bene ha descritto la figura di un sacerdote coraggioso innamorato della libertà e della democrazia