Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo un interessante contributo del Dott. Angelo Mingrone (Cosenza) * angelo.mingrone@alice.it
******************************************
Fernando Ciarrocchi (Ascoli) * cell. 347-2577651
fernando. ciarrocchi@dconline.info *
Coordinatore nazionale Vicario della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana
Segretario regionale Dipartimento Comunicazione Democrazia Cristiana della Regione Marche.
******************************************************
A cura del Dott. Angelo Mingrone (Cosenza) * angelo.mingrone@alice.it
IL SALE DELLA VITA (PARTE SECONDA)
Evitiamo, onde evitare di tediare il lettore, di parlare dei numerosi altri conflitti che insanguinarono l’Italia e l’Europa nel corso del medio Evo e dell’età moderna, per dire unicamente che la tassa sul sale è stata quella a cui più spesso hanno fatto ricorso i monarchi e i potenti di turno, perché ritenuta una delle più sicure e più lucrose.
I nostri antenati, quindi, pur non conoscendo tutte le proprietà fisiologiche del sale (e del sale da cucina in particolare), ne comprendevano l’importanza al punto di essere disposti a tutto pur di venirne in possesso.
Il sale da cucina o cloruro di sodio (costituito per il 60% da Sodio e per il 40% da Cloro) è un elemento di importanza vitale per il nostro organismo, che in definitiva non è altro che una soluzione salina nella quale sono immersi proteine lipidi e glucidi e altre molecole di minori dimensioni.
Sodio e potassio governano l’equilibrio elettrochimico delle nostre cellule, lo svolgersi del normale metabolismo cellulare, e il flusso programmato di ioni dall’interno all’esterno della cellula e viceversa è alla base di molte reazioni vitali del nostro organismo.
Se non ci fosse scambio di ioni tra cellula ed interstizio, non sarebbe possibile per esempio registrare un elettrocardiogramma, o i potenziali elettrici di una elettromiografia, non ci sarebbe vita.
Il problema è che, per lo meno nelle società occidentali, esso viene introdotto consumato in eccesso rendendosi responsabile di patologie, come l’ipertensione, che potrebbero essere evitate se si avesse cura di ridurne l’apporto.
L’organizzazione mondiale della Sanità raccomanda per esempio una assunzione giornaliera di sale non superiore ai 5 grammi al giorno tenendo conto dei diversi fattori che potrebbero modularne le necessità: per esempio il caldo, la sudorazione, le perdite legate all’attività fisica ecc. Il consumo reale è invece sicuramente superiore e in Europa è pari a circa 11 grammi, cioè più del doppio.
Una raccomandazione, quella dell’OMS, che si scontra con le nostre abitudini alimentari caratterizzate dal consumo di cibi conservati con quantità di sale superiore al necessario, con l’abitudine di aggiungerlo in eccesso ai cibi che consumiamo e con lo scarso utilizzo di condimenti come per esempio il limone o l’aceto che sono parimenti gustosi, ma senz’altro meno pericolosi di un quotidiano, costante eccessivo introito di cloruro di sodio.
Il sale in eccesso però fa male: introdotto con la dieta si associa ad un aumento della incidenza di ipertensione arteriosa e delle conseguenti patologie cardiovascolari. Gli studi scientifici parlano chiaro: se si riducesse l’assunzione di sale a meno di 3 grammi al giorno si avrebbe un drastico calo dei casi di Ipertensione arteriosa di infarto miocardico e di ictus cerebri.
Lo studio INTERSALT ha documentato in modo chiaro che la pressione arteriosa risulta tanto più elevata, quanto maggiore è la quantità di sale che giornalmente viene assunta.
E nel corso del congresso del 2011 dell’Associazione Medici Cardiologici Ospedalieri è emerso in modo chiaro che un cucchiaino da te, di sale in meno, ogni giorno, potrebbe evitare 67 mila casi di infarto e 40 mila casi di ictus all’anno, con evidenti ripercussioni positive sulla nostra salute e sulla economia della nostra nazione, così in difficoltà in questo periodo.
Non tutte le nazioni sottovalutano il problema del Sale: in Finlandia, per esempio una drastica riduzione del suo consumo ha determinato una riduzione del 75% dei casi di ictus e della mortalità coronarica e un aumento dell’aspettativa di vita di ben 5-6 anni (dati desunti da Paolo Verdecchia, tra i più bravi cardiologi italiani).
Come si può facilmente intuire si tratta di un problema apparentemente semplice, ma che in realtà non può prescindere da una adeguata informazione capillare che può essere fatta solo con il contributo della classe dirigente. Assai più modestamente, nella mia attività quotidiana, raccomando sempre, insieme ai miei colleghi, ai miei pazienti, di ridurre il consumo in eccesso del sale.
La riduzione potrebbe avvenire per gradi in maniera tale da renderla più accettabile, e da consentire in definitiva di apprezzare meglio le qualità organolettiche dei cibi che consumiamo.
Ma è un fatto che questo tipo di raccomandazioni vengono quasi sempre disattese, per la difficoltà non piccola di dovere cambiare abitudini e stile di vita.
I pochi che riescono a ridurre il consumo di sale, però, non tornano indietro su questa scelta, dichiarando di sentirsi meglio e di controllare meglio la propria ipertensione.
Tornando infine al pane sciapo, cioè alla panificazione senza sale del centro Italia, essa potrebbe essere una delle tante soluzioni a portata di mano, molto utile e da secoli utilmente sperimentata dalle popolazioni di Umbria e Toscana.
A cura del Dott. Angelo Mingrone (Cosenza) * angelo.mingrone@alice.it
Una analisi eccellente e dotta da seguire.