Riceviamo questa <lettera al giornale> da parte di Imma Cusmai di MIlano che pubblichiamo e sottoponiamo alla Vostra attenzione.
Mi presento, sono Imma Cusmai, attivista politica e Presidente dell’ Associazione Steps di Milano. Inizio subito introducendo un tema che sta facendo discutere in maniera molto animata molte persone: padri, madri, avvocati, psicologi, centri antiviolenza ed anche i politici.
Di cosa sto parlando? Della Proposta di Legge n. 735 del Senatore Leghista Avv. Simone Pillon. Persino il comico Maurizio Crozza si è sentito motivato a imitare, e quindi a entrare nella questione, il medioevale paladino della gravidanza a ogni costo.
Iniziamo con una domanda: perché si sta cercando di normare tutti quei fenomeni che intaccano la sfera familiare-tradizionale? Perché è un tema che può essere facilmente manipolato. E se i diritti dei figli possono essere messi al centro ma con lo scopo di manipolarli, è quasi certo che in molti godranno di un introito da pattuire.
Simone Pillon sostiene che al centro della proposta di legge che promuove anche tramite audizioni, c’è il supremo bene dei figli.
Ora, parliamoci chiaro, per quanto il senatore leghista voglia indurci a pensare che ai figli lui ci pensa – ai figli degli altri – bene, fate una veloce ricerca su chi sono, e a quale angustioso percorso ho dovuto sottostare pur di non perdere mia figlia.
E allora a che gioco sta giocando Simone Pillon? Vi ricordo che di recente proprio a Roma, presso il Municipio I, abbiamo tutti potuto assistire, grazie anche a un video reso virale in rete, di come Pillon si sia paralizzato di fronte alle urla, agli strattoni e alle pesanti offese di alcuni suoi sostenitori verso chi protestava contro il ddlPillon.
In quella sede il Senatore avrebbe voluto parlare di “natalità” con tre relatori. Tutti uomini. Quasi impercettibile la presenza delle donne. Sì, perché questa nuova legge garantirá ai padri separati di occuparsi di più dei figli.
Bene, ma perché non se ne occupano prima della separazione? Perché solo dopo? Forse perché dopo la separazione possono farsi aiutare dalle loro mamme, dalle zie, dalle nuove compagne.
Ci sono concretamente alcuni punti di questa normativa che non sono praticabili, non viviamo in un contesto paragonabile allo spot del “Mulino Bianco”, lo scenario ruota attorno a due persone che non si vorrebbero mai più vedere per tutta la vita.
Dunque, anziché introdurre questa forzosa imposizione di volerli per forza in mediazione, fonte di maggiore conflittualità, io credo, anzi ne sono quasi certa che dovremmo un po’ tutti ragionare su qual è effettivamente l’obiettivo del Senatore Pillon. Rapido ragionamento: quanti si separano civilmente nel nostro Paese? Non stiamo parlando della Svezia o della Danimarca, stiamo parlando dell’Italia. E faccio tale distinzione perché chi si separa civilmente non arriva a sottrarre un figlio all’altro genitore. E il Senatore Pillon include “anche” queste azioni tra le righe della sua proposta di legge.
Qualcuno vuole illuderci che padri e madri sono ugualmente impegnati nella cura dei figli. Così non è. Non tentiamo di nasconderci dietro un ideale di condivisione genitoriale che di fatto non c’è. Quanti uomini in Italia chiedono il congedo parentale per essere alla pari della madre una presenza costante per la crescita dei figli?
Gli ultimi dati Istat ci dicono che al primo posto troviamo le donne sole, poi le donne con i figli, poi le famiglie con più di quattro figli. L’uomo solo e separato arriva dopo, viene molto dopo.
Vi spiego perché è molto grave che nel ddl735 ci sia la condizione a pagamento della mediazione familiare. È una sorta di tacita, oltre che sadica, imposizione, finalizzata a dissuadere le coppie a separarsi oppure a divorziare. La mediazione che vuole il Senatore Pillon quanto potrà durare più o meno? Sei mesi, un anno? Litigi, contrasti, ripicche, negazioni, gli importi della parcella lieviteranno e il figli vivranno in uno straziante e costante stato di assedio.
Imma Cusmai – Milano