A meno di tre chilometri dal celebre sito di epoca neolitica nell’Inghilterra centrale gli studiosi britannici ne hanno trovato un altro che potrebbe essere il più grande di tutto il Paese e uno dei maggiori al mondo.
Tremila anni fa arrivarono da circa 240 chilometri di distanza i monoliti che vanno a comporre il complesso monumento preistorico di Stonehenge ad Amesbury nello Wiltshire, in Inghilterra. Ad affermarlo con certezza un pool di 12 scienziati britannici, tra geologi e archeologi. Nella loro ricerca di fresca pubblicazione, come riporta la Cnn, si legge che “alcune delle pietre più piccole del sito neolitico provengono da due cave nel Galles occidentale”.
Il team ha anche rinvenuto strumenti preistorici, cunei di pietra e altri reperti utili alle attività di scavo in quelle cave, datandoli intorno al 3.000 a.C., l’epoca in cui fu costruita la prima parte di Stonehenge. E’ la certezza che fu l’uomo a spostare i megaliti fin nel luogo in cui sono incastonati oggi, a 240 chilometri circa di distanza, affermano gli autori dello studio, provenienti da tutto il Regno Unito.
“Finalmente – spiega Joshua Pollard, docente di Archeologia all’Università di Southampton, – si mettono a tacere le argomentazioni di vecchia data sul fatto che le ‘bluestones’ siano state mosse dall’azione glaciale o altri fattori”. Il gruppo di lavoro di Pollard dal 2010 è impegnato nell’analisi di campioni di roccia da Stonehenge, anche nel tentativo di abbinarli alle Preseli Hills del Galles sud-occidentale.
Per ottenere corrispondenze più accurate, i geologi hanno polverizzato centinaia di campioni di roccia. Quindi, hanno fatto approfonditi test con i raggi X e hanno analizzato l’età dei cristalli usando lo zirconio.
Le cave, chiamate Carn Goedog e Craig Rhos-y-felin, si trovano sul lato nord delle colline, di fronte rispetto alla posizione da sempre ipotizzata. Poiché, dunque, le rocce, stando al nuovo studio, provengono dal lato nord di Preseli Hills, i ricercatori pensano che sia più probabile che i monoliti siano stati trascinati via terra dal Galles all’Inghilterra, piuttosto che trasportati sugli affluenti del fiume situati sul lato sud. È anche possibile che le rocce siano state usate per la prima volta per costruire un cerchio di pietre nell’area locale prima di essere trasportate nelle pianure di Salisbury.
“Gli archeologi ora puntano i riflettori sui collegamenti preistorici tra le prime popolazioni delle Preseli e le pianure inglesi ad est”, ha aggiunto Pollard. “Stonehenge – ha concluso – resta uno degli esempi più notevoli di spostamento a lunga distanza di megaliti nel mondo antico”.
Si tratta di 90 monoliti che formano, come lo hanno definito i media del Regno, una sorta di «super-recinto» situato nell’area nota come Durrington Walls. Secondo la Bbc, le grandi pietre, alcune delle quali alte oltre quattro metri, si trovano sottoterra ad una profondità di meno di un metro.
Lì potevano avvenire cerimonie – ad esempio in occasione di un solstizio come accadeva, e accade tutt’oggi nel corso di popolari cerimonie-evento, nella vicina Stonehenge – o si poteva riunire la comunità del vicino insediamento per prendere importanti decisioni. «La presenza di quelle che appaiono come pietre, che circondano il sito di uno dei maggiori insediamenti neolitici d’Europa, aggiunge un nuovo capitolo alla storia di Stonehenge» – ha detto l’archeologo Nick Snashall.
Per localizzare i megaliti sono state usate le ultime tecnologie fra cui i radar in grado di vedere sottoterra e altri strumenti per misurare i campi magnetici. «Siamo di fronte a uno dei maggiori monumenti in pietra di tutta Europa – ha dichiarato il professore Vince Gaffney, dell’Università di Bradford – il fatto straordinario è che era lì da ben 4mila anni ma non ce ne eravamo mai accorti».
di Antonio Gentile