A cura di JAMINDA ZUCCA (Oristano)
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Segretario provinciale del Dipartimento “Sport ed Eventi sociali” della Democrazia Cristiana della provincia di Oristano
Editorialista de IL POPOLO della Democrazia Cristiana.
< JAMINDA ZUCCA (ORISTANO): UNA NOSTRA INDAGINE SULL’ARTISTA (PITTORE E REGISTA) MARIO SCHIFANO (PRIMA PARTE) >
Anche su richiesta di alcuni nostri lettori abbiamo intrapreso una ricerca su un artista (pittore e regista) di notevole livello nell’ambito della cultura italiana.
Parliamo di Mario Schifano (nato a Homs il 20 settembre 1934 – deceduto a Roma, 26 gennaio 1998) .
Come detto è stato un importante pittore e regista italiano. Insieme a Franco Angeli e Tano Festa ha infatti rappresentato un punto estremamente rilevante nella < Pop art > sia italiana che europea.
Inserito a pieno nel panorama culturale internazionale degli anni sessanta, Mario Schifano è stato considerato un artista assai prolifico, ancorchè molto esuberante ed amante della mondanità.
Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, egli fu tra i primi ad usare il computer per creare opere artistiche,
Riuscì anche ad elaborare immagini dal computer ed a riportarle su tele emulsionate (le cosiddette “tele computerizzate”).
La prolificità dell’autore e l’apparente semplicità delle sue opere hanno provocato la spiacevole conseguenza di una notevole diffusione di falsi.
Un tanto soprattutto dopo la sua scomparsa.
Mario Schifano nacque nella Libia italiana, laddove il padre di origine siciliana, era impiegato del ministero della Pubblica Istruzione e collaboratore di Renato Bartoccini.
Dopo la fine della guerra tornò a Roma dove, a causa della sua personalità irrequieta, lasciò presto la scuola, lavorando in un primo momento come
commesso, per poi seguire le orme del padre che lavorava al museo etrusco di Villa Giulia come archeologo e restauratore.
Grazie a questa esperienza si avvicinò all’arte eseguendo, in un primo periodo, opere che risentivano dell’influenza dell’Arte informale. La sua prima mostra personale fu alla Galleria Appia Antica di Roma nel 1959
Sul finire degli anni cinquanta partecipò al movimento artistico < Scuola di Piazza del Popolo > assieme ad altri artisti quali Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Francesco Lo Savio, Mimmo Rotella, Giuseppe Uncini,
Il gruppo si riuniva solitamente al < Caffè Rosati >, bar romano allora frequentato fra gli altri anche da Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Federico Fellini e situato a piazza del Popolo. E proprio da quel particolare prese il nome.
Nel 1960 i lavori del gruppo vennero esposti, in una mostra collettiva, presso la Galleria “La Salita”: < 1961-1970: Arte, Cinema e Stelle >.
Nel 1961 ottenne il Premio Lissone per la sezione “Giovane pittura internazionale” e una personale alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma.
Al Caffè Rosati aveva conosciuto fra gli altri la sua futura amante Anita Pallenberg, con la quale fece il suo primo viaggio a New York nel 1962 dove entrò in contatto con Andy Warhol e Gerard Malanga frequentando la Factory e le serate del New American Cinema Group.
In questo periodo partecipò alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, una collettiva che comprendeva gran parte dei giovani artisti della Pop art e del Nouveau Réalisme, fra cui Andy Warhol e Roy Lichtenstein.
Al suo ritorno da New York, dopo aver partecipato a mostre a Roma, Parigi e Milano, partecipò nel 1964 alla XXXII Esposizione internazionale d’arte di Venezia.
In questo periodo, i suoi quadri definiti “paesaggi Anemici”, nei quali è la memoria ad evocare la rappresentazione della natura con piccoli particolari o scritte allusive e compaiono in embrione le rivisitazioni della storia dell’arte che lo portarono più tardi alle famose opere pittoriche sul futurismo.
Sono dello stesso anno anche i suoi primi film in 16 mm Round Trip e Reflex, che lo inseriscono, come figura centrale del cinema sperimentale italiano, al margine di quel movimento che di li a poco avrebbe portato all’esperienza della Cooperativa Cinema Indipendente, alla quale non aderì mai apertamente.
A Roma ebbe occasione di frequentare Marco Ferreri e Giuseppe Ungaretti al quale, gia ottantenne, offrì una serata al Peyote.
Ma una delle conoscenze di questo periodo che più lo influenzarono fu quella con Ettore Rosboch, con il quale strinse una profonda amicizia, basata sulla comune passione per la musica. In quegli anni i due strinsero amicizia con i Rolling Stones.
Nel 1965 partecipa alla Biennale di San Marino e alla Biennale di San Paolo del Brasile e realizza il suo ciclo di lavori dal titolo “Io sono infantile”, risvegliando l’interesse fra gli altri di Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo dell’Arco e Goffredo Parise.
Nel 1966-67, anche grazie alla collaborazione di Ettore Rosboch forma la band Le Stelle di Mario Schifano, avviando così una stretta collaborazione con i musicisti Giandomenico Crescentini, Urbano Orlandi, Nello Marini, Sergio Cerra dei quali gestisce l’indirizzo musicale e la regia dei concerti trasformandoli, per un paio d’anni, in uno degli esempi più alti di musica psichedelica italiana ed internazionale.
Mario Schifano lasciò il gruppo a se stesso dopo l’evento romano Grande angolo, sogni e stelle svoltosi il 28 dicembre al Piper Club, dedicandosi più attivamente alla sua attività cinematografica ed artistica.
L’impianto visivo della serata Grande angolo, sogni e stelle prevedeva inoltre la proiezione sui musicisti, tramite quattro proiettori, di immagini sul Vietnam, di immagini di natura e del lungometraggio “Anna Carini vista in agosto dalle farfalle” precedentemente presentato allo Studio Marconi
Nel 1967 realizza le sequenze dei titoli di testa e di coda per il film L’harem di Marco Ferreri.
Fu proprio grazie all’interessamento di Ferreri al suo lavoro se l’anno dopo riuscì a produrre la sua Trilogia per un massacro, formata dai tre lungometraggi Satellite (1968), Umano non umano (1969), a cui collaborarono Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov e Keith Richards e Trapianto, consunzione, morte di Franco Brocani (1969).
Nel 1968 disegna la copertina di Stereoequipe degli Equipe 84. Nel 1969 l’appartamento, sito in piazza in Piscinula a Roma che allora apparteneva a Schifano, fu usato da Ferreri come set del film Dillinger è morto, che vede alcuni dipinti dell’artista alle pareti.
Nel 1969 i Rolling Stones dedicano a Mario Schifano il brano Monkey Man.
FINE PRIMA PARTE
Per un rapporto ulteriormente dettagliato potrete andare al seguente link: < https://cultura.lavoro.sbs >