JAMINDA ZUCCA (ORISTANO): UNA NOSTRA INDAGINE SULL’ARTISTA (PITTORE E REGISTA) MARIO SCHIFANO (SECONDA PARTE)

JAMINDA ZUCCA (ORISTANO): UNA NOSTRA INDAGINE SULL’ARTISTA (PITTORE E REGISTA) MARIO SCHIFANO (SECONDA PARTE)
Jaminda Zucca (Oristano)

A cura di JAMINDA ZUCCA (Oristano)

jaminda.zucca@dconline.info * cell. 351-7022197 *

Segretario provinciale del Dipartimento “Sport ed Eventi sociali” della Democrazia Cristiana della provincia di Oristano

Editorialista de IL POPOLO della Democrazia Cristiana.

< JAMINDA ZUCCA (ORISTANO): UNA NOSTRA INDAGINE SULL’ARTISTA (PITTORE E REGISTA) MARIO SCHIFANO (SECONDA PARTE) >

Completiamo quest’oggi la nostra indagine riguardante l’artista (pittore e regista) Mario Schifano di cui abbiamo già riportato in un primo nostro articolo tutta una serie di notizie e commenti a suo riguardo.

Nel 1971 alcuni quadri di Mario Schifano vennero inseriti da Achille Bonito Oliva nella mostra < Vitalità nel negativo nell’arte italiana 1960/70 >.

Inoltre la sua amicizia con il presidente della Biennale di Monza, Oscar Cugola, lo portò ad essere molto vicino agli ambienti televisivi.

Molti dei suoi lavori, i cosiddetti “monocromi”, presentano solamente uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela.

L’influenza di Jasper Johns si manifestava nell’impiego di numeri o lettere isolate dell’alfabeto, ma nel modo di dipingere di Schifano possono essere rintracciate analogie con il lavoro di Robert Rauschenberg.

In un quadro del 1960 si legge la parola “no” dipinta con sgocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come in un graffito murale.

Tra le opere più importanti di Mario Schifano vanno ricordate le Propagande, serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca-Cola ed Esso) in cui si ha quel chiaro esempio di popular art, ovvero la veicolazione di immagini di uso comune e facilmente riconoscibili citate in molteplici modi o particolari delle stesse, alle biciclette, ai fiori e alla natura in genere (tra le serie più famose troviamo i Paesaggi anemici, le Vedute interrotte,

L’albero della vita, estinti e i Campi di grano). Sono sicuramente da annoverare come tra le opere più riconoscibili e importanti le tele emulsionate, figlie di quei suoi continui scatti fotografici che accompagnano tutta la sua vita, tele dove vengono riproposte immagini televisive di consumo quotidiano,
molteplici e a flusso continuo con leggeri interventi pittorici.

Esistono nella sua produzione anche tele dove in tecnica serigrafia sono riproposte immagini tra le più importanti da lui realizzate (Esso, Compagni
compagni, Paesaggi) che non sono però da intendere come “serigrafia” ma per l’appunto opere uniche realizzate con la suddetta tecnica.

Schifano in quegli anni aveva quasi abbandonato la “pittura” in quanto lui stesso affermava che la pittura era morta e diventata obsoleta rispetto all’utilizzo di tecniche diverse (vedi emulsioni o serigrafico). In realtà non la abbandonerà mai nonostante la realtà pittorica di quegli anni lo suggerisse, anche se però divenne un precursore sempre curioso dell’uso della tecnologia per la sua produzione artistica. Per affinità con le tendenze culturali di cui sopra negli anni ottanta entrò in contatto con il gruppo di creativi della rivista Frigidaire.

Nel 1984 realizza il Ciclo della natura, composto da dieci grandi tele donate al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina, in provincia di Trapani.

L’influenza della Pop art si nota in tutta la produzione artistica di Mario Schifano, affascinato dalle nuove tecnologie, dalla pubblicità, dalla musica, dalla fotografia e dalla sperimentazione.

In particolare le opere più vicine alla pop art dell’artista sono quelle degli anni Ottanta, quando realizza la serie Le Propagande, dedicata alla riproduzione di marchi pubblicitari. I dipinti degli alberi di esotiche Palme diventano una delle sue più iconiche rappresentazioni.

L’ultimo periodo di produzione è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente pittorici.

Il 27 marzo 1997 l’artista, che negli anni ottanta aveva subito delle condanne per possesso di sostanze stupefacenti, ottenne dalla Corte d’Appello penale di Roma la completa reintegrazione giudiziaria perché “la droga era solo per uso personale” grazie al suo avvocato Attilio Maccarrone.

Mario Schifano è deceduto a 63 anni, mentre si trovava nel centro di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma, a causa di un infarto.

 

Per il rapporto dettagliato al seguente link della piattaforma < Cultura e lavoro >: https://cultura.lavoro.sbs

 

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