La parola più’ pronunciata dagli italiani è “crisi”, la parola più assente dal loro vocabolario è “speranza”, La mancanza più temuta nelle loro case è “lavoro”, il sentimento più rimpianto nei loro discorsi è “solidarietà”, il desiderio più intenso del loro cuore è “famiglia”.
La nostra Italia, che in questi quarant’anni è tanto cresciuta come quantità di beni economici e di ricchezza materiale, è fra i dieci paesi più ricchi e avanzati del mondo (ma in passato era fra i primi cinque!), non riesce a gestire tanta ricchezza e tante opportunità né con stabilità né con giustizia: la prima si realizza con la piena occupazione e con la formazione permanente, la seconda con la partecipazione di tutti alla ricchezza prodotta sia dentro l’impresa sia nel sistema nazionale. I trent’anni precedenti, i primi trent’anni del dopoguerra, furono un’altra storia. Alcide De Gasperi governò l’Italia meno di dieci anni, dal 1948 al 1954, e l’Italia corse veloce, si sviluppò e realizzò il miracolo economico. Egli personalmente viveva in condizioni modeste. Enrico Mattei fece diventare l’Italia il paeseguida del mondo in campo energetico, inventando l’Eni e la compartecipazione con i paesi emergenti attraverso lo scambio petrolio-sviluppo. Egli personalmente viveva in mezzo ai suoi dipendenti, mangiava alla loro mensa, costruiva per loro le scuole. Adriano Olivetti realizzò l’impresa come “comunità partecipativa per tutti quelli che ci lavorano”. Egli personalmente cedette ai suoi dipendenti un terzo delle sue azioni, e per ogni operaio assunto assicurò che un altro familiare potesse coltivare la terra e sviluppare un adeguato reddito. La sua casa di abitazione era in mezzo alle loro case e il suo ufficio aveva lo stesso tenore di arredo degli altri uffici dell’azienda. Questi padri politici sono la nostra famiglia ideale, che è vissuta e ha operato concretamente fra noi nei primi trent’anni dopo la guerra, facendo politica in questo modo. Insieme con moltissimi altri: con Giuseppe Dossetti e Aldo Moro che fecero dialogare fra loro le superpotenze ostili, con Giorgio La Pira che da sindaco di Firenze affrontò la crisi della Nuovo Pignone affidandola agli operai. Con Antonio Segni che da ricco proprietario terriero e nello stesso tempo ministro della Repubblica fece la riforma agraria ed espropriò anche se stesso e i beni della sua famiglia per consentire la proprietà della terra a tutti quelli che la lavoravano. Con Giulio Pastore che inventò e costruì il nuovo sindacalismo democratico e pluralista in Italia. Con Tina Anselmi, prima donna ministro nella storia repubblica, che guidò la commissione parlamentare nello smascheramento dei poteri occulti e delle trame eversive che minacciavano la democrazia italiana e lo sviluppo sano del paese. E mille altri, famosi e non famosi, al centro della vita nazionale ed in tutti i nostri territori locali. Molti italiani li ricordano. E l’Italia povera e ancora semianalfabeta realizzò la scuola per tutti e costruì la prima autostrada del mondo e fece le case popolari e avviò la sanità per tutti… L’Italia cresceva come nessun altro paese al mondo. L’Italia divenne il riferimento del mondo in moltissimi campi.
Oggi è nostro dovere, oggi l’economia continua a crescere ma l’ingiustizia cresce con essa: la ricchezza aumenta di anno in anno ma la sua distribuzione è sempre più sperequata fra pochi ricchi, parecchi agiati e moltissimi in povertà di reddito o precarietà di lavoro. Questo non è giusto, non ha ragione di essere in un paese ricco come l’Italia, e non viene da noi accettato.
Ma cosa si è interrotto nel grande cammino dell’Italia?
E’ venuta a mancare, soprattutto dalla morte di Aldo Moro in poi, la grande classe dirigente che guidava questo cammino. Anche le grandi scuole di formazione, dove quegli uomini e donne si formavano e si perfezionavano in continuazione, sono state chiuse da tanto, e il paese si è come accartocciato progressivamente su se stesso in un vortice di crisi, recriminazioni, discriminazioni, timore del futuro, senso di instabilità, individualismi generalizzati e una economia in mano alla speculazione finanziaria nazionale e mondiale. Siamo stanchi di tutto questo, e soprattutto indignati.
Ma quelle antiche radici dei nostri padri, quei primi trent’anni di sviluppo grande e credibile del nostro paese a vantaggio di tutti i suoi figli, non sono morte: esse attendono che tutti noi le riprendiamo in mano insieme e torniamo a essere un popolo capace di ideali, di tensione civile, di lavoro condiviso e di solidarietà nella crescita.
E’ per questo obiettivo e con questo programma che il movimento democratico-cristiano torna a proporsi agli italiani, raccogliendo la parte migliore di quella eredità per renderla di nuovo attuale e fertile per il presente e per il futuro del nostro paese.
A scanso di ogni equivoco, noi non disconosciamo nessuno dei limiti ed errori commessi da noi stessi negli ultimi quindici anni seguiti alla scomparsa di quei grandi padri e di quel grande cammino: e non temiamo di assumercene la responsabilità e le lezioni: dalla morte di Aldo Moro in poi, non fummo più capaci di continuare quella grande strada allo stesso livello, e non ne fu capace nessun’altra forza politica né vecchia né nuova: anzi, tutte le forze politiche succedutesi da allora nel governo del paese o nei banchi della opposizione hanno peggiorato la situazione, e non solo quella economica.
Nello stesso tempo, però, non disconosciamo affatto quegli ideali delle nostre origini, che sono le origini del grande movimento dei cattolici democratici in Italia e nel mondo, e anzi oggi siamo qui proprio a proporre a tutti i nostri concittadini, a tutti gli italiani, di riprenderli in mano insieme, con forza, con onestà e con amore per il nostro paese, secondo le esigenze del ventunesimo secolo ed alla luce di quelle grandi testimonianze. Niente nostalgie del passato, ma, anche, niente timori per il presente e per il futuro: possiamo tornare a far grande l’Italia e fondatamente fiduciosi tutti gli italiani.
Non vogliamo affatto riprenderlo in mano da soli, questo cammino: come in quel trentennio di crescita vi furono con noi, nel realizzare il grande sviluppo dell’Italia, grandissimi uomini di altri partiti e di diversa ispirazione, ma di uguale idealità, da Einaudi a Pertini, da La Malfa a Berlinguer, così oggi noi ci troviamo insieme con tanti amici di ispirazione laica che a loro volta non hanno dimenticato e vogliono riconquistare quelle radici valoriali del grande cammino fatto insieme, riproponendole insieme con noi per l’Italia di oggi.
Per questa ragione ci presenteremo alle elezioni amministrative del 2018, dove si chiederà a tutti gli italiani, ed a ciascuno di loro, il voto. Non vi proponiamo cento pagine di programma elettorale per confondere le idee vostre e le speranze di tutti, con promesse che l’esperienza di tutti i partiti in questi lunghi anni di crisi dimostra non credibili. Noi ci impegniamo invece, se gli italiani ci daranno la loro fiducia, aderendo alla nuova Democrazia Cristiana, su pochi grandi obiettivi concreti e prioritari di giustizia sociale e di solidarietà comunitaria.
Che sono i seguenti:
La politica e la società che vogliamo sono ancorate saldamente alla centralità assoluta della persona umana, considerata nella sua integralità materiale e spirituale, e accompagnata da una centralità della comunità e della famiglia, quali primi valori di realizzazione piena della persona, luogo fisico e spirituale di un pluralismo rispettoso dei diritti di ciascuno e di tutti, nello spirito della Costituzione Italiana, un piano di aiuto solidale alle famiglie partendo dai centri di accoglienza, dai refettori e dalle tante associazioni come la Caritas e Unitalsi, da noi tuttora reputati di altissima priorità. Con questo spirito e molti altri punti del programma che sarà redatto e definito a breve, saranno contenuti e affrontati nella nostra antica ed attuale attenzione, ma soprattutto nell’iniziativa politica che intendiamo assumere, anche se materialmente non possono essere contenuti in questo articolo di sintesi: essi faranno parte di un più vasto documento, che prima delle prossima amministrative verrà messo a disposizione di tutti i candidati politici e dei cittadini simpatizzanti , perché la visione proposta dalla storia e dai valori dell’ispirazione cristiana non conosce né silenzi né vuoti. La Democrazia Cristiana può e deve migliorare l’Italia.
Questo è il nostro impegno con gli Italiani e cercheremo con tutti i mezzi di portarlo a termine. Torneremo ad essere una grande famiglia.
….tra la gente e con la gente. DECIDI DC
di Antonio Gentile