di FABIO RAUDINO
Il moderno modello di sviluppo impostato dai governi precedenti è basato sull’innovazione tecnologica.
“Con Industria 4.0 si cerca di portare le industrie italiane a competere nel mondo globalizzato tendendo ad automatizzare i processi, aumentando la produttività ed abbattendo i costi di manodopera.”
La stessa frase potrebbe, però, continuare così:
“La conseguenza è che gli investitori finanziari potranno avere grandi utili, ridurre l’occupazione e depauperare un territorio fino a spremerne l’ultima goccia, acquistando tutto per poi delocalizzare e ricominciare in un altro luogo.”
Certo, diceva Giulio Andreotti, “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina!”
Ma già questo pensiero era presente nella metà del XX secolo in imprenditori illuminati.
Adriano Olivetti diceva “Tu puoi fare qualunque cosa tranne licenziare qualcuno per motivo dell’introduzione dei nuovi metodi perché la disoccupazione involontaria è il male più terribile che affligge la classe operaia.”
L’impegno della politica deve dunque essere quello di guidare la transizione per distribuire la nuova ricchezza nel modo più equo, garantendo la proprietà e l’impresa ma, allo stesso tempo, bloccando le speculazioni finanziarie che nulla hanno a che fare con il tessuto economico e sociale di un territorio.
Per riuscirci la classe politica deve trovare la forza di tornare a studiare, appropriandosi dei nuovi mezzi di comunicazione. Deve capire i meccanismi economici e finanziari, entrare nei meandri dell’innovazione per comprenderla e guidarla, senza farsi imbrigliare da un’ignoranza che oggi permea in profondità i partiti.
La ri-nascente Democrazia Cristiana ha compreso questa problematica si è dotata di un dipartimento, denominato Internet, Innovazione ed Energia, proprio per questo motivo.
Grazie agli organi di informazione del partito, questo dipartimento intende informare e formare la nuova classe politica affinché, al momento opportuno, la consapevolezza delle problematiche le consentirà di non essere subordinata a nessuno, ma di diventare leader nella rinascita di questo martoriato paese.
FABIO RAUDINO – CATANIA