L’Italia ha bisogno di fiducia, eppure noi abbiamo bisogno di questa fiducia, perché le nostre ragioni in favore dobbiamo ricercarle solo nella nostra dirittura morale e nella nostra coscienza democratica.
E sopratutto abbiamo cercato e cerchiamo tutt’oggi di ottenere il suffragio e la fiducia nazionale verso un sistema di governo che poggia sulla roccia solida di un partito a larga base come il nostro, che ha le sue radici nell’humus popolare e un impulso di rinnovamento nel suo concetto cristiano, ma tuttavia parte da una visione panoramica delle varie tendenze ricostruttive della democrazia, delle esigenze dell’Italia e del Paese.
Coloro i quali oggi hanno responsabilità politiche hanno il più difficile compito, quello di attuare quegli insegnamenti che oggi rievochiamo ed invochiamo perché sappiamo che devono essere anche parte del programma ma ricostruttivo dell’Italia.
Pio XI, nella Quadragesimo sulle orme del Predecessore, sottolinea una forma di energia «una più equa ripartizione dei beni della terra», ha affermato che il regime economico moderno, pur non condannabile in sé, è deformato e gravato da moltissimi abusi: cioè il concentramento esagerato della potenza economica, ed ha ammesso che il diritto di proprietà può essere limitato e circoscritto dalle necessità della convivenza sociale, ma non può essere abolito nella sua espressione individuale.
Si sa che questi insegnamenti sono per noi un punto fermo che non possiamo oltrepassare, perché non possiamo rinunciare al senso della libertà della vita umana, libertà della persona e della proprietà. Quando si sa che siamo ispirati da tal senso di giustizia verso tutti e non siamo mossi da lotta di classe o odio di classe, quando si sa che ci preoccupiamo della produzione e che dobbiamo rendere conto degli interessi della comunità, quando si sa che abbiamo tutte queste direttive innanzi alla mente, non ci si sbarri la via, ma ci si aiuti a procedere per il difficile sentiero della democrazia. Questa riuscirà solo a condizione che ci sia una solidarietà e un senso di fraternità, quale ci viene inculcato in queste Encicliche. Ho ragione di sperare che il mio ottimismo non sarà deluso.
Amici, operando in questo senso potremo ampliare i consensi allo Stato democratico. Ma non potremo realizzare questo programma se non realizziamo prima di tutto l’ampliamento dei consensi attorno al nostro Partito.
Molto abbiamo sofferto durante questi armi e il Partito oggi piange amaramente le conseguenze di questo sistema delle correnti organizzate, che aveva diviso i democristiani in figli legittimi e illegittimi. Il risultato è stato che i maggiorenti della Democrazia Cristiana hanno dovuto combattere una battaglia precongressuale dicendo male uno dell’altro. Ma un nuovo Congresso sarà già una condanna delle correnti, che hanno fornito una miniera di argomenti a una propaganda contro la classe dirigente della Democrazia Cristiana.
Ma, forse, tutto ciò che è avvenuto qui è stato un bene: le discussioni sono valvole di sicurezza e quello che conta è che il Partito non è esploso e non può esplodere, anzi è di nuovo in pista con idee chiare e lungimiranti.
Se ci sono tensioni in giro, il Congresso avrà la funzione di valvola.
Adesso riprendiamo il cammino. Questo Congresso deve segnare una ripresa dell’azione della Democrazia Cristiana. <<se la situazione è difficile, la colpa è di tutti noi: mettiamoci tutti uniti al lavoro e affrontiamo questo problema>>.
Mi piace finire il mio articolo con le parole di un ragazzo del movimento giovanile che da poco ha iniziato il percorso nella D.C,…. “ tutte le anime che stanno approdando nella nuova D.C, dovranno cercare di ristabilire l’unità con una prova di sincerità e con un atto di amore alla Democrazia Cristiana, che questo amore per il nostro Partito possa far superare le nostre discordie e segnare la via per il trionfo della democrazia italiana!
Credo che i giovani ci potranno insegnare molto. Ascoltiamoli!!!di Antonio Gentile
Coloro i quali oggi hanno responsabilità politiche hanno il più difficile compito, quello di attuare quegli insegnamenti che oggi rievochiamo ed invochiamo perché sappiamo che devono essere anche parte del programma ma ricostruttivo dell’Italia.
Pio XI, nella Quadragesimo sulle orme del Predecessore, sottolinea una forma di energia «una più equa ripartizione dei beni della terra», ha affermato che il regime economico moderno, pur non condannabile in sé, è deformato e gravato da moltissimi abusi: cioè il concentramento esagerato della potenza economica, ed ha ammesso che il diritto di proprietà può essere limitato e circoscritto dalle necessità della convivenza sociale, ma non può essere abolito nella sua espressione individuale.
Si sa che questi insegnamenti sono per noi un punto fermo che non possiamo oltrepassare, perché non possiamo rinunciare al senso della libertà della vita umana, libertà della persona e della proprietà. Quando si sa che siamo ispirati da tal senso di giustizia verso tutti e non siamo mossi da lotta di classe o odio di classe, quando si sa che ci preoccupiamo della produzione e che dobbiamo rendere conto degli interessi della comunità, quando si sa che abbiamo tutte queste direttive innanzi alla mente, non ci si sbarri la via, ma ci si aiuti a procedere per il difficile sentiero della democrazia. Questa riuscirà solo a condizione che ci sia una solidarietà e un senso di fraternità, quale ci viene inculcato in queste Encicliche. Ho ragione di sperare che il mio ottimismo non sarà deluso.
Amici, operando in questo senso potremo ampliare i consensi allo Stato democratico. Ma non potremo realizzare questo programma se non realizziamo prima di tutto l’ampliamento dei consensi attorno al nostro Partito.
Molto abbiamo sofferto durante questi armi e il Partito oggi piange amaramente le conseguenze di questo sistema delle correnti organizzate, che aveva diviso i democristiani in figli legittimi e illegittimi. Il risultato è stato che i maggiorenti della Democrazia Cristiana hanno dovuto combattere una battaglia precongressuale dicendo male uno dell’altro. Ma un nuovo Congresso sarà già una condanna delle correnti, che hanno fornito una miniera di argomenti a una propaganda contro la classe dirigente della Democrazia Cristiana.
Ma, forse, tutto ciò che è avvenuto qui è stato un bene: le discussioni sono valvole di sicurezza e quello che conta è che il Partito non è esploso e non può esplodere, anzi è di nuovo in pista con idee chiare e lungimiranti.
Se ci sono tensioni in giro, il Congresso avrà la funzione di valvola.
Adesso riprendiamo il cammino. Questo Congresso deve segnare una ripresa dell’azione della Democrazia Cristiana. <<se la situazione è difficile, la colpa è di tutti noi: mettiamoci tutti uniti al lavoro e affrontiamo questo problema>>.
Mi piace finire il mio articolo con le parole di un ragazzo del movimento giovanile che da poco ha iniziato il percorso nella D.C,…. “ tutte le anime che stanno approdando nella nuova D.C, dovranno cercare di ristabilire l’unità con una prova di sincerità e con un atto di amore alla Democrazia Cristiana, che questo amore per il nostro Partito possa far superare le nostre discordie e segnare la via per il trionfo della democrazia italiana!
Credo che i giovani ci potranno insegnare molto. Ascoltiamoli!!!di Antonio Gentile