Mentre Gli ultimi Jedi di Star Wars, franchise della galassia Disney, conquistano i botteghini di mezzo mondo, la casa madre mette a segno un colpo da 52,4 miiliardi di dollari rilevando la 21st Century Fox. Il gruppo di Topolino si assumerà anche i debiti della società ceduta da Rupert Murdoch per un totale da 13,7 miliardi. L’operazione ha una portata tale da convincere il ceo di Disney, Bob Iger, a posticipare il proprio pensionamento fino al 2021 per poter seguire l’integrazione fra i due gruppi.
Se fosse andato in porto il tentativo fatto anni fa da Murdoch di acquistare Time-Warner o se, più di recente, il governo Usa non avesse posto il veto all’acquisizione della stessa Time-Warner da parte di AT&T, avremmo assistito a operazioni di integrazione orizzontale o verticale enormi ma, comunque, tradizionali.
Ora la competizione nell’industria dello streaming video si fa dura. L’accordo di acquisto della 21st Century Fox consegna a Disney diritti su montagne di film, programmi televisivi, serie animate e telefilm adorati dal grande pubblico. E questo è un vantaggio di cui l’impero di Topolino vuole beneficiare nella corsa allo streaming video. Disney è pronta a insidiare il duopolio Netflix-Amazon, che finora guida incontrastato il mercato occidentale. E non con una, bensì con tre piattaforme di streaming.
Operazione da 66,1 miliardi di dollari, inclusi 13,7 miliardi di debiti. Scorporati Fox News e lo sport che saranno offerte agli azionisti Fox. Il ceo Disney Igier resterà fino al 2021
Il colosso dei cartoni animati è da qualche tempo al lavoro su due progetti per aggredire il mercato dei video in rete. Il primo, Espn plus, trasferirà su internet i contenuti del network sportivo Espn , una delle voci più redditizie del bilancio di Disney. L’obiettivo è di lanciarlo in rete già il prossimo anno, per frenare il calo delle sottoscrizioni alla pay tv. Il secondo progetto riguarda il comparto cartoni animati, live action, contenuti dai canali televisivi a marchio Disney e i film Pixar.
L’obiettivo è di arrivare sul mercato nel 2019, con un prezzo più concorrenziale di Netflix.
Ora l’accordo con 21st Century Fox porta in dote a Disney Hulu. La major di Mickey Mouse è diventata proprietaria al 60% della piattaforma nata dal gruppo dei Murdoch. Parlando agli analisti dopo l’acquisto miliardario, Iger ha spiegato che intende giocare su tre tavoli. Disney avrà, quindi, tre piattaforme streaming: Hulu, la sportiva Espn e quella dei cartoni di casa.
Il passaggio della Fox alla Disney ufficializzato nei scorsi giorni ha, invece, le stimmate di un’operazione diversa: fuori dagli schemi, se non, addirittura, rivoluzionaria. La notizia: la multinazionale californiana di Topolino e delle tv compra per 52 miliardi di dollari la 21st Century Fox con le sue attività cinematografiche e molti canali televisivi negli Usa (da FX a National Geographic), in Asia (l’indiana Star TV) e in Europa dove rileva il 39 per cento di Sky Europe di Murdoch: una società televisiva forte soprattutto in Gran Bretagna, Italia e Germania. Disney avrà anche il 30 per cento di Hulu: diventa, così, padrona di questo gigante dello streaming che controllerà con una quota del 60per cento. Alla famiglia Murdoch, oltre alla società che fa capo alla NewsCorp nella quale sono confluiti i giornali (dal Wall Street Journal al Times di Londra, alle testate australiane), rimangono le reti Fox americane che trasmettono notizie e sport (Fox News, Fox Business, Fox Broadcasting) che confluiscono in una nuova società. Una soluzione che soddisfa il desiderio del vecchio Rupert di continuare a coltivare la passione della sua vita: l’informazione giornalistica, con l’influenza politica che ne deriva.
E che serve anche ad evitare un’eccessiva concentrazioni di diritti sportivi (quelli di Fox più quelli di ESPN che è della Disney) sotto un’unica proprietà: si rischiava un veto dell’Antitrust. Messa così sembra una cessione: il vecchio guerriero stanco che, padrone di un gruppo potente ma che perde colpi davanti ai nuovi giganti digitali che lo surclassano per dimensioni degli investimenti cinematogrfici e gli tolgono fette del mercato tv con lo streaming, vende lasciando una ricca dote ai figli. Solo che questa, più che una cessione, è una fusione. La famiglia Murdoch non riceve denaro ma azioni Disney, diventando primo azionista industriale della multinazionale californiana. Alla fine dell’operazione dovrebbe arrivare a possedere una quota non molto inferiore al 5,9% detenuto dal fondo Vanguard, primo azinista Disney. E qui il romanzo dei destini personali – James Murdoch che, dopo qualche disaccordo gestionale col padre e col fratello Lachlan lascia il gruppo di famiglia per seguire i destini della 21st Centiry Fox, il 66enne Bob Igier, già quasi in pensione, richiamato per gestire questa complicata integrazione fino al 2021 – si mescola con la “rivoluzione permanente” del mondo dell’entertainment che fa da sfondo a una fusione che ha, a sua volta, l’aspetto di un work in progress destinato a durare anni.
L’accordo annunciato diventerà operativo a metà del 2018 se supererà l’esame del governo Usa, ma poi ci saranno problemi regolatori anche negli altri continenti, mentre a Londra andrà avanti il takeover a suo tempo lanciato da Murdoch sul rimanente 61% del capitale di Sky: ma la nuova società dovrà forse ripartire da zero nel tentativo di scalata. Insomma, una “fusione dinamica” per curare le debolezze dei due gruppi che darà loro più forza nello streaming mentre Disney sarà più presente in Asia e in Europa, con un contatto con gli utenti diretto: non più mediato attraverso le piattaforme di terzi. Ma anche un’operazione di cui oggi nessuno può prevedere con esattezza lo sbocco finale, tra possibili interventi dei regolatori e rapida evoluzione delle tecnologie e del business.
L’impero di Ruper Murdoch è arrivato al tramonto? : niente affatto, continua, dunque, la strategia fatta di acquisizioni che la fabbrica dei sogni governata nell’immaginario collettivo da Topolino sta attuando da quasi 10 anni. Tutto ebbe inizio nel 2009 con l’acquisto della Marvel con il suo Pianeta delle scimmie, Avatar, Aline e Predator, senza dimenticare X-Men e Deadpool che dal 2000 sono concessi in licenza alla Fox, poi nel 2012 fu la volta della Lucasfilm che portava in dote, tra le altre cose, la saga di Star Wars i cui diritti (per la precisione quelli del primo capitolo della serie) paradossale ma vero, sono in mano della 20th Century Fox. E adesso potrebbero tornare (tutti) a casa.
I motivi alla base dell’accordo : si tratta di una delle più grandi operazioni nel settore media e riguarda, stando a indiscrezioni di stampa, asset per circa 60 miliardi di dollari e che investe, oltre alla 21st Century Fox, anche diversi canali televisivi via cavo e partecipazioni in Sky Europe. Non verranno invece ceduti i canali televisivi di informazione e sportivi della Fox sia per volontà della società in mano a Murdoch sia per ovvi motivi di antitrust dal momento che la Disney ha anche lei un canale a contenuto sportivo. Alla base della decisione di Murdoch la resa di coscienza che soggetti come Netflix, Amazon, Comcast, Google e Facebook, all’interno dell’evoluzione del mondo della comunicazione e dello spettacolo, stanno erodendo fette di mercato in un mondo che ha nuovi protagonisti, ben più agguerriti e contro i quali l’impero della Fox non sembra più in grado di combattere.
Da Star Wars ad Avatar, dall’Uomo Ragno agli X-Men, dai classici Disney ai Fantastici Quattro. La scuderia del nuovo gruppo che nascerà, avrà una potenza di fuoco senza uguali a livello globale.
di Antonio Gentile