La donna è andata avanti tantissimo : l’evoluzione della donna rispetto all’uomo, ma chi la spunta?

La donna è andata avanti tantissimo : l’evoluzione della donna rispetto all’uomo, ma chi la spunta?

di Antonio Gentile, Vice Direttore de Il Popolo: www.ilpopolo.news

Mi ricordo come adesso che sin dai tempi del liceo, parlo degli anni 70, ero già fautore e convinto femminista, sarà per la mia lungimiranza, ma ora ne sono convinto ancor di più, la mia tesi mi dà ragione ampiamente,avevo intuito che le donne alle soglie del terzio millennio, ci avrebbero dato una bella lezione, perché più intelligenti di gran lunga all’uomo.  “Oltre le gambe c’è di più” cantavano Jo Squillo e Sabrina Salerno negli anni ’90 per celebrare le qualità femminili in un mondo troppo maschilista.

Oggi la scienza ci dice che, ad esempio, la memoria delle donne è migliore di quella degli uomini.

L’ipotesi dei ricercatori è che il “vantaggio” femminile sia legato alla produzione di ormoni – gli estrogeni –che esercitano un fattore protettivo sui neuroni.

Il fenomeno appare del tutto nuovo nell’orizzonte della cultura umana: non si può, come spesso avviene nell’urgere della polemica, considerare che la parità uomo donna sia un fatto ovvio, autoevidente e che solo l’errore o la ignoranza o l’egoismo maschile ha negato per tanti millenni: gli avvenimenti storici vanno spiegati, non semplicisticamente condannati.

In questo articolo non consideriamo il fenomeno dell’evoluzione femminile da un punto di vista etico ma da quello storico sociologico.

Il termine di emancipazione (dal latino: affrancamento dalla schiavitù) suggerisce l’idea che le donne si trovassero prima in una situazione di schiavitù e spesso infatti il termine viene usato per descrivere la condizione della donna nel passato. Dobbiamo allora però chiarire cosa intendiamo per schiavitù: il termine può essere inteso in senso lato e indefinito come ad esempio come schiavitù del vizio, delle convenienze, del consumismo oppure in senso proprio come la riduzione di un essere umano a oggetto animato di proprietà di un altro. In questo caso lo schiavo non ha diritti, può essere utilizzato in qualunque modo il padrone ritiene opportuno, può essere comprato e venduto. In nessuna società la donna si trova in una simile condizione: le leggi e gli usi le danno sempre diritti e ruoli precisi, non può essere venduta o comprata, non le può essere imposto di prostituirsi con altri, riceve rispetto soprattutto in quanto madre.

Non esistono quindi donne schiave (dei loro uomini) ma sono esistite schiave donne: (cioè schiave insieme ai loro uomini ). In questo caso il padrone aveva il diritto di usarle anche sessualmente ma il loro status era ben distinto da quella della moglie: la prostituzione antica era svolto per esempio quasi esclusivamente da schiave, non certo da mogli.
In particolare nelle guerre uno dei bottini più ambiti erano donne giovani e belle. Si ricordi, a mo di esempio, l’inizio dell’Iliade che si incentra intorno alla lite che divide due principi guerrieri, Achille e Agamennone, per il possesso di una ragazza fatta schiava in un’azione di guerra.

Anche nelle storia islamica si racconta che Maometto desiderasse avere rapporti sessuali con una giovane donna, Safyia , catturata e il giorno stesso in cui le avevano massacrato la famiglia in battaglia: ella non contesta il diritto del vincitore come era negli usi del tempo.
Persino nella Bibbia troviamo l’episodio singolare di Sara che dà al marito Abramo una sua schiava, Agar perchè questi possa avere una discendenza.
Ma la donne schiave sono tenute sempre ben distinte dalle donne spose e da tutte le altre donne della famiglia, come sorelle, figlie, madri.

La scuola non distingue maschi e femmine e proclama nei fatti la assoluta parità: ma una volta uscite dalle scuole ed entrate nella vita i problemi non risolti riappaiono tutti e spesso soffocano la donna nella delusione e nella fatica.

Da una recente ricerca il professor Antonio Federico, past president della SIN e Professore Ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università di Siena, ha studiato sulle differenze tra il cervello femminile e quello maschile e di come, queste, possono manifestarsi nella vita quotidiana, sul lavoro, ma anche nello sviluppo di malattie.
«Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto particolare attenzione sulla diversità con cui numerose patologie neurologiche, che un tempo erano ritenute prettamente maschili, si manifestano molto di più nella popolazione femminile – spiega il prof. Federico – La Società Italiana di Neurologia, che si prepara a celebrare dall’11 al 17 marzo la Settimana Mondiale del Cervello ha attivato l’organizzazione di un gruppo di studio che indaga sulla Neurologia di Genere promuovendo la conoscenza del cervello, delle sue funzioni e delle sue patologie in relazione alle diversità tra maschio e femmina. I dati scientifici, infatti, evidenziano chiare e nette differenze tra il cervello femminile e quello maschile, differenze che sono genetiche, ormonali e strutturali anatomo-fisiologiche, con importanti conseguenze sulle funzioni cerebrali e anche su alcune malattie».

Donne e uomini sono dunque differenti non solo anatomicamente e per il modo di approcciarsi alla vita, ma anche nell’utilizzo di uno dei più importanti organi del corpo: il cervello appunto.
Ma quali sono le reali differenze tra il cervello maschile e femminile, e come si mostrano?
«A parità di quoziente intellettivo, gli uomini hanno sei volte e mezzo la materia grigia delle donne, che è collegata all’intelligenza  generale – fa notare il prof. Federico – mentre le donne hanno dieci volte la materia bianca dell’uomo, che ha la funzione di relazionare le aree cerebrali tra loro».

Se le differenze strutturali sono così evidenti, come si traduce questo nella pratica?
«Sono evidenti anche differenze sull’impiego delle aree del cervello – spiega Federico – le donne utilizzano in maniera dominante il lobo frontale, area legata ai processi decisionali, molto connessa alle cosiddette aree “limbiche”, sede dell’emotività, mentre l’uomo è tendenzialmente portato a coinvolgere, nel processo di ragionamento, una zona più vasta di corteccia. Il processo decisionale delle donne è quindi influenzato dall’area emozionale in misura maggiore rispetto a quello degli uomini: l’uomo tende ad elaborare la realtà basandosi soprattutto sull’emisfero sinistro, razionale, logico e rigidamente lineare, al contrario la donna utilizza in misura maggiore l’emisfero destro che permette di compiere operazioni mentali in parallelo. Il celebre “intuito” femminile si basa quindi proprio sulla possibilità del cervello di elaborare la realtà in modi diversi e paralleli».

Cervello maschile Vs cervello femminile, chi vince dunque?
Forse, alla fine, nessuno dei due tuttavia, «il cervello femminile – conclude il prof. Federico – essendo più dinamico dal punto di vista metabolico ed abituato a situazioni legate a variazioni ormonali, è caratterizzato da una maggiore elasticità. In situazioni complesse è dunque avvantaggiata la donna, perché il cervello femminile è meno “rigido” e portato, quindi, ad analizzare uno spettro più ampio di dati e possibilità; al contrario, il cervello maschile è favorito in situazioni semplici e collaudate».


La Settimana Mondiale del Cervello
Durante la Settimana Mondiale del Cervello, che si terrà dall’11 al 17 marzo 2013, sono previste numerose iniziative: incontri divulgativi, convegni scientifici, attività nelle scuole elementari e medie, visite guidate dei reparti e dei laboratori ospedalieri all’interno del progetto “Neurologia a Porte Aperte”, con l’obiettivo di divulgare la conoscenza del nostro organo più affascinante.

Mentre lo psichiatra, Vittorino Andreoli, in una recente intervista , ha affermato  analizza  i cambiamenti nella società nel rapporto tra uomo e donna: «Si deve scoprire il significato della donna, il gusto che c’è nel poter dare e nel ricevere – ha detto – Altrimenti si rimane bambini per sempre. La donna è andata avanti, gli uomini sono rimasti omuncoli: se si vuol cambiare, bisogna cambiare insieme».

di Antonio Gentile Vice Direttore de Il Popolo