SERGIO MARTUSCELLI (D.C.): CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DISABILITA’ NON SIA SOLTANTO UN RITO !

SERGIO MARTUSCELLI (D.C.): CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DISABILITA’ NON SIA SOLTANTO UN RITO !

A cura del Dott. Sergio Martuscelli (Roma)

sergio.martuscelli@dconline.info * Cell. 393-8981186 *

Segretario nazionale del Dipartimento “Terzo Settore e Problematiche della disabilità” della Democrazia Cristiana italiana

Segretario reg.le del Dipartimento “Sviluppo e Marketing” Democrazia Cristiana della regione Lazio.

< SERGIO MARTUSCELLI (D.C.): CELEBRARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DISABILITA’ NON SIA SOLTANTO UN RITO ! >

Anche quest’anno – il 3 dicembre 2021 – è stata celebrata la Giornata Internazionale della disabilità.

Ogni partito, capo politico e membro del governo ha celebrato “sommessamente” questo importante giorno nel quale si ricorda la diversa mobilità di molte persone.

Non è stato instituito un tavolo comune, né delle riunione tematiche o degli incontri a tema per portare avanti le varie necessità e mancanze che ancora oggi, purtroppo, ci sono nel mondo degli ultimi.

Bellissime foto, bellissimi commenti ma nulla di costruttivo.

Personalmente mi sento umiliato dall’istituzione di questa giornata e dall’importanza che gli è stata data perchè finito l’importante evento ci rendiamo ben conto che nessun impegno di fatto è stato preso e gli invalidi, dal giorno dopo, torneranno ad essere dimenticati ed  isolati.

Personalmente vivo a Roma e quelle poche volte che mi sono trovato senza la mia macchina personale ho avuto infiniti disagi a muovermi per Roma, che ricordo essere la Capitale d’Italia.

Dai mezzi di trasporto di terra (gli autobus) – quasi sempre carenti di pedana di salita per la sedia a rotelle – alla metro carente di ascensore, per lo più non funzionanti e spesso sporchi, per scendere al livello della metro.

Questa è solo una delle sfaccettature della disabilità. Poi c’è la parte economica.

Non si sa perché il disabile debba sopravvivere (sempre che ci riesca) con somme minime e con il fardello continuo di essere un peso sociale.

Se poi parliamo della vita sociale, è sempre più difficile far integrare un disabile nella vita sociale, con locali pubblici sempre più carenti del minimo indispensabile e – non cosa di poco conto – senza servizi igienici adeguati per garantire al disabile ed a tutti lo stretto necessario in caso di bisogno.

Ancora due righe vorrei spenderle sul famoso discorso del “dopo di noi” che rappresenta, ahimè, il cruccio più grosso di molte famiglie.

Cosa avverrà quando noi non ci saremo?

In effetti non esistono nè strutture, nè supporti che si prendano cura dei disabili una volta divenuti grandi e rimasti soli. Ossia di fronte alla mancanza cioè di tutte quelle necessità vitali di cui la famiglia si fa carico.

Dopo questa serie di tristi riflessioni, la domanda viene spontanea: forse facevano bene gli antichi romani a sacrificare il nascituro con problemi alla “Rupe Tarpea, ossia la parete rocciosa posta sul lato meridionale del Campidoglio a Roma, da dove venivano “amorosamente” buttati giù per dare fine al loro dolore immenso e levarsi dalla coscienza un peso infinito ?

 

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Daniel
3 anni fa

Articolo ben fatto