LA GIUSTIZIA NON E’ SEMPRE UGUALE PER TUTTI !

LA GIUSTIZIA NON E’ SEMPRE UGUALE PER TUTTI !

< LA GIUSTIZIA NON E’ SEMPRE UGUALE PER TUTTI ! >

L’ho provato sulla mia pelle di donna e madre. Purtroppo, la giustizia è spesso a favore di chi ha più potere economico !

Chi mi conosce, sa che ho il sangue da democristiana che mi scorre nelle vene.

Ho sempre lottato contro le ingiustizie della società, conservando i miei valori e non scendendo, mai, a compromessi.

Ho cresciuto da sola 5 figli, dopo essere scappata da un paese del Gargano, meta di pellegrini che vi si recano per visitare la tomba di un Grande Santo.

Vi chiederete, perché scappata?

Perché ho passato 22 anni di matrimonio con un uomo affetto – a mio avviso – da disturbo narcisistico di personalità, un disturbo causato, nella maggior parte dei casi, dal tipo di relazione che si ha durante l’infanzia, con le figure di attaccamento, i cosiddetti “caregiver”.

Anna Dora Delli Carri

Con conseguente delirio di onnipotenza e che maltrattava fisicamente e psicologicamente, me ed i miei figli (alcuni ancora minori) arrivando a compiere azioni inenarrabili, solo perché – per lui – amare significa vantare un credito illimitato nei confronti delle persone che gli sono vicine nella quotidianità (cit. google psiche . sant’Agostino.it).

Per 12 anni si sono susseguite una serie di cause, sia per la separazione, il divorzio e l’annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota (da me richiesto ed ottenuto) sia per il mantenimento dei 5 figli.

Attualmente, quest’ultimo punto è quello più dolente, perché non solo quest’uomo non è stato capace di fare il marito, ma non è stato capace di fare il padre.

Ha svolto questa funzione solo nel versare mensilmente, un misero assegno per ogni figlio, che in una città come Roma, basta per pagarsi il pranzo quotidiano della mensa universitaria.

Per sentito dire, di solito, i magistrati, in materia di diritti familiare, sono sempre dalla parte delle madri.

Beh, posso garantire che io sono un’eccezione, sia per i giudici pugliesi, che per quelli laziali.

Ovviamente, una donna che non ha sostanziose fonti di sostentamento, o non ne ha nessuna, se non quella dei propri familiari, con problemi di salute, derivanti, soprattutto, da tutto ciò che ha dovuto subire durante la vita matrimoniale, non ha voce in capitolo, davanti all’interpretazione di un giudice, la quale sostiene che il mantenimento dei figli non è più dovuto, dopo aver compiuto i 26anni di età.

Sottolineo che è una mera interpretazione del giudice e non è ciò che dice la giurisprudenza in materia di diritto di famiglia.

Infatti, in quest’ultima, si afferma che: contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, l’obbligo di mantenimento non cessa automaticamente al raggiungimento della maggiore età, né vi è un confine età definito, come i 26 anni, oltre il quale il figlio non ha più diritto a ricevere supporto.

La chiave per comprendere fino a quando un genitore è tenuto a mantenere il proprio figlio risiede nell’analisi delle circostanze individuali.

L’obbligo di mantenere il figlio permane fino alla indipendenza economica dello stesso: un figlio è considerato economicamente indipendente quando è in grado di sostenersi finanziariamente, senza necessità del supporto dei genitori.

L’obbligo di mantenimento persiste se il figlio è impegnato in un percorso di studi o formazione professionale, che richieda il sostegno economico dei genitori per essere portato a termine (cit. art. avvocati divorziati del 6/2/2024).

A questo punto mi chiedo: “ma per quale ragione, quando mi trovo in tribunale per risolvere determinati problemi col sedicente padre dei miei figli, non c’è un giudice, che sia dalla mia parte, come madre?

Qualcosa non torna!!!

Potrebbe essere il potere o il danaro a fare da padrone?

Sono seriamente disgustata, non solo per la mia situazione, ma per tutti quelli, che come me si trovano ad affrontare una giustizia (che poi giustizia non è) pilotata, che non indietreggia nemmeno davanti all’evidenza dei fatti.

Ora, cosa dovrei fare, dovrei subire?

No, mai! Non tornerò sui miei passi, perché significherebbe non aver rispetto di me stessa, soprattutto come donna !

 

A cura di Rag.ra Anna Dora Delli Carri (Acilia / prov. Roma)

annadora.dellicarri@dconline.info

Segretaria provinciale del Dipartimento “Attività Sociali e Tutela dei Diritti Umani di Roma Capitale e della provincia di Roma

Componente il Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

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