La green economy, sarà davvero green?

La green economy, sarà davvero green?

A cura di FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone / prov. Ascoli Piceno)

 

 Dott. Fernando Ciarrocchi (Ascoli Piceno)

fernando.ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651

Coordinatore della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana.

 Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”

Vice-Segretario nazionale vicario del Dipartimento Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana 

Vice-Direttore de “Il Popolo “ della Democrazia Cristiana

Editorialista del” Il Popolo” della Democrazia Cristiana

La green economy, sarà davvero green?

Sembravano frasi, espressioni, dichiarazioni, fuori dall’ordinario, qualcuno potrebbe, a ragion veduta, chiedere: ma quali? Il mondo sta cambiando, oppure, tutto in cui abbiamo creduto non è più vero, stanno cambiando l’ordine del mondo.

Ebbene, a pensarci bene, non sono per nulla fuori dall’ordinario. Lo stiano vivendo giorno per giorno. Ogni giorno, infatti, è un tassello di un puzzle che è in costante divenire.

Andiamo un attimo a memoria: l’attivazione del 5 G quanto mutamenti ha introdotti nella sua fase embrionale, oggi è normalità.

Si ma una normalità che con la scusa di avere comunicazioni più veloci, poter navigare in internet con più immediatezza, hanno fatto tutti contenti, proprio tutti, in primi i produttori dei cellulari  tra cui i grandi gruppi, poi i gestori delle rete telefoniche che si sono sbizzarriti nel proporre le offerte più disparate, dunque, un business planetario oltremodo copioso.

Poi ancora l’orrenda pandemia che ha cambiato il mondo negli usi, nelle abitudini, nei consumi, nelle culture e nei credo religiosi, senza parlare poi del capitolo vaccini che costituisce non un ‘enciclopedia a parte, ma un mondo a parte con le sue dinamiche il cui minimo comun denominatore, ovviamente, è stato ed è il profitto smisurato ben proposto in nome della salute pubblica mondiale.

Anche poi sono emersi e stanno emergendo tanti se e tanti ma, ma come sempre sarà il tempo in miglior galantuomo.

Ora un tam tam assordante che vede nell’Europa il soggetto agente principale della campagna mediatica che sta portando avanti a mo’ di lavaggio del cervello tutto il comparto della green economy : anche per la salvezza del pianeta, cosi dicono .

Si in parte, in una minima parte. Basti pensare al all’enorme comparto delle energie rinnovabili un mega affare dalle dimensioni impensabili.

Pensiamo alla produzione mondiale dei pannelli solari, delle pompe di calore e a tutto all’indotto che ne consegue : addirittura ora l’Europa ha statuito  i criteri e i  parametri  in base ai quali un’abitazione è qualificabile eco sostenibile perché ha apportato tutte le modifiche richieste in tal senso altrimenti avrà una svalutazione sul mercato : sarà etichettata  come abitazione non norma perché non conforme ai criteri dell’ ecosostenibilità.

Ma ci pensiamo cosa vuol dire tutto questo? Come fare? Come ha fatto il governo giallo rosso con l’infelice e infausta misura del 110% creando un debito di bilancio per lo Stato di 110 miliardi di euro, poi, magari, quanto predisposto da questa infelice misura non sarà neppure sufficiente perché chissà cosa si inventerà ancora l’Europa.

Tanto per nulla se non un’unica certezza: a saldare questo mega debito saremo tutti noi, i nostri figli, le future generazioni, ma va bene così, a quanto pare! Il comparto dell’edilizia non ha bisogno di illusioni come questa ma di misure concrete sia per i costruttori, sia per gli addetti diretti e dell’indotto che rappresentano una voce economica del pil nazionale di tutto riguardo. Provvidenze economiche quali le detrazioni fiscali fruibili sia dai costruttori sia dagli acquirenti. Inoltre per i costruttori che assumono personale si potrebbero predisporre degli sgravi fiscali per diminuire il costo del lavoro.

Poi chi è del settore può pensare sicuramente ad altro di un più incisivo  sostegno del mondo dell’edilizia. Tutte queste risorse mal gestite per finanziare il 110%  se fossero state impiegate per la messa norma antisismica e per il miglioramento del patrimonio immobiliare pubblico ( scuole, ospedali, case popolari, tribunali, caserme e quant’altro) forse sarebbe stato meglio.

Tutti invocano il PNRR, la storia poi ci dirà se è tutto come ci prospettano.

Altro tassello, come dicevamo all’inizio, la grande trovata dell’auto elettrica, quasi fosse la panacea di tutte le problematiche e criticità dell’ambiente. Addirittura l’Europa ha stabilito il termine perentorio, entro e non oltre, il 2035, le auto con motore termico saranno fuori produzione. Quindi siamo tutti obbligati ad avere un’auto elettrica per la salvaguardi del pianeta. Altro obbligo subdolo che stanno introducendo progressivamente. Le case automobilistiche già hanno prodotto i primi prototipi ma hanno costi esorbitanti . La macchina elettrica?

Con il costo attuale dell’energia elettrica ha costi di mantenimento assurdi.  Anche la produzione dell’energia elettrica ha costi alti. Poi ancora: la componentistica , batterie e quant’altro, sono prodotti in oriente dove  dell’ambiente poco importa visto che ancora usano le centrali a carbone per produrre energia e alimentare le filiere della produzione.

Ciò non può che generare costi più competitivi a discapito dell’occidente. In Europa si spinge fine all’ossesso all’obbligo dell’auto elettrica. Deve però essere salvaguardata la libertà di scelta non deve esserci alcuna imposizione.

Ciascuno deve poter scegliere l’auto che vuole e che può permettersi non l’auto elettrica a prescindere perché così è stato deciso punto e basta.

Un certo Signor Toyota, scusate se è poco, in tempi non sospetti in una kermesse mondiale dell’auto disse “Siete sicuri che l’auto elettrica inquini meno dei motori termici?”

In primis: lo smaltimento delle batterie sarà un problema, come lo sarà quello dei pannelli solari quando saranno usurati , poi, tanto altro ancora.

Con grande sorpresa, ma altrettanto grande è l’ apprezzamento, lo stesso Prof. Romano Prodi, già Presidente del Consiglio dei ministri, già Presidente della Commissione europea , in un intervento al TG1 dello scorso 20/02/2023 ha bene argomentato che l’auto elettrica altro non è che una chimera: molti paesi europei non sono pronti a questo cambio radicale e per certi versi anche repentino.

 

E’ di questi giorni l’analisi economico-occupazionale dei sindacati che hanno e stanno stigmatizzando le conseguenze negativi sia in termini occupazionali . sia economici, quindi, prudenza e oculatezza perché la cosiddetta green economy sarà proprio green?