A cura di Avv. Carlo Priolo (Roma Capitale)
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Portavoce della Segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Componente della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< La leader del partito nazionale Mistipè, Giulia Di Rocco, sarà presente al “Romanì Week 2024” presso il Parlamento europeo a Bruxelles (9-11 aprile 2024) >
Si consolida ulteriormente il rapporto di alleanza tra Democrazia Cristiana (Segretario nazionale Dott. Angelo Sandri/Udine) e la coalizione dei partiti Mistipè (Giulia Di Rocco/Chieti); Democratici Cristiani al Centro (Giovanni Paolo Deidda/Roma); Movimento Europero Diversamente Abili (Maria Riccelli /Verona).
Nel prossimo mese di maggio 2024, in Abruzzo, si terrà un Congresso unitario delle tre formazioni politiche summenzionate ed una delegazione della Democrazia Cristiana, guidata dal Segretario nazionale Angelo Sandri, è stata invitata a partecipare ufficialmente a detti lavori congressuali.
Inoltre è di questi giorni la notizia che Giulia Di Rocco sarà a rappresentare l’Italia del popolo Rom ad una serie di incontri internazionali.
Tra gli altri ci si riferisce in particolare al “Romanì Week 2024” che si terrà dal 9 al 11 aprile presso il Parlamento europeo a Bruxelles.
In occasione della Giornata Internazionale dei Rom dell’8 aprile, sarà dunque Giulia Di Rocco, Presidente del partito nazionale Mistipè, l’unica italiana di etnia Rom a rappresentare l’Italia all’importante incontro internazionale summenzionato.
Presso il Parlamento europeo a Bruxelles la Presidente Giulia Di Rocco è invitata a prenderne parte per la terza volta.
Avrà dunque l’occasione di parlare della tutela legislativa dei bambini e ragazzi di etnia Rom in Europa.
L’evento “ Romani Week 2024” mira a valorizzare il fatto di come l’agenda per la etnia Rom si inserisca nel contesto di questioni politico-sociali europee, nelle priorità da affrontare secondo il principio di proporzionalità tra risorse economiche ed intellettuali da impiegare e soluzioni dei problemi, secondo appunto la verticale gerarchica dei fenomeni più pericolosi e disfunzionali, per arrestare l’avanzata della violenza di ogni ordine e grado e della sciagura delle guerre note e dimenticate.
La Presidente Giulia Di Rocco, convinta di poter raggiungere una effettiva unità di lavoro e di costruzione comune con l’agire consapevole dei giusti, abbandonando le dichiarazioni esaltanti di sole parole, tenta con il suo fattivo contributo di convincere i parlamentari europei ad iscrivere nel registro delle cose da fare anche le questioni della etnia Rom, che non ha confini, ma dimensiona la soluzione dei problemi all’intera area del popolo europeo e proprio in occasione delle recenti elezioni.
L’obiettivo è di non escludere alcuna realtà economica, sociale e soprattutto umana e quindi dei diritti umani, rectius, dei bisogni umani in particolare dei minori, bambini, adolescenti, giovani.
E sul piano dei diritti va evidenziato che se l’Amministrazione europea si pone come supremo legislatore ed esecutore non può e non deve trascurare alcuna realtà, altrimenti ne va della propria esistenza, atteso che sarebbe contradditorio con il principio dell’Europa dei popoli.
Pur comprendendo l’ormai obsoleta distinzione tra destra e sinistra, essendo del tutto incerta la linea di confine, non sarebbe lungimirante disattendere i problemi della valorizzazione delle etnie e degli effetti connessi al ripetersi della reiterazione di reprimende e di sanzioni da parte degli organi della struttura organizzativa europea, su questioni del tutto marginali e contabili, che pure hanno bisogno di un certo ordine (mettere in ordine i conti si dice), ma l’esistenza in vita di bambini, mamme, genitori supera ogni questione contabile e pone all’ordine del giorno l’esistenza delle specie umana.
Il richiamo è fin troppo esplicito al filosofo Martin Heidegger.
Heidegger si preoccupa di proporre un nuovo imponente discorso attorno all’essere, a partire da un’analitica esistenziale condotta su quello che il filosofo tedesco definisce Esserci, ossia l’uomo.
A partire da questa analisi, volta a mettere in luce le strutture ontiche (ossia dell’esistenza del singolo), Heidegger rivendica la scoperta della temporalità quale orizzonte di senso dell’Esserci.
Nel suo progetto iniziale, questa intuizione sarebbe dovuta servire per cominciare a definire i tratti dell’essere (dato che, secondo Heidegger, l’Esserci è apertura all’essere, in quanto ente in grado di pensare all’essere, e per questo, a partire dall’uomo, si può arrivare a comprendere l’essere).
In realtà, Heidegger si rende presto conto che l’uomo non potrà mai essere il punto di partenza di un’autentica e precisa ricerca dell’essere, dal momento che, spiega il filosofo, vi è una differenza ontologica insuperabile fra ente ed essere.
Ridestare l’uomo alla capacità di conoscere l’Essere significa, per Heidegger, innanzitutto evidenziare la differenza ontologica che separa, senza dividerlo, l’Essere nella sua trascendenza da ciò che concretamente è, ovvero l’ente.
Il problema dell’essere è il problema fondamentale (ovvero il problema del fondamento in quanto tale, e della sua capacità di fondare la realtà e la conoscenza che ne abbiamo) e richiede un atteggiamento conoscitivo necessariamente diverso da quello con cui ci volgiamo alla conoscenza delle singole cose concrete.
Se l’essere è il ricercato, e se l’essere va considerato sempre come “l’essere di una cosa”, ne consegue che, nel problema dell’essere, l’interrogato è ciò che è: è la cosa (l’ente). Ma quale cosa (ente)? Qual è la cosa (l’ente) che è in grado di rispondere a una domanda sul suo essere? Ovviamente siamo noi, è l’uomo, per il semplice fatto che da sempre egli esperisce la sua esistenza come tale che in essa ne va del suo stesso essere: egli solo, cioè, è in grado di porsi la domanda sull’essere in modo esplicito.
Il problema dell’essere richiede quindi un lavoro preliminare, che consiste nell’esporre chiaramente le caratteristiche essenziali (gli “esistenziali”) di questa cosa esistente che noi siamo (l’Esserci) in quanto continuamente tesi a cogliere “il senso della vita”.
I Rom sono uno dei principali gruppi etnici della popolazione e relativa lingua dei romani. Conosciuti anche come “gitani” o “zingari”.
Un dato costante della storia del popolo rom va rintracciato nella persecuzione che hanno sempre subito: la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.
Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medio Evo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie identificabili come aspetto stregonesco, ecc.
Di qui la tendenza delle società moderna a liberarsi di tale presenza anche a costo dell’eliminazione fisica. Si stima che nel mondo ci siano tra i 60 e i 80 milioni di Rom.
Nel suo libro “Omero nel Baltico”, Felice Vinci ipotizza che i sinti, maghi della metallurgia, siano trasmigrati dal sud della Svezia verso i paesi dell’oriente oltre 5000 anni fa.
Oggi, in lingua romaní, Rom significa uomo/marito e designa il popolo stesso solamente presso i Rom propriamente detti.
Come per la storia delle origini delle popolazioni di lingua romaní, anche l’origine del termine Rom è aperta a diverse ipotesi dibattute tra gli studiosi.
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