LA RELAZIONE DEL DIPARTIMENTO “STATISTICHE E MONITORAGGIO TERRITORIALE” DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA RIGUARDANTE LE ATTIVITA’ SVOLTE NEL PERIODO GENNAIO-LUGLIO  DEL 2024 !

LA RELAZIONE DEL DIPARTIMENTO “STATISTICHE E MONITORAGGIO TERRITORIALE” DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA RIGUARDANTE LE ATTIVITA’ SVOLTE NEL PERIODO GENNAIO-LUGLIO  DEL 2024 !

LA RELAZIONE DEL DIPARTIMENTO “STATISTICHE E MONITORAGGIO TERRITORIALE” DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA RIGUARDANTE LE ATTIVITA’ SVOLTE NEL PERIODO GENNAIO-LUGLIO  DEL 2024 !

Il Segretario nazionale del Dipartimento < Statistiche e Monitoraggio territoriale > della Democrazia Cristiana italiana Ing. Yenny Gonzales (Livorno) ha inviato alla Segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana  una prima relazione sulle attività svolte dal Dipartimento di cui trattasi in questi primi sette mesi (gennaio/luglio) dell’anno in corso 2024.

Ing. Yenny Gonzales (Livorno)

Il Dipartimento infatti, in linea con la politica di trasparenza e comunicazione, vuole condividere – con la Segreteria Nazionale D.C., con la Direzione nazionale e con il Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana – una sintesi delle azioni intraprese e degli incontri fin qui realizzati nei primi sette mesi del 2024.

In particolare, in questi primi sette mesi del 2024, tra le varie problematiche sociali che sono state monitorate, ci si è soffermati con molta attenzione sui problemi legati agli alloggi popolari.

In Italia, i dibattiti politici sulle case popolari sono spesso legati alla questione dell’accesso all’abitazione ed alla gestione degli alloggi popolari.

Alcuni dei principali temi di discussione includono i seguenti argomenti.

1. *** Disparità socioeconomiche ***.

Il dibattito politico si concentra spesso sulla necessità di ridurre le disparità socioeconomiche legate all’accesso all’edilizia residenziale pubblica.

Ci sono discussioni su come garantire un accesso equo agli alloggi popolari e su come evitare che le liste di attesa siano influenzate da favoritismi e/o clientelismo.

2. *** Efficienza ed equità nella gestione ***.

Spesso si discute di efficienza ed equità nella gestione degli alloggi popolari da parte delle amministrazioni locali.

Vengono sollevate questioni riguardanti la trasparenza nei processi di assegnazione degli alloggi, la lotta all’abusivismo e la manutenzione degli edifici.

3. *** Politiche abitative ***

I partiti politici dibattono sulle politiche abitative da adottare per affrontare la crisi abitativa e garantire a tutti i cittadini un alloggio dignitoso a prezzi accessibili.

Ci sono discussioni su come incentivare la costruzione di nuovi alloggi popolari, su come favorire la riqualificazione degli edifici esistenti e su quali misure di sostegno adottare per le famiglie a basso reddito.

4. *** Ruolo del Governo centrale verso le autorità locali ***.

C’è spesso un dibattito sul ruolo del governo centrale rispetto alle autorità locali nella gestione degli alloggi popolari.

Alcuni sostengono una maggiore centralizzazione per garantire una maggiore uniformità e coerenza nelle politiche abitative, mentre altri difendono un maggiore grado di autonomia per le amministrazioni locali. È evidente la mancanza di case popolari, per coloro che ne avrebbero bisogno.

Il “Country Report 2019 per l’Italia”, redatto dalla apposita Commissione Europea, ha evidenziato la carenza di alloggi per i nuclei con i redditi più bassi.

Nonostante un patrimonio pubblico di circa 950 mila alloggi tra gestione degli enti ERP e proprietà dei comuni in Italia (corrispondente al 4% dell’intero patrimonio abitativo) e circa il 20,8% di famiglie in affitto in tutto il Paese, il problema dell’espansione dell’offerta di alloggi a basso canone è oggetto di una rimozione collettiva e questo purtroppo anche da parte del PNRR.

In Italia, la percentuale di famiglie che vivono in case popolari è del 3,7%, mentre la media europea è del 9%.

Federcasa stima che siano necessari “da subito” almeno 200-300mila alloggi.

La situazione attuale mostra che, a causa della pandemia di Covid-19 e dell’inflazione, sempre più famiglie italiane hanno difficoltà a pagare l’affitto, a fare la spesa e a saldare le bollette.

Si trovano a dover scegliere tra una casa, il cibo in tavola o il riscaldamento, facendo tornare alla ribalta il tema delle case popolari, argomento ignorato da tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni.

Sappiamo bene che l’offerta di alloggi popolari è ancora troppo bassa rispetto alla domanda, ma di quanto?

Di quanti alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) l’Italia ha bisogno e quanti ne ha? Quali sono i criteri per avere una casa popolare?

L’abitare non è stato al centro delle politiche degli ultimi decenni e la casa come intervento primario per contrastare la povertà estrema è insostenibile se gli Enti Locali non sviluppano un approccio sistemico e duraturo.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed il suo Fondo complementare dovrebbero affrontare la questione della povertà abitativa.

Ciò include fornire alloggi a chi ne è privo, migliorare le condizioni delle case popolari e investire nell’edilizia e nella rigenerazione urbana di quartieri e aree depresse o degradate.

Entro il 2026, dovremo investire circa 14 miliardi di euro che – con i fondi del Superbonus 110% per la riqualificazione energetica – diventeranno 27,5 miliardi di euro.

Di questi, 14 miliardi saranno destinati a misure che riguarderanno realtà abitative come case per studenti fuori sede (1 miliardo di euro); alloggi per anziani e disabili (500 milioni di euro per ciascun target); Housing per senza dimora (450 milioni di euro); programmi per l’abitare; piani urbani
integrati e progetti di rigenerazione urbana (8,55 miliardi di euro).

Inoltre, saranno previsti investimenti per la rigenerazione di beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro) e per il contrasto agli insediamenti abusivi per i lavoratori in agricoltura ed i braccianti che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo (272 milioni di euro).

Infine, 6 miliardi saranno destinati a progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale in Comuni con più di 15.000 abitanti e a Piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane.

Amintore Fanfani, autore di un brillante piano casa per l’Italia allora governata dalla Democrazia Cristiana.

È evidente che si tratta di un investimento finanziario notevole, che tuttavia dovrà essere gestito dai Comuni, sui quali grava l’onere della progettazione.

La povertà abitativa, infatti, non significa solo non avere una casa, ma anche vivere in condizioni di estrema indigenza, sia a livello personale (in una casa fatiscente)  che comunitario (in zone degradate, senza verde e via dicendo).

Oltre agli investimenti riguardanti il 110%, che sono più difficili da quantificare perché non è possibile risalire alla quota di alloggi pubblici che usufruiranno del Superbonus, ci sono anche altre considerazioni da fare.

Un’analisi pubblicata sulla rivista < La voce > da parte degli economisti Valentino Larcinese, Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi (analisi citata nel rapporto summenzionato), è stato osservato che i benefici del Superbonus aumentano con il crescere del reddito.

In altre parole, i redditi bassi e medi ne stanno beneficiando molto meno rispetto a quelli più alti.

Amintore Fanfani e John Kennedy

In qualità di rappresentante di una politica di inclusione e di ascolto, la Democrazia Cristiana promuove una comunicazione mirata con gli Enti e gli Uffici competenti per creare sinergie di risposte.

In particolare, ci vogliamo impegnare a fornire risposte tempestive a coloro che si trovano in una situazione di pericolo di perdita della propria abitazione a causa di disguidi amministrativi, nonché a coloro che sono in attesa di un alloggio popolare e che ne hanno già i requisiti.

Nelle ultime settimane il Segretario Nazionale del Dipartimento < Monitoraggio e Statistiche territoriali > della Democrazia Cristiana Ing. Yenny Gonzalez, ha preso contatto con gli Assessori competenti in carica nei comuni di Livorno, di Pisa e di Pontedera, avviando così un dialogo costruttivo per affrontare le problematiche abitative.

A causa delle ferie agostane in corso, ci sarà una breve pausa prima di poter riprendere i lavori con una serie di materiali che presenteranno questioni urgenti da affrontare e risolvere e per le quali si cercheranno le opportune soluzioni.

 

 

A cura di Dott. Angelo Sandri (Cervignano del Friuli / provincia di Udine)

segreteria.nazionale@dconline.info * Cell. 342-1876463 *

Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Segretario nazionale ad interim del Dipartimento < Comunicazione – Marketing – Sviluppo > della Democrazia Cristiana

Direttore Responsabile de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana 

 

www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it *

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Fernando Ciarrocchi
4 mesi fa

Segretario la ringrazio per l attenta e puntuale analisi avente ad oggetto una delle maggiori emergenze sociali quale la mancanza cronica di edilizia pubblica .
È una tematica di grande attualità che riguarda purtroppo migliaia di nucleo famigliari che vivono in condizioni precarie e di povertà. Nella storia del e secolo scorso, la prima metà, gli interventi sociali in tale ambito diaggior rilievo sono stati: il piano casa ideato e realizzato dal brillantissimo Presidente del Consiglio dei ministri, prof. Amintore Fanfani,poi, non possiamo non citare la legge per i Sassi di Matera nel 1956 a forma congiunta di De Gasperi e Emilio Colombo che permise costruzione di ecia edilizia popolare rivolta alle famiglie che fino a quel momento vivevano nei Sassi oggi notevole patrimonio culturale dell UNESCO. Ad oggi non ci sono stati interventi di tale levatura perché l attuale classe dirigente, chiamiamola così, non è più in grado di pensare e tanto progettare. Il tutto avallato da un sistema di media piatto. Grazie ancora Segretario.

Daniela
4 mesi fa

👍Grazie…
a mio avviso sarebbe utile prevedere anche azioni a favore di famiglie monogenitoriali. Sarebbe utile una assegnazione alloggio ERP nel caso di separazione divorzio o di fine convivenza in presenza di figli minori, gestita in un’unica graduatoria regionale ma con collegamenti a livello nazionale e con possibilità di assegnazione diretta su base reddituale da parte del tribunale anche in considerazione dell’imminente unificazione degli stessi.