Noe Ito nasce a Imajuku, sull’isola di Fukuoka, in Giappone, il 21 gennaio 1895. L’aspetta una vita di obbedienza assoluta ad ogni tipo di autorità in una società rigidamente gerarchica, codificata, ritualizzata: come geisha, come madre, come prigioniera, come esclusa. Ito prende un’altra strada, assolutamente impervia.
Dotata di temperamento artistico, si iscrive alla scuola femminile di Ueno, a Tokyo. A 15 anni, mentre è ancora a scuola, sposa un uomo di vent’anni più vecchio di lei; Fukutaro, che si impegna a sostenere la sua formazione artistica e culturale, ma che in realtà non è minimamente in grado di tenere fede a quanto sottoscritto. Del resto, Noe non era innamorata di lui; lo aveva sposato con la speranza di emigrare negli Stati Uniti. In seguito, confiderà alla sorella, una volta arrivati in America, che lo avrebbe immediatamente lasciato.
Poco dopo il matrimonio, Noe stringe amicizia con il suo insegnante di inglese, Jun Tsuji. È un anarchico dichiarato; poeta, saggista, drammaturgo, traduttore, dadaista, nichilista, femminista e bohemien. È il primo traduttore in giapponese dell’Unico e la sua proprietà di Max Stirner e delle opere di Cesare Lombroso.
Una sedicenne che si avvicina all’anarchismo è qualcosa di assolutamente impensabile nel Giappone dei primi anni del Novecento; l’amicizia con Jun Tsuji si trasforma in amore e impegno politico. Man mano che il suo matrimonio va a rotoli, Noe cerca sempre più il sostegno morale ed economico di Tsuji. I due allacciano una relazione amorosa, così lei decide di lasciare Fukutaro e sposare il suo ex insegnante. La coppia avrà due figli: Makoto e Ryuji.
Dopo il diploma Noe entra nella Seito-sha, una sorta di scuola artistica femminile con cui immediatamente collabora alla pubblicazione della rivista Seito, di cui ben presto diventa caporedattrice, imprimendole una svolta radicale: da blanda rivista artistica femminile, seppure “tenuta d’occhio” e invisa alle autorità, Seito diviene una pubblicazione di critica sociale radicale e femminista. Ito si distingue per i suoi articoli e per la traduzione di The Tragedy of Woman’s Emancipation di Emma Goldman.
“Non hai paura che le autorità ti facciano qualcosa?”
“So bene che lo faranno prima o poi”.
Mentre si portava una mano al collo, con queste parole Noe Itō, aveva risposto ad una domanda che Dora Russell, la moglie di Bertrand, gli aveva posto.
Lei lo sapeva bene che sarebbe finita in quel modo.
Con la sua morte.
La sua esistenza, le sue idee, la sua stessa persona erano al tempo stesso un atto di accusa e di insubordinazione continuo al Giappone. Alle sue istituzioni patriarcali e classiste, alla sua cultura maschilista e militarista, alle sue strutture politiche e sociali.
Noe Itō, classe 1898, aveva scelto di vivere di traverso.
La famiglia, le autorità, tutti avrebbero voluto vederla diventare una donna morigerata, una moglie servizievole, un suddito silenzioso. Invece aveva scelto di disubbidire, di non accettare passivamente che la vita le scorresse dentro per poi abbandonarla senza averne mai afferrato il senso più alto.
A quindici anni la convincono a sposare un uomo di venti anni più vecchio, sostenendo che le avrebbe consentito di proseguire gli studi. Non è vero. Solo un anno dopo conosce Jun Tsuji, un anarchico dichiarato, un traduttore famoso, un poeta e drammaturgo. Se ne innamora e mette fine al matrimonio.
Relazioni extraconiugali, idee sovversive, aspirazioni artistiche. Ci vuole molto meno perché una donna dia scandalo nel Giappone di inizio 900’. Ma Noe Itō non si ferma.
Frequenta una scuola d’arte, diventa caporedattrice della rivista Seito, trasformandola in un libello di critica sociale e femminista, traduce gli scritti di Emma Goldman e si innamora di nuovo.
Osugi Sakae, il grande amore della sua vita, anche lui anarchico e sposato. Anche lui al centro degli scandali. Insieme diventano la coppia più discussa e odiata del Giappone, poiché rappresentano tutto ciò che la loro società rifiuta e rifugge, in una sola parola,la libertà.
Una libertà che non si vergognano di nascondere, nella vita sentimentale e in quella pubblica. Attivisti instancabili fondano circoli e diffondono opuscoli sovversivi, diventando una spina nel fianco delle autorità, che decidono di eliminarli.
L’opportunità è offerta da un terribile terremoto che sconquassa la pianura del Kanto il primo settembre 1923. Più di 100000 morti, migliaia di feriti e costruzioni rase al suolo. In questo contesto di confusione, il governo invece di soccorrere la popolazione si preoccupa di mandare degli squadroni della morte alla ricerca di tutti i sovversivi della regione. Noe, Osugi e il suo nipotino di pochi anni, vengono catturati, portati in un vicolo e strangolati a morte.
L’indignazione per questo assassinio attraverserà il paese e ne varcherà i confini.
Noe moriva ad appena 28 anni, ma il suo coraggio e la sua voglia di libertà la faranno vivere per sempre.
Nel 1969, la vicenda di Noe Ito e Osugi Sakae è narrata dal regista Yoshishige Yoshida nel film Eros + massacro (Erosu purasu gyakusatsu), considerato uno dei primi capolavori della Nouvelle Vague giapponese.
Protagonisti del film sono due giovani studenti interessati a conoscere la verità sui fatti accaduti ai due anarchici nel lontano 1923. Iniziano la loro ricerca storica e nello stesso tempo riflettono sull’anarchismo e sul libero amore. I due ragazzi si appassionano a tal punto delle sorti di Ito e Osugi da non riuscire più a tenere distinti passato e presente. Noe Ito torna di nuovo e con lei la sua storia.
di Antonio Gentile