A CURA DI FRANCO CAPANNA (TERAMO)
< La salute: il nostro bene primario ! >
Il benessere fisico è una condizione dinamica di ricerca dell’equilibrio, fondata sulla capacità dell’individuo di interagire con se stesso e con l’ambiente in modo positivo.
Parlare di benessere fisico significa assumersi la responsabilità e l’attenzione del curare se stesso, dello star bene nel migliore dei modi possibili.
Significa assumersi la responsabilità di fare attività fisica con costanza, di pensare alla propria alimentazione passando dal mangiare indiscriminatamente al nutrirsi per avere energia vitale.
Di bere acqua per soddisfare il bisogno di idratazione di un corpo costituito per il 70% circa d’acqua e per depurarsi dalle scorie, di respirare ossigeno secondo modalità che non sono soltanto quelle vitali, automatiche badando alla qualità dell’aria e all’ambiente verde.
* In una parola, wellness cioè benessere derivante dalla pratica del movimento e dell’esercizio fisico da una corretta dieta alimentare da un atteggiamento positivo e proattivo, dalla ricerca di un proprio equilibrio psicofisico.
Il termine benessere indica in questo contesto una filosofia in termini olistici che vede l’individuo singolo responsabile, attivamente coinvolto nel processo volto a migliorare e aumentare la propria salute.
Ecco che benessere vuol dire pure empowerment ovvero capacità di assumere il controllo della propria vita, di padroneggiarla, di acquisire un ruolo attivo verso la propria esistenza e l’ambiente ponendosi davanti alle difficoltà con un atteggiamento positivo e costruttivo.
La salute al primo posto o vengono meno qualsiasi supporto della nostra sfera destinataria: pace individuale di vario genere: indipendenza, amori, denaro, lavoro eccetera.
Qualche anno addietro se mi chiedevano mio pensiero di vita, rispondevo essere un hailander ovvero un immortale ma non é così ovviamente.
Ti senti bene pur con qualche acciacco ma non riesci stranamente respirare e decidi andare all’ospedale vicino magari una flebo di cortisone e torni a norma.
Ti ritrovi ricoverato con diagnosi infausta: broncopolmonite!
Improvvisamente svieni e ti ritrovi in coma per quattro giorni e quattro notti!
Non sei cosciente e nessuna luce in fondo al tunnel in quel volare come su una puledra alata nella oscurità più desolante.
Qualche porta si intravvede e piccole luci dietro ma nessuno apre.
Un volo interminabile tra gli inferi in una barca verso la morte.
Poi il brusco risveglio e vedi un soffitto non conosci e chiedi acqua da bere per sentirmi rispondere:” calma signor Franco lei è quello sta meglio qui”.
Insultai questo medico perché il mio respiro era faticoso e soffrivo tanto.
Il pensiero a Gesù e Maria SS del perché dopo vent’anni di sofferenzenze per la perdita di mia moglie e contributo bastevole e un percorso professionale ottimale verso il prossimo bisognoso.
Dove le preghiere di ogni gìorno e le messe la domenica e le sante comunioni con la particola dell’ostia che assapori la divinità entra in te.
Cerchi alibi giusti per il pericolo stai vivendo e ti aspetti una risposta adeguata.
Tante le cose vieni a sapere dopo: diverse le suore che hanno pregato e digiunato e altre persone.
Pensi alla tua famiglia, all’amore vivi per una donna perché da decrepito vali uno zero!
Ritorniamo per un attimo al mio risveglio quando chiesi l’acqua che mi venne portata in una siringa e chiedi dove l’avesse presa ” nel gabinetto” mi rispose!
Hai voglia vomitare e maledici i governi che portano tagli alla sanità.
Continui respirare male e chiami una dottoressa che mi dice prossimo a cure e di fatto tornai finalmente recuperare un buon respiro e con le forze un po’ ritrovate torno sperare e gustare quella salute che spesso dimentichiamo troppo nel quotidiano ordinario.
In fondo sono un sindacalista e scrissi una mail al direttore del reparto che poi mi venne a trovare per dirmi di avere convocati tutti i direttori di reparto e la decisione di dare ad ognuno acqua in bottiglie sufficiente e chiesi anche marmellate e zucchero in abbondanza che esaudito.
Poi il primario” lei è una roccia tutto a norma domani a casa”.
No dottore dissi non io la roccia perché siamo tutti fragili ma conta come ci comportiamo verso Dio, il prossimo e quelle eroiche suore che hanno pregato per me con sacrificio di digiuno.
Autore Franco Capanna.
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