A cura di Loredana Di Lorenzo (Tivoli, in provincia di Roma)
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< LA SCELTA CORAGGIOSA DI FRATEL BIAGIO CONTE >
Molto provato dalla sofferenza per come sta andando il mondo, Fratel Biagio Conte, Fondatore della missione “Speranza e carità” a Palermo, ci scrive:
<< Mi ritiro nella montagna in preghiera e in digiuno a pane e acqua .
Non posso più accettare una società che stravolge e manipola il Creato, gli uomini e le donne, che stravolge i valori, la morale, i costumi e le tradizioni.
Per queste ingiustizie mi ritiro in una grotta in preghiera e in digiuno a pane e acqua’.
Non possiamo acconsentire ed essere responsabili di questa ingiusta AMORALITA’ che offende e calpesta la vita umana, che offende e calpesta l’essere creature di Dio, che disprezza la parola del Signore e che fa di tutto per stravolgere il Vangelo e offendere la Casa di Dio.
E’ veramente meglio rifugiarsi nel buon Dio, che confidare nell’essere umano e nei potenti. Solo il Signore potrà salvare questa umanità dalla violenza, dagli abusi, dalla promiscuità ingiusta e da tutti quegli abomini che continuamente si perpetrano e che si continuano ad attuare in tutto il pianeta Terra.
Lancio un grido disperato a tutta l’umanità, che si rispetti la giusta via, la verità e la vita che ci è stata donata. >>
Abbiamo idealmente rivolto a Fratel Biagio Conte alcune domande per comprendere meglio il pensiero di un uomo di fede.
< La domanda è: si è liberi quando si ha tutto sotto controllo oppure quando si decide di rischiare per qualcosa in cui si crede realmente ? >
È inutile, non si può pensare che la fede sia il lasciapassare per una vita serena.
Anzi è esattamente al contrario, è il carburante, che da ti la spinta giusta ad intraprendere un viaggio di gran carriera, a tratti anche rischioso, che spesso
porta a sentirsi in balia degli eventi, o che chiede di operare scelte difficili.
< Cosa suggerisce il rapporto con Dio in questo specifico momento della Storia ? >
Avere Dio non ripara dai venti contrari della vita, ma da il coraggio di mettersi in cammino sapendo che il percorso è in sua compagnia.
Con lui tutto diventa speciale, tutto fiorisce d’amore, tutto profuma di lui, tutto è così vero da non avere né di volere più di questo viaggio il reale controllo.
La radicalità nel rapporto con Dio, non è eroismo, ma la furbizia di non voler rovinare le cose.
Spesso quando (per non dire tutte le volte) siamo noi a prendere iniziativa di seguirlo, lo facciamo mossi da un’idea che molto spesso è troppo stretta per poterci fare entrare realmente Dio.
Allo stesso modo però quando è Dio a prendere l’iniziativa cerchiamo costantemente di temporeggiare, di accampare scuse ed hai voglia di dire “ma è la stessa cosa” io vivo la fede a modo mio, io prego quando mi sento, io vado in chiesa quando non c’è nessuno tanto i protagonisti della storia siamo sempre Dio ed io, senza pensare che come ad un buon piatto se gli togli o cambi gli ingredienti o li mescoli senza il giusto dosaggio e gli opportuni tempi di cottura, spesso il risultato è un pastrocchio immangiabile.