A cura di Dott. Nicola Zuin (Venezia)
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Vice-Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana
Direttore editoriale de IL POPOLO della Democrazia Cristiana
< La tragedia del popolo ukraino raccontata dalla diretta testimonianza dell’Ing. Svitlana Dronuyk >
Riceviamo – e volentieri pubblichiamo – l’accorata testimonianza di Svitlana Dronuyk, cittadina ukraina, attualmente domiciliata a Napoli per motivi di lavoro ed in contatto con i propri familiari tuttora in Ukraina e testimoni oculari di quanto sta accadendo in quel Paese dopo l’invasione delle truppe sovietiche agli ordini di Putin.
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Mi chiamo Svitlana Dronyuk e sono nata nel 1994 a Ivano-Frankivsk, in Ucraina; un paese pacifico e libero.
Da quando ho memoria sono sempre stata fiera della mia nazione, della sua natura incontaminata, delle persone oneste ed umili che la popolano; ma ciò di cui sono sempre stata orgogliosa è il forte sentimento di libertà che ci caratterizza.
All’età di quattordici anni mi sono trasferita in Italia; Paese che mi ha accolta a braccia aperte: qui ho completato gli studi, dal liceo scientifico fino alla Laurea magistrale con lode in Ingegneria biomedica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
Attualmente sono una “Software Developer”. Non posso negare di aver incontrato numerose difficoltà durante il mio percorso, ma al contempo mi reputo fortunata per avere sempre avuto nuove occasioni di crescita professionale e sfide che rafforzavano il mio carattere, prima tra tutte il dover familiarizzare con una lingua ed una cultura così differenti.
Molti di questi ostacoli sono stati superati grazie alla mia curiosità.
Ed a proposito di questo ricordo bene che da piccola, quando studiavo ancora in Ucraina, durante le lezioni di Storia mi sforzavo di comprendere le ragioni della Seconda Guerra Mondiale; ma soprattutto della crudeltà insensata di Hitler.
Nonostante fossi una studentessa modello non riuscivo a comprenderle, e lo stesso dubbio, seppur con un coinvolgimento personale molto maggiore, mi accompagna ancora oggi, durante queste giornate così drammatiche per la mia nazione e per l’Europa intera.
Ho sempre ascoltato con avida curiosità i racconti della bisnonna Maria, nata nel 1934 ovvero esattamente 1 anno dopo “Holodomor” (il genocidio per carestia in Ucraina ordinato da Stalin che ha causato quattro milioni di morti).
È incredibile come una donna, seppur anziana, abbia dovuto attraversare nel corso della sua unica vita eventi catastrofici come l’Holodomor, la Seconda Guerra Mondiale, il Disastro di Černobyl, la Guerra Fredda, la Pandemia da Covid-19.
Attualmente, in quelli che dovrebbero essere i suoi sereni anni della vecchiaia, si trova a dover cercare riparo dai bombardamenti ai civili perpetrati dall’esercito russo assieme a tutto il ramo della mia famiglia ancora bloccato a Victoriv.
La storia della mia bisnonna è la biografia fedele di ciò che non solo lei, bensì tutto il popolo Ucraino ha affrontato solo nell’ultimo secolo, con enorme abnegazione e spirito di devozione verso la Patria.
È stata proprio lei, durante una telefonata ricevuta mentre si trovata con mia nonna Anna, ad informarmi alle 6 del mattino di giovedì 24 febbraio del 2022 del fatto che “Bійна почалася” – La guerra è iniziata !
La sua voce era incredula e rotta dal pianto.
“La guerra è iniziata.” Mai parole sono state più complesse per me da analizzare e da comprendere.
Tremando dalla paura ho lasciato il letto con occhi pieni di lacrime; chiedendo alla nonna se lei e se tutta la mia famiglia stessero bene. Ho ricevuto questa risposta: “ми живі” Letteralmente noi viviamo, noi siamo vivi.
Non pensavo che “vivere” significasse cercare di sfuggire ai missili nel cuore della notte. Ma a quanto pare essere vivi ha assunto un altro significato da quando, la notte successiva, Ivano-Frankivsk è stata bombardata mentre i civili dormivano.
Nel giro di poche ore nonna Anna, bisnonna Maria, mia zia materna e i miei quattro cugini piccoli hanno dovuto trovare rifugio in un vecchio bunker ormai in disuso dalla Seconda guerra mondiale, posizionato nei sotterranei di un amico in un vicino villaggio.
Essere vivi ha sicuramente un nuovo, agghiacciante significato per mio zio Ivan, il quale si trovava in Italia per lavoro il giorno dell’invasione Russa; e che appena avuta notizia della guerra si è immediatamente mobilitato per rientrare in Ucraina per proteggere la propria famiglia e il proprio paese, ben consapevole di non poterne più uscire a causa della legge marziale e del reclutamento alle armi dei civili.
Nessuna parola uscita dalle mie labbra, nessuna lacrima pianta dai miei occhi, nulla è stato utile per trattenerlo qui in Italia, dove sarebbe stato al sicuro.
Una scelta, la sua, che definire complessa è degradante; perché complessa non è nella mente di Uomo che immagina la propria casa bombardata, la propria famiglia in pericolo.
Agli occhi dell’unico uomo della famiglia non vi era infatti altra scelta, in quanto la propria sopravvivenza messa in dubbio non era abbastanza da impedirgli di ritornare per proteggere la famiglia e la propria patria dal nemico; lo doveva fare!
Questo significa essere un uomo Ucraino senza timore.
Da quando è iniziata l’invasione di Putin passo le mie giornate seguendo i telegiornali con il telefono in mano per intercettare richieste di aiuto ed aggiornamenti dal fronte, piangendo con tutto il cuore per ciò che vedono i miei occhi e sentono le mie orecchie.
Vorrei essere sorda per non sentire il numero di bambini, donne, uomini e soldati privati della loro vita. Vorrei essere cieca per non vedere un paese Libero e Sovrano bombardato in modo così brutale.
Ma proprio in questo momento non bisogna essere sordi, non bisogna essere ciechi, ma bisogna tenere i sensi all’erta per essere pronti all’ascolto e all’aiuto di un popolo onesto, coraggioso, ma soprattutto autodeterminatosi libero e Sovrano.
Ringrazio il Direttore editoriale del giornale “IL POPOLO” Dott. Nicola Zuin e tutta la Redazione del giornale per aver concesso voce per il mio tramite a tutto il popolo ucraino. * Svitlana Dronuyk
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