La pastorale del pontefice argentino non lascia margini d’interpretazione: accogliere è un dovere morale. Bergoglio lo ha ribadito meno di dieci giorni fa. Le porte della Chiesa cattolica non possono non essere spalancate e quest’apertura non può prevedere discriminazioni di sorta. Altrimenti si esce fuori dal seminato del Vangelo, è l’ultima conclusione del messaggio che Papa Francesco sta diffondendo in vista del Natale.
Un indirizzo che dovrebbe valere pure per i governanti: “La settimana scorsa – ha scandito il Santo Padre il 16 dicembre, quindi in piena discussione sul Global compact – è stato approvato a Marrakech, in Marocco, il Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare, che intende essere un quadro di riferimento per la comunità internazionale”. Il Papa, del resto, è il vertice del Vaticano, che ha partecipato alla stesura dell’accordo promosso dall’Onu, consigliando l’inserimento di una serie di punti.
“Auspico pertanto – ha detto l’ex arcivescovo di Buenos Aires – che essa, grazie anche a questo strumento, possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese, e affido questa intenzione alle vostre preghiere”. Alcuni hanno bollato quella del Papa come un’invasione di campo. Specie quelle forze politiche che hanno dichiarato la loro contrarietà. Ma la pastorale di Bergoglio in materia d’accoglienza non è mai stata influenzata dalle critiche. Ecco arrivare, allora, l’ennesimo appello, quello del 18 dicembre: “Non sono sostenibili – ha dichiarato in virtù della Giornata Mondiale della Pace – i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”.
A fare da sfondo la presunta pericolosità portata in dote dai movimenti populisti. Il superiore dei gesuiti, ha sposato le tesi del pontefice, avvertendo della minaccia in corso: “Dietro agli atteggiamenti populisti – ha tuonato padre Sosa – si celano nuove forme di dominio di pochi sul resto dell’umanità”. Del resto pure Gesù era un migrante. Il vescovo di Roma lo ha ribadito in più circostanze.
Non ne sono convinti i cattolici conservatori, che eccepiscono le origini dinastiche della Sacra Famiglia, il fatto che Giuseppe e Maria si fossero recati a Betlemme per un censimento legato ai possedimenti del primo e l’associazione tra la fuga in Egitto e la persecuzione subita. Cristo, insomma, non cercava il “Nirvana di Instagram”, che è una definizione data Stephen Hawking e riferita al vano sogno di chi cerca di raggiungere le nostre coste per migliorare la situazione economica.
Il Natale rischia di divenire un’occasione buona per discutere. الكازينو في السعوديه Quello di Papa Francesco ha le “porte aperte”. Quello dei cosiddetti tradizionalisti (pure detti “controbergoniani”) plaude ai “porti chiusi”. نادي روما Dividersi pure in questi giorni, però, rischia di stonare non poco. العاب بلبل
Quindi la pace è al centro delle feste e del discorso che come detto chiude la pastorale di Papa Francesco.
di Antonio Gentile