Quest’anno è l’anno che ci regala molte emozioni, che emergono dai molti studi fatti sulle opere del grande Leonardo da Vinci, proprio in occasione del 2019 che è l’anniversario dei 500 anni della sua morte. Dalle ricerche svolte dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze sul “Paesaggio”, opera conservata agli Uffizi, sono emersi anche schizzi nascosti e mai visti prima.
Due differenti stesure del paesaggio sul fronte e due sul retro, uno sovrapposto all’altro. Diversi da quello disegnato sul fronte. Raffigurano una scena fluviale, con al centro un corso d’acqua e due rive collegate da un ponte, e sulla sinistra rocce aguzze e frastagliate. Sono state scoperti nel primo disegno, datato 5 agosto 1473, di Leonardo Da Vinci, il “Paesaggio” dal gruppo di specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure. Per diverse settimane il team, guidato dalla storica Cecilia Frosinini, ha studiato e analizzato il quadro impiegando diverse tecniche e macchinari sperimentali, tra cui un sofisticato modello di raggi infrarossi. Dallo studio è arrivata anche la conferma che il genio del Rinascimento era ambidestro. Scriveva e dipingeva con entrambe le mani: sia la sinistra, per lui la principale, sia la destra.
Sul dipinto ci sono due scritte, una sul davanti e una sul retro. Ed è proprio su queste che si sono concentrati gli esperti calligrafici per trovare conferme della celebre scrittura ‘a rovescio’ del grande pittore e artista. Gli studiosi hanno lavorato confrontando le due scritte presenti sul dipinto – entrambe per certo autografe e tracciate con lo stesso inchiostro – tra di loro ma anche con altri testi di pugno di Leonardo. E da qui è arrivata la conferma che l’artista poteva scrivere con entrambe le mani: la scritta sul davanti fu tracciata appunto ‘a specchio’, presumibilmente con la sinistra, mentre quella sul retro fu tracciata normalmente con la destra.
Dallo studio è emerso, poi, che il disegno contiene una discreta serie di tracce e sovrapposizioni, con varie tecniche. E questo per gli esperti significa che il genio di Vinci aveva cominciato a realizzarlo ben prima della data riportata. Leonardo aveva impostato questo scenario a nerofumo e più tardi ne sottolineò con l’inchiostro alcune forme, aggiungendo anche delle montagne. Il disegno ha poi rivelato alcune misteriose tracce solo incise, con uno stilo cosiddetto “cieco” o “acromo” (cioè che non lasciava tracce colorate, sia pure lievi, come quelle della punta di piombo): alcune sono identificabili, per esempio un cavallo sul retro del foglio. Altre ancora delineano una seconda catena montuosa, sul fronte. E infine altre tracce che potrebbero far pensare a impronte lasciate dalla sovrapposizione di un’altra carta e quindi, di nuovo, indirizzare verso una destinazione non nobile, ma di uso comune, del foglio.
Le indagini sono state effettuate in vista della trasferta che dal 15 aprile riporterà il “Paesaggio” nella terra natia di Leonardo, nel borgo di Vinci dove sarà protagonista della mostra “Alle origini del Genio” organizzata nell’ambito dell’anniversario dei 500 anni della sua morte. All’inaugurazione è atteso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Per svelare i segreti del ‘Paesaggio 8P’ sono stati necessari molti esami (tutti non invasivi) e l’impiego di svariate tecnologie e prototipi scientifici. Il disegno è stato sottoposto ai raggi infrarossi con un modello molto avanzato, in grado di acquisire 32 bande cromatiche diverse, ideato dal Cnr-Ino (Istituto nazionale di ottica). E’ stato usato anche un sistema innovativo di raggi X a fluorescenza (il prototipo è stato costruito dall’Istituto nazionale di fisica nucleare dell’Università di Firenze) e un rilevatore portatile di materiali organici (messo a punto dal Cnr Ifac, Istituto di fisica applicata) oltre alle classiche osservazioni al microscopio e all’utilizzo di fotodiagnostica a elevatissima risoluzione.
dal web di Antonio Gentile