di ROBERTO PINNA (Cagliari) * roberto.pinna@dconline.info
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L’essere e il non essere di Parmenide, alla luce della nuova fisica, ed il pensiero di Sant’Agostino.
Parmenide: l’essere è e non può non essere. Parmenide di Elea è il fondatore della scuola eleatica. … ingenerato e imperituro, perché se nascesse o perisse implicherebbe il non essere; eterno, poiché se fosse nel tempo implicherebbe il non essere (il passato, come ciò che non è più e il futuro, ciò che ancora non è).
Parmenide: l’essere è e non può non essere
La scoperta delle particelle elementari subnucleari e delle forze mediatrici delle interazioni subatomiche nel XX secolo ha permesso di formulare nuovi significati dell’Essere. Il Novecento si è aperto con la scoperta da parte di Max Planck dei “quanti” di energia e con la successiva definizione della Meccanica quantistica a partire dagli anni venti del XX secolo, che si occupa dello studio dell’infinitamente piccolo e delle proprietà microscopiche della materia.
Di quest’ultima si è giunti a rivoluzionarne totalmente il concetto, scoprendo che la materia non è affatto qualcosa di fisso, scontato, e rigidamente meccanico come pensavano i democritei e gli empiristi dell’età moderna, ma è al contrario una funzione dell’energia, il risultato macroscopico di fenomeni non meccanici e immateriali. Ne risulta che i corpi non sono fatti di materia inerte, bensì di luce, di energia.
A ogni modo rimane aperto il dibattito se l’Essere si riduca alla realtà fisicamente parcellizzata degli atomi, oppure sia da concepire come la totalità dell’Universo secondo una visione olistica. Una concezione quest’ultima che si avvicina alla filosofia del Tao, per il quale ogni singolo aspetto del cosmo è una parte dell’energia universale.
Nel primo caso, la fisica moderna ci dice che esistono delle particelle e degli atomi che evolvono nel tempo, mentre altri, come il protone o l’elio, sono spontaneamente stabili o inerti: si contravviene in parte all’idea per cui l’Essere sia solo in divenire.
Nel secondo caso, le teorie fisiche odierne (la teoria del Big Bang) ritengono che l’universo si stia evolvendo, in particolare che si stia espandendo in modo accelerato: queste teorie si fondano sull’ipotesi che l’universo si sia generato in un ipotetico istante iniziale ed in un unico punto, in cui era concentrato tutto lo spazio, tutto il tempo e tutta l’energia attraverso un’espansione dello spazio ed un’evoluzione nel tempo. In questo caso l’Essere-universo sarebbe dinamico, ma è lasciato un “quid” originario senza tempo e senza spazio, per il quale cadono le definizioni stesse di dinamicità e staticità e che quindi supera le capacità mentali e sperimentali dell’uomo.
E veniamo a Sant’ Agostino. In lui a ricerca inquieta dell’uomo si collega allora a nuovi concetti di tempo e di volontà soggettiva, passando per una nuova fenomenologia dell’anima. Per Agostino, come detto esplicitamente nell’undicesimo libro delle Confessioni, ai concetti di passato, presente e futuro bisogna sostituire i concetti di “memoria”, “attenzione” ed “attesa”; facoltà della nostra anima, nel fluire di questo tempo, è quella di scegliere se aderire alla legge di Dio (e cioè, per ascendenza plotiniana, all’Essere) o se invece divenire responsabili del Male (ovvero del non-Essere, del Nulla).
Per Agostino il non essere, il nulla, il male.
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