A cura di Loredana Di Lorenzo (Tivoli/in provincia di Roma)
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Segretario Organizzativo nazionale del Dipartimento Legalità e Giustizia della Democrazia Cristiana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< L’INTERVISTA Al GIORNALE “IL POPOLO” DA PARTE DEL SEGRETARIO NAZIONALE DEL DIPARTIMENTO LEGALITA’ E GIUSTIZIA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA AVVOCATO ALFREDO DE FILIPPO (SALERNO) >.
Abbiamo avvicinato il Segretario Nazionale del Dipartimento “Legalità e Giustizia della Democrazia Cristiana Avvocato Alfredo De Filippo (Salerno) per rivolgergli alcune domande relativamente alla spinosa ed attualissima “Questione Giustizia”.
Lo interpelliamo nella sua triplice veste di giurista, di accademico e di politico. Egli è infatti anche un esponente apicale dello storico partito della Democrazia Cristiana, all’interno del quale segue con particolare impegno e dedizione le problematiche concernenti un settore chiave per il nostro Stato, quale appunto quello della Legalità e della Giustizia.
D.: Avvocato De Filippo, Lei stesso – citando Dante Alighieri, il quale molto ci ricorda periodi oscuri della nostra beneamata Italia – così ha descritto la nostra attuale situazione socio-politica: << La ferita causata dallo “strappo” dei Poteri è tuttora aperta in modo davvero drammatico per la nostra democrazia, con l’oscura maschera di uno Stato ormai non più fedele ai propri principi costitutivi. Uno Stato dilaniato dalle fauci di una “Lonza che di pel macolato era coverta ed ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia e dopo ’l pasto ha più fame che pria” ! >>. Fatto questo non entusiasmante preambolo, cosa ritiene prioritario come piano di intervento?
R.: ” È oltremodo urgente ed indispensabile che la lotta contro il malaffare, la corruzione, il clientelismo più becero sia portata avanti simultaneamente su più fronti e su più livelli. In particolare sul terreno dell’azione di promozione politica pura, di informazione trasparente e crescita culturale che fa maturare nel cittadino il vero senso di legalità come insostituibile modello di vita personale e sociale.
Infatti, solo una coscienza civile di massa può costituire una barriera contro il dilagare di questa corruzione.
Il malaffare sarà sconfitto se resterà isolato di fronte alla consapevolezza di cittadini non più sudditi narcotizzati; se la società civile saprà opporre il proprio rifiuto generalizzato e rigoroso; se alla “sub-cultura” della corruttela basata sulla sopraffazione clientelare, si saprà contrapporre un’azione vasta e articolata di promozione e diffusione di una cultura della legalità e della solidarietà, che spinge un popolo a sentirsi unito su certi valori, al di là delle legittime, nonchè diverse opinioni e concezioni politiche, culturali e religiose.
D.: Caso Palamara: La cronaca di istituzioni infedeli…
R.: Libertà e legalità fanno parte di un vincolo indissolubile. Solo dove trionfa la legalità infatti i cittadini non subiscono ma, anzi, vedono riconosciuti i propri diritti e sane regole di convivenza sociale. La legalità intesa come forza dei deboli e come baluardo contro la corruzione, la sopraffazione, il sopruso.
Il concetto di legalità racchiude in sé tutti gli ideali di giustizia, libertà e verità. Senza il rispetto della legge non è posssibile lottare contro l’intolleranza, la discriminazione e la prevaricazione.
Ed è proprio quando non esiste la legalità che questi tipi di “sistema” trovano un terreno fertile dove poter crescere e diventare padroni indisturbati dello Stato.
E questo anche grazie ad una politica, troppo spesso ben poco trasparente, capace di produrre danni notevoli sia di ordine economico, sia etico.
La cultura della legalità non richiede fortunatamente, nella maggior parte dei casi, comportamenti quotidiani eroici, ma la formazione paziente di quello che si chiama senso civico e che consiste nel non pretendere mai quello che non ci spetta; ma anche nell’esigere fermamente, senza troppi rispetti umani, quello che ci è dovuto.
D.: non crede che questo accordo raggiunto nella cosiddetta “riforma Cartabia” sia affetto da strabismo grave, se non di ciecitá completa, rispetto ai reali problemi della giustizia?
R: Chiamatela come vi pare, ma non chiamatela riforma della Giustizia !
Una riforma vera infatti, che va nell’interesse reale del Paese, deve prevedere ben altro che un arrangiato percorso che abbraccia in modo disorganico solo alcuni aspetti del nostro sistema, arrecando ulteriori danni ad un sistema ormai lacero.
Questa preoccupazione ritengo che non derivi dalla reale necessità di riforma – che è evidente a tutti – ma dalla esigenza di natura finanziaria che ci impone il progetto “Next Generation” dell’Unione Europea.
Il PRR ci chiede dunque processi più rapidi, è vero; ma a mio avviso così come concepito esso non è e non sarà nè rapido, nè giusto e nemmeno altrettanto garantista.
Lo si impone allora solo per incamerare i fondi dell’Unione Europea.
Questo gli attuali governanti se ne guardano bene dal dirlo, ma i cittadini lo hanno ormai ben compreso !
Hanno ben compreso che tale riforma è figlia di un clima giustizialista, sclerotico e privo di una visione politica-sociale complessiva e rivolta al Bene Comue.
D.: Cosa pensa della improcedibilità del giudizio superati i due anni: Non potrebbe, a suo avviso, essere un ottimo strumento in mano ad un buon e ben retribuito avvocato per allungare opportunamente i tempi del processo e per giungere agevolmente alla improcedibilità?
R.: La zuffa di queste ore tra le “forze” politiche e tra i reduci dei partiti, ha realizzato una sorta di canea sull’improcedibilità per i reati di mafia o l’affannosa ricerca di un termine che aggrada la Ministra per tutti gli altri processi. Le Associazioni di Magistrati che per altri interessi criticano e oppongono resistenza, sono la dimostrazione del fallimento del principio di Amministrare e ritengo molto umilmente che tale sceneggiata aggraverà ancor di più il nostro sistema.
Un tanto al solo fine di compiacere l’Unione Europea.
Si sperpera così una buona occasione che, tra qualche anno, inesorabilmente presenterà il conto.
Ritengo che senza un intervento complessivo, difficilmente la situazione potrà essere migliorata.
D.: Come potremo – se passasse questa così detta riforma – convincere la società civile e soprattutto le nuove generazioni che è più conveniente l’onestá e sostenere i valori etici che i facili guadagni?
R.: Semplicemente, non si convince alla Legalità. La Legalità si coltiva e la si fa diventare un modello di vita. Questo è compito di una sana politica e di una vera riforma della Giustizia.
Mi è capitato altre volte di scrivere che la laicità non riguarda soltanto il rapporto fra lo Stato e le confessioni religiose, in particolare quella cattolica.
Ma riguarda più in generale il rapporto fra lo Stato, con le sue leggi, ed i cittadini, con l’insieme dei loro diritti che non possono essere fatti valere senza l’osservanza dei doveri.
Per quanto possibile, siamo noi che dobbiamo scrollarci di dosso il pensiero Aristotelico; siamo noi che dobbiamo fare di tutto per vivere secondo la parte più elevata che è in noi; siamo noi che dobbiamo farci “immortali ed eterni”.
Circa un secolo fa, un noto giurista tedesco scrisse un saggio per dimostrare l’importanza che la difesa del diritto ha nella vita sociale: non bastano le buone leggi, occorre poi metterle in pratica, combatterne efficacemente le violazioni, farle diventare la sostanza delle nostre relazioni umane, pubbliche e private.
D: Lei ha più volte affermato che per riformare la Giustizia è necessario riformare la Magistratura e ovviamente possiamo comprendere il perché. In qualità di Segretario Nazionale del Dipartimento “Legalità e Giustizia” della Democrazia Cristiana ed in vista delle prossime imminenti elezioni amministrative, ci può illustrare la sua visione di riforma da proporre come progetto e strategia del partito?
R.: Il primo spunto di riflessione per una reale riforma è questo: occorre separare le carriere dei Magistrati inquirenti (PM) da quelle dei Giudici.
L’accesso in Magistratura deve dunque prevedere due distinti concorsi
- a) Magistrati Giudicanti;
- b) Magistrati inquirenti.
In altre parole dobbiamo avere due diversi organi di controllo.
Sottopongo inoltre alla Vostra attenzione qualche ulteriore riflessione e proposta.
- Fatto divieto ai magistrati di ricoprire incarichi fuori ruolo.
- Fatto divieto al magistrato di prestare servizio al Ministero della Giustizia, perché esercita funzione di altro potere dello stato, ovvero, quello dell’esecutivo;
- Vietata la possibilità che Magistrati ricoprano incarichi extragiudiziali, come gli arbitrati.
- Divieto per un Magistrato di rientrare in Magistratura dopo aver ricoperto una carica elettiva.
- Divieto di convocare conferenze stampa a seguito di azioni di Polizia giudiziaria. Solo il Capo dell’Ufficio emette un comunicato stampa sullo stato dell’azione.
- Abolizione della elezione dei membri togati del nuovo Csm dei giudici.
- Restituzione di una piena autonomia alla Polizia Giudiziaria.
- Abolizione del potere di interpretazione delle norme processuali.
- Riduzione del potere di interpretazione delle norme sostanziali.
- Abolizione del valore probatorio delle intercettazioni.
- Ripristino della prescrizione.
- Rendere libere ed effettive le indagini difensive.
- Riportare il Csm al rigido rispetto della Costituzione.
- Divieto ai Magistrati di iscriversi ad associazioni cosiddette coperte.
È in gioco, oltre che la Giurisdizione, anche la Legalità e la Democrazia della Repubblica Italiana, sono aspetti che vanno presi molto sul serio !
Non può “rinascere” la Magistratura se non si debella il sistema correntizio con le sue perversioni e se non si trasforma finalmente la Giustizia in una «casa di vetro», perché «La luce del sole è il miglior disinfettante». (Cito la “Commissione Luciani” – 28.06.2021).
La legalità è un esigenza imprescindibile, fondamentale, irrinunciabile della vita sociale. La sua assenza renderebbe irrealizzabile il fine di promuovere e realizzare il pieno sviluppo della persona umana, dunque la costruzione del Bene Comune.
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Alfredo sei un grande. fin da piccolo, che io ricordo, sei stato sempre un ragazzo, ora adulto, intelligente e molto preparato, in tutto cio’ che facevi. Mio fratello d’infanzia, dei primi giochi innoqui, dove appunto la vita non era rose e fiori. Hai stravolto ogni ipotesi di incomprensioni e arrivare al traguardo che ti eri prefissato. sono molto fiero di te. continua,