Ogni anno Ethnologue, la pubblicazione del SIL International che studia le lingue meno conosciute, analizza le migliaia di lingue parlate nel mondo prendendo in esame il numero dei parlanti, le regioni di diffusione, i dialetti e le affiliazioni linguistiche. È l’inventario di lingue più esauriente, insieme a quello di Linguasphere Regist. L’analisi del 2018 riserva una bella sorpresa per noi: l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese, e prima del francese. Un dato che conferma quelli dei 4 anni precedenti e che spiega l’assenza di cedimenti tra gli studenti, oltre 2 milioni, che frequentano gli istituti italiani di cultura all’estero.
Sul tema il quotidiano il Tirreo ha intervistato Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri. «Un’anticipazione era stata data in ottobre dal ministro degli esteri Moavero Milanesi agli Stati Generali della lingua italiana nel mondo, la cosa era nell’aria», commenta Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, istituzione fondata da Giosuè Carducci, che dal 1889 attraverso i suoi oltre 400 comitati sparsi in 80 Paesi contribuisce a tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane all’estero. «Ma – aggiunge – va fatta una distinzione, per evitare di incorrere in equivoci, pensando che l’italiano sia diventata la quarta lingua più parlata al mondo. L’italiano occupa la quarta posizione come lingua di studio.
Esistono le lingue veicolari, quelle che vengono utilizzate per esempio per gli scambi d’affari, e qui in prima posizione c’è l’inglese, che forse tra un po’ sarà superata dallo spagnolo che è in seconda posizione, e poi il cinese. Poi ci sono le lingue madri, e qui l’italiano si attesta nelle ultime posizioni, vista la popolazione numericamente ridotta, e poi ci sono le lingue di studio. Tra le lingue di studio, di cultura, l’italiano arriva nelle primissime posizioni. Eccellenze del nostro Paese come l’arte, la storia, la musica, il cinema, la moda e il design fanno sì che la lingua italiana abbia sempre più motivi per essere studiata». Masi racconta episodi curiosi relativi alle infinite motivazioni che spingono ad apprendere l’italiano: «Ci è stato chiesto di aprire un comitato in Siberia che offrisse corsi.
La cosa ci ha stupito, ma il nostro interlocutore ci ha spiegato che “sempre più signore facoltose vengono in Italia, soprattutto a Milano, a fare shopping di moda, e vogliono poter parlare un po’di italiano nei negozi e negli alberghi». Sorprendente, quasi come l’apprendere che anche l’ambasciatore della Mongolia ha chiesto alla Dante Alighieri l’apertura di un comitato a Ulan Bator «perché lì, nella capitale, c’è una grandissima scuola di lirica, una delle più grandi al mondo, ed è quindi necessario che i cantanti lirici possano imparare un po’della nostra lingua per interpretare al meglio Puccini, Bellini e gli altri autori delle opere più famose». Anche le prospettive professionali stanno diventando una leva importante per l’avvicinamento alla lingua italiana. Lo spiega Filippo La Rosa, Console Generale d’Italia a San Paolo in Brasile, portando l’esempio dell’immenso Paese in cui lavora: «non è più il legame di sangue o il romanticismo a spingere gli abitanti di una città a elevata percentuale italica a studiare la lingua di Dante.
Accanto all’interesse per la lingua colta, c’è la prospettiva professionale. L’osservazione della realtà dice che i manager espatriati sono sempre meno, così chi produce in Brasile preferisce assumere professionalità che offrano nel curriculum anche la conoscenza dell’italiano». E aggiunge una nota significativa: «In settembre è stato siglato un l’accordo con la municipalità di San Paolo per introdurre nel suo bacino d’utenza (oltre 1 milione di studenti della scuola dell’obbligo e 500mila delle medie superiori) la formazione per 210 professori per l’insegnamento dell’italiano in una terra dove, per geografia, dopo l’inglese si guarda allo spagnolo. La forza della capitale ha spinto altre città a fare altrettanto». Mentre all’estero sempre più persone decidono di affrontare lo studio dell’italiano in Italia – sempre secondo l’indagine di Ethnologue – l’inglese continua ad essere la lingua più studiata, seguita dal francese, dallo spagnolo e, quarta in classifica, dal tedesco.
Ma qualcosa sta cambiando: in molte scuole italiane lo spagnolo sta diventando la seconda lingua straniera scelta dagli studenti, sostituendo il francese. E, tanto negli istituti universitari quanto in scuole private di lingue, si riscontra sempre più interesse per l’apprendimento del cinese mandarino e per l’arabo.