Lo scudo crociato avanza… La storia dello scudo crociato, dunque, è la storia di un simbolo di matrice guelfa, espressione di una parte minoritaria del partito dei cattolici eppure in grado di rappresentarne l’intera anima. Un simbolo che assomma valenze politiche e insieme religiose, evocando un immaginario medievale radicato in una larga fascia della popolazione italiana. Un simbolo reso più efficace dalla compresenza di due elementi strutturali, lo scudo con la corce rossa in campo bianco, espressione di quel concetto di “guerra santa” o comunque di “guerra giusta” che costituisce una delle sintesi più forti e suggestive della cultura cristiana, e lo slogan “libertas”, che presenta valenze maggiormente laiche ed immediate. L’elemento meta-storico dello scudo crociato, insomma, con un elemento di attualizzazione politica, quella parola libertà che risuona in tutta la sua urgenza nel primo come nel secondo dopoguerra. Una carica semantica composita e potente, quella dello scudo crociato, che costituisce una delle ragioni fondamentali del suo successo politico. Una carica semantica, però, che proprio per la sua natura esplicita ed evocativa si rivelerà fatale negli anni ’90 quando – in un contesto politico e sociale profondamente trasformato, nel quale l’appello alla libertà suona in qualche modo superato dal crollo del muro di Berlino e nel quale la società risulta ormai incamminata verso una sempre maggiore secolarizzazione – il segno dello scudo crociato costituisce un fardello troppo pesante e inattuale per un’area politica centrista e moderata che ha in parte smarrito la sua originaria vocazione cattolica. Ecco perché nasce la scelta di ripristinare e ripartire dal centro, lo si farà con la nuova D.C. che è scesa in campo da mesi e pronta a creare la vera alternativa della scena politica attuale. …praticamente quello che gli italiani aspettano da tempo.
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