Lunga vita al drink “Negroni”: il re dell’aperitivo compie 100 anni!

Come in tutte le migliori storie, c’è un plot twist che cambiò per sempre le sorti dell’aperitivo italiano, e si deve a quel gran sbevazzatore del Conte Camillo Negroni.

Lunga vita al drink “Negroni”: il re dell’aperitivo compie 100 anni!

Il Negroni è uno dei cocktail pre dinner italiani più famosi al mondo: a base alcolica, dal tipico colore arancio scuro, si serve in un bicchiere old fashioned (o tumbler basso) colmo di ghiaccio, guarnito con una fetta d’arancia. Anche la storia di questo cocktail è tutta italiana: pare infatti che all’inizio degli anni Venti il conte Camillo Negroni, affascinante cosmopolita e assiduo frequentatore dell’aristocratico Caffè Casoni di Firenze, di ritorno da uno dei suoi numerosi viaggi a Londra chiese al barman Fosco Scarselli “una spruzzata di gin” nel solito Milano-Torino (vermouth rosso e bitter Campari, che più avanti fu rinominato Americano in onore del pugile Primo Carnera). Il “solito” del conte divenne ben presto un aperitivo di gran moda, dal sapore secco e inconfondibile, ancor oggi amatissimo dagli estimatori. Ma sta di fatto che il signor Negroni ha spento 100 candeline e non possiamo che rendergli omaggio.

Un po’ come Elisabetta II, il cocktail italiano per eccellenza non molla un cazzo e anzi, anno dopo anno, spernacchia le nuove miscele e i drink avversari, dimostrando che la classe non è acqua ma nemmeno quelle cagate colorate che vi propinano in discoteca. La triade Vermouth rosso, bitter e gin la tocca piano.

 

Ingredienti e dosi del cocktail Negroni

  1. 1/3 (3 cl) di gin.
  2. 1/3 (3 cl) di bitter Campari.
  3. 1/3 (3 cl) di vermut rosso.
  4. fetta d’arancia.

Secondo quanto affermato da vari cultori, la nascita dello storico drink risalirebbe al lasso di tempo compreso tra il 1917 e il 1920 a Firenze, presso il Bar Casoni – in Via de’ Tornabuoni – diventato poi Giacosa e passato in mano alla famiglia Cavalli.

Il personaggio in questione amava alzare elegantemente il gomito, e stufo del sapore del solito Americano, un giorno chiese che il selz venisse sostituito con il gin. La scelta non fu casuale: Camillo era solito viaggiare in Inghilterra ed era un vero e proprio cultore della bevanda inglese.

Come un buon pastore, tutte le pecorelle presenti nel locale vollero provare l’americano alla moda del conte Negroni e da lì si arrivò al nome che è oggi sulle labbra di tutti.

Fosco Scarselli, un barman dell’epoca però, portò avanti la teoria delle gocce di amaro – al posto della bevanda inglese – e da lì, leggende e ricette andarono moltiplicandosi.

Nel 1946 si arrivò alla miscela definitiva.

La bevanda del conte fece il giro del mondo, acclamata in ogni dove. In Italia, come sempre succede con le mode, venne archiviata per poi ritornare prepotentemente in auge durante la Dolce Vita.

Galeotto fu lo sbaglio del barman Mirko Stocchetto che nel 1972, presso il Bar Basso, diede vita al celebre Sbagliato.

100 anni e non sentirli!

Buon Drink a tutti!!!

di Antonio Gentile