Ma il Mediterraneo autentico è – ed è sempre stato – un esempio di pluralità di popoli, lingue, culture, religioni.

Ma il Mediterraneo autentico è – ed è sempre stato – un esempio di pluralità di popoli, lingue, culture, religioni.
On. Zef Bushati (Tirana)

A cura di Dott. Prof. On. Zef Bushati

zef.bushati@dconline.info * cell. 355-682050553 *

Presidente Vicario IDC ( Internazionale Democrazia Cristiana)

< Il Mediterraneo autentico è – ed è sempre stato – un esempio di pluralità di popoli, lingue, culture, religioni >.

Il Mediterraneo rischia in certi casi di essere sede di scontri, quando si esasperano certi nazionalismi, certi etnocentrismi, che sono sempre forme di un impoverimento culturale.

Ma il Mediterraneo autentico è, ed è sempre stato, un esempio di pluralità di popoli, lingue, culture, religioni.

Il quadro linguistico del Mediterraneo.

Si può tracciare un quadro linguistico del Mediterraneo tenendo presente la sua lunghissima storia ed il continuo modificarsi di questo quadro. Attualmente questo quadro si presenta con una varietà di gruppi linguistici, non solo di singole lingue.

Nel cuore del Mediterraneo c’è la componente neolatina, con l’Italia e la penisola iberica. Neolatina è anche la Francia meridionale, la Corsica, la Sardegna, con una sua condizione linguistica molto specifica.

E qui non si esaurisce il quadro, perché la Spagna stessa, il Portogallo aggiungono nel quadro neolatino, le varietà linguistiche della penisola iberica; oltre a quella castigliana, quella portoghese, gallega, e per esempio, quella importantissima catalana.

Siamo sempre nel quadro neolatino e dentro un quadro che è la conseguenza dell’espansione di Roma nel mondo antico.

Oltre quella neolatina, ci sono altre grosse componenti linguistiche, quella slava, quella nostra albanese, quella neogreca, e poi quella araba, ebraica e turca.

E ancora non abbiamo finito perché nell’Africa settentrionale c’è un’altra realtà linguistica che non è araba, ma è berbera.

Una lingua di straordinaria natura, che ha visto mescolare due tradizioni dentro di sé fino a una quasi irriconoscibile genesi della lingua stessa, è il maltese, che è una lingua di tipo arabo, di tipo semitico, arabo – arcaico, ma che poi ha avuto una componente molto forte neolatina, e il suo vocabolario rappresenta oggi una lingua mista. La lingua più antica, come radicamento, di tutta l’Europa è il basco.

Questo è il quadro solo per l’attualità. Per il mondo antico il quadro è analogo e complesso.

La documentazione ci mette davanti non solo l’elemento classico canonico, il latino, il greco, ma una miriade di lingue, non solo nell’Italia antica.

Se si esce dal quadro italiano e greco, nel mondo antico, si deve citare la componente anatolica, delle lingue anatoliche e dell’Ittita, che, per esempio, nel II millennio a.C. ha costituito un grande impero con presenza nel Mediterraneo.

L’altra grande realtà antica nel mondo mediterraneo è quella egiziana. Tutta la grecità antica ne dipende in certa misura. Erodoto, quando parla dell’Egitto, parla delle radici di tanta parte della grecità.

La grecità ha anche radici anatoliche, nell’Asia Minore e con l’Asia Minore si è confrontata, perché la storia dell’Iliade, della guerra di Troia, è la storia di un confronto tra radici greche o pregreche e realtà greca alla fine del I millennio.

Le zone del Mediterraneo in base all’influenza linguistica

Quindi questo quadro sommario dà l’idea della complessità linguistica in tutte le epoche.

Il Mediterraneo oggi è un modello di sperimentazione dal vivo di coesistenza, è un modello vivente di coesistenza, lo è sempre stato.

Lo è stato con tutti i rischi della coesistenza, con momenti di integrazione e con momenti di contrasti anche acuti.

Si pensi alla frontiera che corre dentro il Mediterraneo tra una realtà che è cristiana, cattolica e una realtà che è islamica.

È una frontiera di contrasto, ma è anche una frontiera di incontro.

La storia della Spagna, la storia della Sicilia, è una storia di commistione tra la dimensione arabo – islamica e la dimensione cristiana.

Poi c’è l’incontro con i popoli che vengono addirittura dall’Asia Centrale. I turchi sono di origine altaica, vengono dall’Asia Centrale e con i Turchi c’è di nuovo incontro – scontro.

Scontro, perché la battaglia di Lepanto è, in questo senso, un momento di scontro.

Ma poi ci sono i momenti di incontro, come sono quelli attuali, in cui la Turchia si affaccia al nostro mondo europeo mediterraneo per esserne parte integrante.

Quindi è giusto dire che il Mediterraneo è un modello di coesistenza, è anche giusto dire che la coesistenza non è qualcosa di scontato, è qualcosa che si deve inventare ogni giorno, che si deve costruire e ricostruire ogni giorno.

Quanti popoli vivono sulle coste del Mediterraneo. Si può parlare di decine di popoli. Se si tende a guardare la dimensione etnica in termini di stati nazionali il numero fatalmente scende, ma se si guarda alla dimensione etnica come patrimonio culturale e soprattutto come specificità antropologica allora il numero risale.

Direi che oggi, per quello che osservano gli studiosi del mondo mediterraneo, c’è un ritorno della pluralità nell’area mediterranea. È importante pensare che il Mediterraneo, essendo un bacino di gravitazione, perché è la porta dell’Europa rispetto a quei continenti che sono l’Asia e l’Africa, è anche un luogo dove arrivano popolazioni sia dall’Asia, sia dall’Africa’ Africa.

Si affacciano così sul Mediterraneo popoli che vengono dall’Asia mediana, come i Curdi, ma anche dal sud – est dell’Asia, come dalle Filippine. Poi c’è tutto il continente africano, che affaccia sul Mediterraneo, non solo la componente arabofona, ma anche quella delle lingue dell’Africa negra.

Il Mediterraneo è più che mai al centro di una realtà complessa che è di tipo planetario. il rapporto tra interno e costa del Mediterraneo. Il rapporto tra interno e costa è sempre esistito. Il mare unisce, si proietta verso l’interno, unendo lingue, culture e realtà socio – economiche diverse. L’interno era un tempo più separato dal mare, aveva una sua realtà agricola, di economia anche pastorizia. Oggi queste realtà sono tutte quante in via di evoluzione e di dissoluzione.

Basti pensare che la rete viaria consente di raggiungere l’interno in tempi brevissimi. E allora il Mediterraneo è diventato più grande, nel senso che le coste sono arretrate, o meglio, il mare è entrato, culturalmente parlando, dentro le coste, ed esiste quindi una realtà nuova anche in questo senso.

L’alimentazione dei popoli del Mediterraneo.

L’alimentazione è una delle tematiche forti della realtà mediterranea. Non dobbiamo confonderla con quella formula – etichetta della dieta mediterranea.

Esiste una dimensione alimentare mediterranea dalla più remota antichità, perché, per gli studi che si sono fatti recentemente, soprattutto nel settore della archeologia preistorica, noi possiamo affermare con assoluta sicurezza che uno dei pilastri dell’alimentazione mediterranea, cioè i cereali, ha visto l’inizio della sua coltivazione, in particolare dell’orzo e del grano, intorno a 10000 anni fa.

Accanto al grano, le altre componenti altrettanto antiche, e tutte e due eminentemente mediterranee, sono la vite e l’olivo. Allora la triade alimentare mediterranea è il grano, la vite e l’olivo.

A questo punto risorgono le complessità. Esistono infiniti modi per elaborare il grano, infiniti modi per elaborare l’uva, in forma di vinificazione, e moltissimi modi per ricavare l’olio dall’olivo. Esistono però anche parole antiche, che sono le stesse per il grano, le stesse per la vite, le stesse per l’olio.

C’è stata, insomma, prima unità e convergenza e poi pluralità e divergenza. Ci sono anche storie di alimenti, se non decaduti, diventati marginali, come il fico. Il fico è una pianta importantissima del mondo mediterraneo. La dieta antica prevedeva proprio come razione alimentare una certa quantità per i lavoratori.

Poi nel mondo mediterraneo è arrivata una realtà che viene dal mondo medio europeo, che è il maiale. In più ci sono cose come quelle che ci riguardano più da vicino.

La pizza ha una lunga storia mediterranea, che almeno all’inizio segna un confine tra la pasta lievitata per il pane e la pasta non lievitata per forme più immediate di alimentazione. Il nome pizza è antichissimo, un nome che è condiviso anche da altre realtà mediterranee, in particolare quella turca, quella neogreca.

Il termine che è simile a pizza è pita, che è un termine adesso noto anche nel nostro mondo Albanese. Tutte queste cose insieme sono i fondamenti dell’alimentazione mediterranea.

Il Mediterraneo è al centro di un mondo che continuiamo a ritenere gravitante, in larga misura, sul Mediterraneo, allora anche l’Albania è al centro del Mediterraneo ed è un luogo dove si sono incontrate e si sono anche fuse in una peculiarissima armonia le più diverse realtà culturali, lungo il corso della storia.

Quindi è un luogo dove si può coesistere, dove ci si può confrontare, dove ci si può arricchire partendo dalle diversità.